Il sindaco di Perugia, Andrea Romizi, torna sulla questione dei matrimoni gay in una intervista rilasciata al Corriere.it. E parla di quanto accaduto alcuni mesi fa, quando decise di non trascrivere nei registri di Perugia un matrimonio gay celebrato all’estero, a Londra per l’esattezza. La vicenda aveva travolto le istituzioni del Comune di Perugia, e il caso era arrivato anche in Commissione a Palazzo dei Priori, dove si era appunto discusso di trascrizione dei matrimoni gay contratti all’estero e di riconoscimento delle coppie di fatto omosessuali. Omphalos l’aveva definita una “scelta tutta politica“, valutandola “negativamente anche alla luce delle recenti sentenze italiane e europee in materia”. Già all’epoca Romizi si difese: “non ci sto che si dica che il Sindaco e questa amministrazione sono omofobe né che si dica che il Sindaco sia ostaggio di alcuni consiglieri più conservatori o che abbia dato direttive agli ufficiali di stato civile di non trascrivere”.
Romizi nell’intervista al Corriere.it spiega il perché: “Questo diceva la legge. La legge è la legge. Non è che se ti piace c’è, se non ti piace non c’è. La osserverei, anche se sono contrario alla fughe in avanti”. Romizi, sempre nell’intervista, torna anche sulla questione delle unioni civili: “credo sia giusto – afferma – che ci sia una regolamentazione perché la legge si deve adeguare ai tempi. Ma penso anche che non debba passare l’idea del pensiero unico. Insomma, se uno ha un punto di vista diverso non deve essere aggredito, come è successo a me. E’ il Parlamento a decidere e mi auguro che, fino all’ultimo, ci sia la capacità di mediare su un tema così delicato. Un conto sono le unioni civili, la necessità di regolare i rapporti che possono nascere dalla convivenza. Un’altra cosa sono i matrimoni fra persone dello stesso sesso“. Romizi pensa poi che potrebbe essere necessaria una normativa che prevede che siano i sindaci a celebrare le unioni fra persone dello stesso sesso. Il tal caso, dice “avrò il dovere di applicarla. Tutti avranno il dovere di applicarla, a prescindere da quello che pensano“.
Per il sindaco del capoluogo umbro è anche una questione di coscienza, dice, che “c’entra e anche molto ma riguarda le persone che decideranno di fare questa scelta di vita. Non chi è chiamato ad applicare la legge, per conto e in nome del popolo italiano”.
A leggere l’intervista è stato anche il segretario del Pd di Perugia, Francesco Giacopetti, il quale ha commentato quanto detto da Romizi con un suo post su Facebook: “l’ho riletto e riletto ma non ho ancora capito il pensiero del sindaco. Troppo comodo trincerarsi dietro le prescrizioni di legge e sviare la questione. Che poi la domanda è semplice: sei favorevole o no? Risposta: non pervenuta. Che poi, sbaglio, o Romizi è iscritto allo stesso partito che a Roma sostiene il candidato Marchini, quello che ha già dichiarato che se sindaco non celebrerà le unioni civili?“.
©Riproduzione riservata