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Massa Martana, successo dell'escursione archeologica a Monte Cerchio, la Stonehenge umbra

Perché un centinaio di persone sfidano il caldo di un pomeriggio di agosto e raggiungono insieme la vetta di un monte? Forse per una sana sete di conoscenza del territorio, della sua storia e delle sue tradizioni. È ciò che è successo domenica 5 agosto a Massa Martana: un numeroso gruppo di persone si è dato appuntamento in piazza Matteotti per raggiungere in automobile il Monte Cerchio sotto la guida attenta degli storici Giuseppina Malfatti e Carlo Ridolfi e degli studiosi Tommaso Dore e Francesco Voce. Giunto in cima e parcheggiate le macchine, il gruppo ha percorso l’ultimo tratto a piedi per circa trenta minuti fino al sito archeologico caratterizzato dall’affascinate e misteriosa struttura in pietra a forma circolare. Avvolta da una fitta vegetazione protettiva, il sito sorge a circa 900 metri d’altezza tra la provincia di Perugia e Terni, su un poggio in posizione dominante.
Munito di microfono e megafono lo storico Carlo Ridolfi ha introdotto la spiegazione dicendo che tale struttura era conosciuta sin dall’antichità infatti era già segnalata nelle mappe catastali del 1600-1700 e usata come punto di riferimento per stabilire confini.
“L’ingresso al sito è anticipato da un vallo che” – spiega il Ridolfi – “serviva come difesa da eventuali attacchi”. Fu costruito probabilmente per divenire un punto di osservazione astronomica o un luogo per culti religiosi o ancora una difesa di un villaggi. A Massa Martana sono presenti altre strutture simili a questa come ad esempio sul monte Schignano a Viepri che ricalca la struttura del monte Cerchio. Dopo un chiaro excursus circa l’origine dei castellieri, che si svilupparono in Istria durante l’età del bronzo, la storica Giuseppina Malfatti ha messo in evidenza la presenza massiccia in Umbria di tali strutture.“Nella zona di Colfiorito sono presenti – afferma la dottoressa Malfatti – cinque castellieri di forma ellissoidale, quadrangolare e circolare.”
Tommaso Dore e Francesco Voce dell’associazione “Italus” di Roma incuriositi e affascinati dalle immagini offerte da google earth e dalle immagini satellitari riscontrate su internet, hanno approfondito le ricerche con grande enfasi, ricerche che successivamente hanno pubblicato sulla rivista “Fenix”. L’uscita dell’articolo ha riacceso i riflettori sul sito archeologico che era stato avvistato già dagli inglesi nel corso delle ricognizioni aeree durante la seconda guerra mondiale.

L’escursione ha dato la possibilità agli appassionati, ai cultori della storia e dell’archeologia e ai curiosi di assaporare la magia del passato che inesorabilmente ritorna a svelare i suoi misteri. È bello immaginare che la figura geometrica del cerchio simboleggi il ricongiungimento con le nostre origini.