Per un effettivo recupero delle Marcite di Norcia occorre favorire con ogni mezzo possibile il ritorno in quest'area dei coltivatori diretti. Ne è convinto il consigliere provinciale del Gruppo misto Lorenzo Delle Grotti che sulla questione ha inviato una lettera al presidente del Parco dei Sibillini, al presidente della Comunità Montana della Valnerina, al sindaco di Norcia e per conoscenza tra gli altri anche al Ministro dell'ambiente e all'assessore provinciale all'ambiente. Nella missiva si fa presente che le Marcite di Norcia sono l'unico esempio, nell'Italia peninsulare, di Prati Marcitoi alimentati con acque sorgive che, anche in presenza di neve, consentono più tagli dell'erba nel corso dell'anno, in quanto la temperatura ottimale dell'acqua, circa 13°, impedisce la permanenza del manto nevoso sul terreno. Queste caratteristiche determinano risvolti positivi dal punto di vista agricolo, per la quantità e la particolarità del foraggio prodotto, ma anche ambientale. “Ma le Marcite – scrive Delle Grotti – sono soprattutto un riuscito esempio della positiva opera dell'uomo che, grazie alle capacità ingegneristiche e progettuali dei Monaci Benedettini, e al perseverante lavoro dei nostri agricoltori, nei secoli ha piegato la natura alle proprie esigenze, trasformando una palude in un “giardino” ancora oggi utile al nutrimento del nostro bestiame”. Secondo quanto riferisce il consigliere questo splendido esempio di connubio tra natura e intervento umano, è entrato in crisi nel momento in cui l'uomo ha abbandonato questo spazio agricolo dominato dall'acqua. “Tutto ha inizio – si legge nella lettera – con la realizzazione del vecchio depuratore proprio al centro di questo sistema, ed è proseguito poi, malgrado l'istituzione del Parco Nazionale, con una lunga serie di lavori pubblici e privati che hanno completamente stravolto parte della rete dei canali irrigui, a cui si è aggiunta una vera e propria azione persecutoria contro gli agricoltori, da parte degli organi di controllo ambientale, che per anni hanno impedito e scoraggiato qualsiasi tipo di intervento strutturale che facilitasse l'accesso ai prati da parte dei mezzi agricoli. Tutto questo va a sommarsi al fatto che occorre un eccessivo impegno nella gestione agricola delle Marcite, tutta manuale. Per fronteggiare il progressivo abbandono di quest'area da parte degli agricoltori, il Comune e la Comunità Montana sono intervenuti subentrando spesso nella proprietà dei prati e di alcuni mulini, ristrutturandone egregiamente 4 su 9, e bonificando alcune marcite, servendosi della manodopera della Comunità Montana. Un lavoro eccellente nella sua fase di realizzazione, ma che ha manifestato poi tutti i suoi limiti nella successiva fase di conservazione e manutenzione degli appezzamenti. Per un loro corretto mantenimento infatti, le Marcite necessitano di cure costanti e della garanzia di avere un'irrigazione continua, e l'erba prodotta non può rimanere inutilizzata. Il risultato è che oggi quest'area, anche nelle zone bonificate dalla Comunità Montana, risulta di nuovo inselvatichita e soverchiata da erbacce e vegetazione spontanea. L'unica soluzione, pertanto, per restituire a Norcia, e al Parco, questo splendido giardino, situato proprio alle porte della città, sembra essere quella di mettere gli agricoltori nelle condizioni di poter di nuovo coltivare le Marcite, valorizzando e riconoscendo il loro impegno e la loro professionalità frutto di un'esperienza centenaria, garantendo loro il giusto margine economico, ma anche mettendoli nelle condizioni di potersi servire delle più moderne macchine e tecnologie agricole”. Tra le proposte avanzate da Delle Grotti quelle per cui da parte il Comune e la Comunità Montana potrebbero dare in uso gratuito, ad esempio per un periodo di 20/30 anni, la parte di Marcite già bonificate e di loro proprietà. Andrebbe poi ultimata la ricostruzione dei vecchi fabbricati, in primis dell'antico Casale Viola; poi dei 5 mulini ancora diruti, delle conce e della gualtiera, che potrebbero essere predisposti per la produzione di energia elettrica e per ospitare un museo etnografico a diffusione territoriale. Andrebbero poi, a suo avviso, recuperate e rese fruibili le acque curative del Salicone. Andrebbe in più ripristinato attraverso dei sottopassi il collegamento stradale con Norcia, interrotto su tre punti dalla nuova strada di circonvallazione e ripristinata l'area una volta destinata a verde pubblico, situata tra l'ex stabilimento dell'acqua minerale e Casale Viola. “Sotto l'aspetto ambientale e della difesa dei corsi d'acqua – sono ancora le parole di Delle Grotti – andrebbe innanzitutto eliminato dalla sorgente del fiume, e portato a valle delle Marcite, lo scolmatore di piena della rete fognaria della zona industriale. Sotto questo aspetto andrebbe completamente ripensato, a livello progettuale, il funzionamento e l'architettura della rete fognaria delle acque nere, che attraversa proprio la parte alta delle Marcite, causando, ad ogni eccesso di afflusso di acque miste (piovane e fognarie), fuoriuscite di liquidi. Andrebbe poi pensato, intorno all'area delle Marcite, un sistema di parcheggi attrezzati e posti in modo da non impattare, soprattutto a livello d'inquinamento, con questo gioiello ambientale”.