Cronaca

“Manifesto per Terni” la città ‘invisibile’ | Tomio lancia la sfida con la Cascata di Leonardo

“Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone; e così il cammelliere e il marinaio vedono Despina, città di confine tra due deserti”

è Italo Calvino che ne “Le città invisibili” parla di Despina, una città che vive di due prospettiva diverse; quella del deserto e quella del mare. Il romanzo di Calvino è stato lo spunto per il convegno “Terni la città invisibile” che si è tenuto questa sera a Palazzo Gazzoli. Al tavolo dei lavori hanno preso parte il prof. Luca Tomio, storico dell’arte, il prof. Massimiliano Nuccio, docente di economia e management dell’arte e della cultura all’Università Bocconi di Milano e Carlo Latini, referente dell’associazione culturale “Nuovi Percorsi”.

Terni “invisibile” da un punto di vista culturale e turistico, è questa la provocazione del convegno, dove invece Luca Tomio ha affermato che “Terni è una città bellissima e interessante. C’è l’industria e la cultura, ci sono Pomodoro e Leonardo; Terni non ha nulla da invidiare a qualsiasi altra città italiana o europea con un medio patrimonio artistico e storico”.

Questioni di prospettive, appunto, come dice Calvino ne “Le città invisibili”. Il professore che ha scoperto il disegno di Leonardo che rappresenterebbe la Cascata Delle Marmore è convinto che la città porti con sé “testimonianze di lavoro e arte attraverso il lavoro e l’arte, che sono il futuro di Terni e quello delle grandi città industriali europee, passa il ‘Rinascimento’ italiano”.

A proposito della vocazione industriale di Terni ha ricordato Carlo Latini come Terni sia stato il primo esperimento italiano di città industrializzata ma, allo stesso tempo, come sia necessario percorrere un iter diverso per mantenere viva la città in una prospettiva culturale. La notizia è che, a breve, sarà redatto un “Manifesto Della Città di Terni” a testimonianza che un certo fermento culturale è interessato a proporre idee di sviluppo convergenti alla vocazione industriale della città dell’acciaio.
“Presenteremo questo documento alle istituzioni – afferma Latini – starà a loro poi cogliere l’opportunità. Comunque noi andremo avanti lo stesso”.

Il prof. Tomio ha poi fornito un dettagliato elenco delle bellezze “invisibili” della città che non può restare una “città dormitorio”, ma risvegliare quei sensi affini alla cultura e all’arte fino a questo momento sopiti.

Interessante il punto di vista offerto da prof. Massimiliano Nuccio  che ha illustrato una serie di città nate sotto il segno dell’industrializzazione, ‘riconvertite’ e ‘rigenerate’ anche all’educazione culturale. Bilbao, Newcastle, Mestre e Matera, sono le città prese a modello dove la urban rigeneration ha inciso in modo profondo nella fisionomia, secondo la definizione di Evans e Show del 2004:

“Con urban rigeneration si intende la trasformazione di un luogo che presenta sintomi di declino ambientale, sociale, economico, la rivitalizzazione di comunità, industrie e territori attraverso miglioramenti e di lungo periodo alla qualità della vita locale in termini economici, sociale e ambientali”.

Ecco dunque il “Guggenheim” di Bilbao, lo “Steel and Coal” a Newcastle, la scultura in ferro “Angel of the North”, il “Baltic – Flour Mill”, il “Museo del ‘900” a Mestre, offrire esempi di rigenerazione e arricchimento architettonico, culturale ed economico per le città dove sono situati.

Non è certo facile, nonostante gli esempi illustri, seguire la tendenze di queste città, dove, anche per una questione di sensibilità, cittadini e istituzioni hanno colto il significato dell’urban rigeneration, e proprio dall’educazione alla sensibilità dovrebbe passare il messaggio ai ternani di domani.

A supporto di un percorso che porti a incidere sul territorio della città ci sono comunque strategie di sviluppo urbano, le ‘cultural driven’, che possono indirizzare le amministrazioni verso questo iter: eventi e festival, creazione di distretti culturali, valorizzazione del patrimonio-miniera, edifici iconici e tematizzazione.

Al momento, a Terni si procede a vista e improvvisando e, di Despina, si vede solo l’orizzonte che si spinge verso il deserto. Il mare è ancora lontano, ma qualche timida imbarcazione tenta il largo.

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