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Matrimoni gay, Perugia dice no alla trascrizione

Si è tornati in Commissione oggi a Perugia, a Palazzo dei Priori, per discutere di trascrizione dei matrimoni gay contratti all’estero e di riconoscimento delle coppie di fatto omosessuali. Una lunga coda quella sulla questione della tutela dei diritti LGBTI, iniziata con la polemica riguardante il mancato riconoscimento, da parte del sindaco di Perugia Romizi, del matrimonio di Stefano e Antonio, contratto a Londra, e continuato per i corridoi di Palazzo dei Priori.

La scorsa settimana (e per la precisione lo scorso 6 ottobre) i consiglieri del PD, Tommaso Bori, Sarah Bistocchi e Diego Mencaroni, avevano portato in Commissione Cultura i due ordini del giorno. Poi la discussione era stata rimandata a nuova seduta, con l’intento di poter ascoltare altri esperti. Oggi il primo punto, quello sulla trascrizione, non è alla fine passato, con otto voti contrari (maggioranza) e cinque a favore (opposizione). L’altro, quello sul riconoscimento e la tutela delle coppie di fatto, è stato approvato con sette voti a favore (opposizione, Sorcini e Gabriele Romizi), un astenuto (maggioranza) e cinque contrari (maggioranza).
Ad illustrare lo stato della situazione, sotto il profilo giuridico, sono stati gli avvocati Marco Angelini (Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Perugia) ed Ermes Farinazzo (presidente della locale sezione dell’Aiga). Entrambi hanno confermato come in più occasioni sia la Corte di Cassazione che la Corte costituzionale hanno affermato la necessità per l’Italia di legiferare compiutamente sulla disciplina dei diritti afferenti alle coppie di fatto, anche formate da persone dello stesso sesso. Non a caso un progetto di legge in tal senso è attualmente oggetto di discussione nell’aula parlamentare.
Diversa la questione della trascrizione, a fronte dell’impossibilità per i Comuni di dar corso alle richieste in mancanza di una specifica disciplina nazionale di riferimento. La trascrizione, laddove venga effettuata, dunque, non avrebbe alcuna conseguenza giuridica, ma si pone per certi aspetti in contrasto con la normativa vigente. Ecco perchè la palla in questo caso torna all’esame del Parlamento.
Bori ha chiarito che l’odg sul riconoscimento dei diritti è rivolto essenzialmente al legislatore, con l’obiettivo di chiedere allo stesso di ottemperare agli inviti rivolti sulla materia dalle Istituzioni europee, per dare attuazione alla tutela della dignità delle persone. Quanto all’odg sulla trascrizione, il consigliere Pd ha confermato che, in attesa di una legge sul punto, il Consiglio comunale ha il dovere di porre in essere iniziative simboliche, proprio con l’obiettivo di inviare alle Istituzioni nazionali un messaggio chiaro. Giaffreda (M5S) dal canto suo ha incentrato il proprio intervento sul riconoscimento dei diritti delle persone, visto che al centro dei due odg non c’è la politica, ma ci sono esseri umani: “si operi per evitare di agire solo traimte atti simbolici, senza dunque raggiungere effetti concreti“, ha precisato. Per Sorcini (FI), “l’Italia è in forte ritardo su questi temi. Si deve parlare di coppie senza fare distinzioni tra eterosessuali ed omosessuali, mettendo al centro i valori condivisi. L’auspicio, pertanto, è che il progetto di legge in discussione in Parlamento possa essere approvato al più presto possibile, ma senza costruire una legge papocchio, frutto di inaccettabili compromessi”. Dunque Sorcini ha espresso condivisione per l’odg sul riconoscimento, ma non su quello concernente la trascrizione, i cui effetti sarebbero a suo dire nulli.

La chiusura del dibattito è spettata a De Vincenzi, il quale ha precisato che la materia oggetto di discussione era ed è di esclusiva competenza del legislatore nazionale. “Non sempre”, secondo il consigliere del gruppo misto, “il termine conservatore ha un’accezione negativa rispetto al concetto di progressista, visto che a volte andare avanti non è così positivo. Allo stesso tempo, tuttavia, quando si parla di persone, non si può non tenere conto della dignità delle stesse, dei loro diritti e dei doveri“. Il punto centrale del dibattito, per De Vincenzi, risiede nelle modalità: “non credo che il Comune di Perugia – ha riferito – possa interferire con l’attività del Parlamento, soprattutto in un momento in cui è già pendente davanti al legislatore un progetto di legge sul tema“.

Dopo la votazione, che dunque vede passare al vaglio del Consiglio, solo il punto sul riconoscimento e la tutela delle coppie di fatto, i consiglieri hanno chiesto di impegnare l’Amministrazione a mettere in campo tutte la azioni politiche ed istituzionali per chiedere al Parlamento di rispondere al più presto all’invito rivoltogli dalla Corte Costituzionale, e a promuovere iniziative di inclusione dirette a tutte le famiglie, comprese quelle omogenitoriali, rispettose dei diritti e dei doveri per ciascuna di esse.

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