L’irritazione, al Nazareno, c’è, senza dover aspettare le 14.30, quando l’Assemblea legislativa umbra respinge a maggioranza le dimissioni di Catiuscia Marini. Con il voto, determinante, della stessa presidente, visto che Giacomo Leonelli non si è spostato di un millimetro dalla posizione assunta all’inizio di questa vicenda. Come del resto la segreteria nazionale, che sull’asse Zingaretti-Orlando-Verini aveva fatto sapere venerdì sera agli irriducibili del gruppo dem umbro che la strada della fine della legislatura e del voto anticipato in autunno era ormai tracciata.
Per togliere il caso della Sanitopoli perugina dal groppone già ingobbito del Pd nazionale in vista del voto alle europee e per non gravare i candidati del centrosinistra costretti ad una difficile rincorsa in molte città. E’ il caso di Giuliano Giubilei a Perugia. Domenica (l’incontro è fissato alle ore 18,30 nella Sala dei Notari) verrà proprio il segretario nazionale del Pd, Nicola Zingaretti, per sostenerlo. Lui è uno dei candidati che ha chiesto apertamente di “voltare pagina” per poter condurre serenamente almeno l’ultima settimana di una difficile campagna elettorale. Nelle chat delle sue due liste civiche, i candidati, appreso che le dimissioni sono state respinte e che la Marini si è presa tempo per pensare a cosa fare (lo Statuto regionale gliene concede 15), si scatenano in commenti critici. Come del resto avviene nelle chat di varie aree dem, non solo quella dei zingarettiani.
Parole che fanno salire il livello dell’irritazione, una volta riferite. Perché si aggiungono a quelle pronunciate nel suo discorso dopo il voto, a proposito di quella “sorta di accanimento terapeutico quando il presidente della Regione è una donna“. Un concetto, quello della disparità di trattamento, che ripete anche ai microfoni del Tg2: “Prendo atto di quello che vedo, sono l’unica presidente di Regione che è stata sottoposta a un pressing non riservato ai miei colleghi“.
Sostiene però che la sua esperienza nel Pd non sia finita: “Voterò Pd e spero che possa avere un ottimo risultato alle elezioni europee perché è un partito europeista“. Anche nel suo discorso, ha ribadito come il Partito democratico sia “la sua comunità“, pur non risparmiando critiche a certi esponenti, a Perugia come a Roma.
Qualcuno, dentro al partito, pensa in realtà che la strategia di Catiuscia Marini sia quella di vedere cosa succederà al voto del 26 maggio. Una pesante sconfitta del Pd indebolirebbe la segreteria Zingaretti, riaprendo in qualche modo i giochi anche in Umbria.
E’ arrivato a Palazzo Cesaroni anche il segretario provinciale di Perugia, Leonardo Miccioni. Il voto è andato nella direzione in qualche modo auspicata nel documento che aveva letto nella seduta dell’Assemblea, di fronte, però, a solo una manciata di persone.
Separato nel gruppo del Pd, Leonelli. E impallinato dai suoi più ancora che se si trovasse sui banchi dell’opposizione. Perché da ex segretario umbro del Pd, hanno evidenziato in particolare Brega e la stessa Marini, non ci si può tirare fuori come se le responsabilità politiche fossero solo di altri. Separato nel gruppo Pd, ma l’unico in linea con il commissario regionale e con il segretario nazionale del partito.
Ma poi ha annunciato il suo voto per respingere le dimissioni di Catiuscia Marini. Questioni di opportunità, senza nessuna presa di distanza dalla linea Zingaretti-Verini: lui, in fondo, è pur sempre il vice presidente della Giunta regionale. Non spetta a lui appiccare l’incendio a Palazzo Donini. Né decretare il rompete le righe in modo ordinato. A questo, secondo le rassicurazioni che avrebbe ricevuto, dovrà pensare la stessa Catiuscia Marini.