Assisi

Manifesto di Assisi, mondo laico e religioso insieme per un’economia umana che contrasti il cambiamento climatico

Una nuova alleanza che tesse una rete tra economia, cultura e ricerca con il contributo delle migliori energie tecnologiche, istituzionali, politiche, sociali, religiose e culturali del Paese. È questo il Manifesto di Assisi, definito “la risposta italiana contro la crisi climatica”.

Il documento, ispirato all’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco, ha già raccolto oltre 2000 adesioni, tra rappresentanti di istituzioni, mondo economico, politico, religioso e della cultura, e punta a rendere l’economia italiana e la società più a misura d’uomo. E oggi viene presentato, nel corso del primo incontro tra promotori e firmatari, alla presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, il Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, il Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, e il Presidente Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, Stefano Zamagni.

A fare gli onori casa la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei e il sindaco di Assisi Stefania Proietti.

A portare i suoi saluti, in apertura di mattinata, il custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti, che ha invitato i presenti “non a chiedersi se gli ambientalisti siano profeti di sventura o sani realisti, ma se noi siamo contenti di questo mondo“.

“La crisi è occasione di crescita”

Citando la canzone di Gino Paoli “Quattro amici al bar”, il Custode ha confessato di rivedersi “in quell’adulto della canzone che ha mantenuto caparbiamente nel cuore il desiderio di cambiare in meglio il mondo, il mio piccolo mondo, offrendo un contributo per imprimere una grande svolta al corso della storia“.

Per Gambetti, “la crisi che viviamo è un’occasione unica di crescita, la migliore opportunità per noi per divenire maggiormente umani, più liberi e responsabili“, ma per attuare questo cambiamento è necessaria la conoscenza (“che ciascuno appartiene radicalmente alla terra e che porta dentro di sé l’immagine di Dio“), la scaltrezza (“di cambiare l’obiettivo economico esistenziale, perché chi è evangelicamente scaltro, promuove sviluppo sostenibile e integrale sul territorio“) e sogno (“Il sogno di Francesco è il nostro: un’economia a misura di umanesimo fraterno, un’economia dell’amore, del primato del dono, che rispetta, nutre, custodisce, si offre, accoglie e dona“).

E questo sogno può concretizzarsi, ha detto il Custode, in “Perfecta Leatitia, primo hub internazionale di formazione e promozione dell’umanesimo fraterno e dell’economia sostenibile“, che Gambetti definisce “un luogo di irradiazione culturale, che proponga itinerari formativi, offrendo una human hospitality con una ricettività orientata a un turismo lento e, avvalendosi anche della tecnologia web interattiva e multimediale, faccia a moltiplicatore frattale di proposte virtuose di accoglienza, di turismo, di formazione e produzione, fino a creare un vero e proprio circuito europeo di presidi e cammini del sapere e di ecologia integrale nello spirito del Cantico delle Creature. Perfecta laetitia potrà essere – ha concluso il Custode – un incubatore di pensiero, idee e progetti, e buone pratiche volte a cambiare in meglio questo nostro mondo, partendo dal quotidiano e volgendo lo sguardo al futuro“.

Sassoli: “Grazie a Papa Francesco”


Il presidente dell’Europarlamento, David Sassoli, ha ringraziato i promotori del manifesto, ma anche e soprattutto Papa Francesco, “che – ha detto – ci ha indicato la strada da percorrere, chiedendoci anche di ragionare su come pavimentarla, rimettendo al centro il pianeta e la persona, perché il vecchio modello di sviluppo non ce la fa più e per la prossima crisi, come emerso anche a Davos, non possiamo più usare i vecchi strumenti, insufficienti. E l’Europa, con un ruolo forte, deve essere protagonista; sta facendo la sua parte, ma serve che la facciano anche i Paesi. Il New Green Deal non è una scatola vuota, ma 250 provvedimenti che impatteranno la vita dei cittadini europei e delle imprese, ma anche ricerca, università e istruzione: l’obiettivo è una società sostenibile, che permetta di ribaltare i dati Oxfam“, che segnalano come la disuguaglianza di ricchezza cresce in molti Paesi. In Italia, il 10% più ricco possedeva oltre 6 volte la ricchezza del 50% più povero dei nostri connazionali.

Il ministro Manfredi: “Da Assisi un messaggio positivo”

Credo che questo Manifesto – il saluto del ministro dell’istruzione Gaetano Manfredi -che ho firmato da presidente CRUI, la Conferenza dei Rettori delle Università italiane, rappresenti un momento molto importante. Il Manifesto di Assisi ha molti messaggi positivi: la sfida ambientale è una sfida di crescita, su cui dobbiamo fare passi in avanti in maniera importante. Combattere il climate change non significa essere contrari alla crescita, e la presenza qui, di tanti imprenditori italiani, lo testimonia. In questa sfida dobbiamo essere leader a livello mondiale, visto che l’Italia ha la leadership nelle tecnologie green. Per questo io credo che il messaggio positivo sia importante. L’impegno delle università e degli enti di ricerca – ha aggiunto Manfredi – è fondamentale, per fare in modo che la sfida di un’economia più giusta possa essere colta e vinta. C’è poi la grande sfida formativa, con la necessità di formare nuove figure professionali e di far condividere certi valori. Una sfida di conoscenza che il sistema dell’università e della ricerca sta cogliendo, con la consapevolezza che richiede un approccio multidisciplinare, tecnico e della costruzione di un nuovo paradigma di pensiero. Non dobbiamo infine dimenticare che quando si parla di economia circolare, si parla anche di sostenibilità ed equità: ci si può riscattare con la conoscenza e noi dobbiamo essere in grado di dare risposte per costruire una società più equa“.

Il cardinale Bassetti: “Manifesto scuote le coscienze”

A portare i suoi saluti anche il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, ricordando che, a Piombino, si trovò ad affrontare una crisi lavorativa con tre visioni (industriale, dei lavoratori e ambientale). “Quest’ultima – ha spiegato – era una questione nuova, ma che già allora innescava domande con difficili soluzioni. Soluzioni che sono tutt’ora difficili, ma Il manifesto di Assisi scuote le coscienze, di tutti coloro che oggi sono la classe dirigente del mondo contemporaneo e che deve guardare al futuro dell’umanità. Questo manifesto vuole essere un punto di partenza, di un cammino che ha come bussola la difesa e la valorizzazione della dignità umana, per costruire un’economia a misura di uomo. Sono ovviamente d’accordo con questo cammino, con la bussola che lo guida e con il traguardo, visto che i temi mi sono molto cari e li ho affrontati più volte

Il premier Conte: “La casa comune è in disordine, prendiamoci cura di essa”

Quando neppure sapevamo che esisteva Davos qui (ossia ad Assisi) già si tutelava l’ambiente“, il saluto del premier Conte al suo arrivo ad Assisi. “È un’onore partecipare a questa iniziativa – il suo discorso finale – ritengo significativo che per un’economia a misura d’uomo siano confluiti tanti attori della vita economica, sociale, civile, associativa, religiosa. Qui abbiamo una spiritualità fortemente avvinta alla natura e al mistero della creazione, che San Francesco ha sublimato nel Cantico delle Creature. L’obiettivo di prenderci cura della nostra casa comune non è più differibile, perché il pianeta è la nostra casa, dove tessiamo le nostre relazioni e perseguiamo i nostri progetti di vita. Non è un caso che ecologia ed economia contengano il prefisso eco, dal greco oikos, casa“. “Prenderci cura del pianeta – secondo Conte – significa prenderci cura di noi stessi. Il Papa nella sua enciclica ci ricorda che l’uomo ha una crescente sensibilità per la cura della natura e preoccupazione per quello che accade al pianeta. Oggi che stiamo maturando una più diffusa consapevolezza ci rendiamo conto che prenderci cura del pianeta è il presupposto di uno sviluppo sostenibile“.

Il manifesto

Secondo il Manifesto, presentato da Ermete Realacci, presidente di Symbola, “affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro. Una sfida di enorme portata che richiede il contributo di tutti i mondi economici e produttivi e soprattutto la partecipazione dei cittadini“. Il suo obiettivo, “con politiche serie e lungimiranti“, è di “azzerare il contributo netto di emissione dei gas serra entro il 2050″, una sfida con cui “rinnovare la missione dell’Europa dandole forza e centralità“, con “l’Italia in prima fila e protagonista nel campo dell’economia circolare e sostenibile“.

Tra i punti di forza, “la green economy legata alla qualità, alla bellezza, alle esperienze positive di comunità, che fa della coesione sociale un fattore produttivo e coniuga empatia e tecnologia e che potrà correggere quanto di sbagliato c’è in Italia, diseguaglianze sociali e territoriali, l’illegalità e l’economia in nero, una burocrazia spesso inefficiente e soffocante, l’incertezza per il presente e il futuro che alimenta paure“.

La svolta di Assisi

D’altronde, l’altra dimensione del Manifesto di Assisi è che di fronte ai dati di Oxfam che vedono crescenti disuguaglianze e 2153 persone detenere una ricchezza superiore a quella di oltre 4 miliardi di individui, esso si propone di far sì che nessuno rimanga indietro, nessuno rimanga solo.

Assisi rappresenterà, domani, un prima e un dopo, o se si vuole uno spartiacque. “La sfida della crisi climatica può essere l’occasione per mettere in movimento il nostro Paese in nome di un futuro comune e migliore. (…) Un’Italia che fa l’Italia, a partire dalle nostre tradizioni migliori, è essenziale per questa sfida e può dare un importante contributo per provare a costruire un mondo più sicuro, civile e gentile“. E d’altronde l’Italia è interessata dal cambiamento climatico, visto che ha registrato un aumento record del +156% di tornado, tempeste di pioggia, grandine, ondate di gelo e di calore negli ultimi cinque anni, peggio che in altri grandi paesi come Spagna, Francia e Germania.

I cento anni della rivista “San Francesco”

A margine della presentazione del Manifesto di Assisi, i frati del Sacro Convento di Assisi si preparano al centenario della rivista San Francesco e lo fanno con grandi novità per il mensile e il sito sanfrancesco.org. La prima riguarda un nuovo carattere tipografico.

È stato creato ad hoc, dai frati della Basilica di San Francesco e i designer di Studiogusto, “Franciscus”, il primo font digitale della Chiesa. Per elaborarlo, sono stati fonte di ispirazione i manoscritti dal ‘200 al ‘400 della Biblioteca del Sacro Convento e gli affreschi della Basilica di San Francesco. Il sito invece si rinnova, con una veste grafica e la sezione la “rubrica San Francesco” dove, con un apposito strumento di ricerca, sarà possibile ripercorrere virtualmente la vita del santo per parole chiave.

I primi promotori

Tra i promotori Manifesto di Assisi: il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci, il Custode del Sacro Convento di Assisi, padre Mauro Gambetti, il Direttore della rivista San Francesco, padre Enzo Fortunato, il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, l’Amministratore Delegato Enel, Francesco Starace, e l’Amministratore Delegato di Novamont, Catia Bastioli.

[Articolo aggiornato durante la giornata]