Un progetto che parte da lontano, circa 2 anni fa e che coinvolge oltre 30mila scout da tutta Italia. Il prossimo 10 agosto, presso il parco di San Rossore in Toscana, ex tenuta della presidenza della Repubblica, si incontreranno tutti i ragazzi che hanno partecipato alla a quello che sarà la “Carta Del Coraggio”, un documento che verrà consegnato a istituzioni, Chiesa ed Europa, come testimonianza di una visione del mondo da un punta di vista diverso.
I vari clan scout distribuiti nel territorio nazionale, a ottobre 2013, hanno scelto un tema sul quale confrontarsi: coraggio di essere chiesa, coraggio di essere cittadini, coraggio di essere ultimi, coraggio di amare e coraggio di liberare il futuro. Ogni gruppo ha agito in autonomia secondo il credo scout dell’osservare, dedurre e agire.
Tra i clan c’è anche il “Terni IX – Clan Puez ’85” che ha scelto di approfondire il tema del coraggio di amare. Per mesi i ragazzi ternani hanno studiato sul campo le difficoltà dell’argomento, scegliendo infine di concretizzare quanto teorizzato con un’esperienza nel carcere di Vocabolo Sabbione di Terni.
Allo stesso modo altri 30mila ragazzi si sono impegnati nel tema scelto e dal 1 al 5 agosto ci sarà un primo momento di confronto tra i vari clan; quello di Terni sarà a Parma insieme al gruppo locale e quello di Milano. In altre 456 città d’Italia avverrà, contemporaneamente, lo stesso momento di confronto, il tutto in preparazione del grande evento di San Rossore dal 6 al 10 agosto, quando tutti i Clan si ritroveranno per condividere esperienze, idee, sensazioni, emozioni.
Ecco cosa scrivono i ragazzi del clan Terni sul proprio diario di bordo – siamo al 24 luglio 2014:
“Stamattina siamo tornati al Carcere di Terni per incontrare nuovamente i detenuti che abbiamo conosciuto nel primo incontro la scorsa settimana. In quell’occasione, abbiamo potuto ascoltare le loro esperienze. La vita in carcere, le scelte sbagliate che li hanno condotti fin lì, quanto è difficile gestire l’affettività e il coraggio che ci vuole per progettarsi di nuovo e ricominciare una nuova vita una volta fuori. Anche noi ci siamo raccontati: chi siamo, cosa facciamo, cosa vuol dire vivere lo scoutismo. Stranamente abbiamo subito trovato dei punti in comune. Sia noi che loro, in un certo senso, non veniamo sempre visti bene dalla società e spesso ci scontriamo con il pregiudizio delle persone.
Al termine dell’incontro di oggi ci hanno affidato una lettera scritta da loro che porteremo alla Route Nazionale. E’ una lettera di speranza incentrata sul coraggio di ricominciare che hanno scritto sulla scia di quello che è stato il nostro percorso e il nostro capitolo incentrato sul coraggio di amare. Dopo la Route Nazionale torneremo di nuovo nel Carcere per raccontare invece la nostra Route, la stesura della Carta del Coraggio e continuare a scambiarci le rispettive esperienze. La vita all’interno del carcere non è facile benché all’interno ognuno può andare a scuola, imparare i mestieri, sviluppare un senso armonico di se stesso. Ma le mura ricordano sempre la mancata libertà, il senso di oppressione, “il grigio che diventa alienante”.
Abbiamo incontrato:
Alessandro 38 anni, da 3 anni in carcere, il quale ci ha raccontato che per lui è “difficile gestire la patria podestà sul figlio vedendolo soltanto un’ora al mese” ma, nonostante questo, cerca comunque di indirizzarlo “verso una strada positiva: verso scelte positive”.
Slimane invece ha 32 anni, da 4 anni in carcere. E’ un ragazzo marocchino, sbarcato 10 anni fa in Italia su uno di quei barconi stracolmi di gente che spesso si vedono al telegiornale, nella speranza di trovare una vita migliore rispetto a quella nel suo paese. “Quando sono partito avevo solo 23 anni e non ho realizzato subito il pericolo che rischiavo salendo su quella barca. Ho visto persone perdere la vita nel tragitto e ora penso a quanto sia importante la vita”.
Infine Vincenzo, 28 anni, da 6 anni in carcere. Lui ci ha raccontato di essere molto fortunato perché ha una moglie bellissima che nonostante i suoi sbagli non lo ha mai lasciato solo e due figlie una di 10 anni e una di 5. “Il punto di riferimento qui dentro, ciò che mi fa andare avanti è pensare che fuori c’è la mia famiglia che mi aspetta. Ora sto perdendo gli anni più belli della vita delle mie figlie”.
Tutti e tre i detenuti hanno storie diverse su come sono arrivati nel carcere, ma tutti avevano un elemento in comune: la voglia di soldi facili e il non accontentarsi. Ora che sono costretti a vivere dietro le sbarre, sono invece consapevoli che i soldi nella vita non valgono nulla perché in realtà ciò che è importante è ciò che manca nel carcere: la famiglia. E’ proprio questo amore che li fa andare avanti e che li spinge, nonostante tutto, ad avere il coraggio di ricominciare”.
Ed ancora:
“Il Clan Puez ’85 del Terni IX, in seguito all’incontro in carcere, ha ricevuto le lettere scritte dai detenuti. Un messaggio affidato alla nostra comunità, rivolto a tutta la società, con la responsabilità di diffonderlo affinchè si vincano i pregiudizi e che faccia riflettere sull’importanza di avere una famiglia e di saperla apprezzare. Alessandro, Slimane e Vincenzo hanno scritto una lettera comune, oltre a questa Slimane ha scelto di scriverne un’altra da solo e ci dice:
Cari ragazzi, sono un cittadino marocchino di 32 anni, ho lasciato la mia patria per cercare un futuro migliore con tanti sogni nel cassetto. Non dimenticherò mai il giorno in cui ho messo il piede su quel barcone: lì è iniziato il mio incubo e la mia avventura per scoprire nuove terre e nuove culture perchè la diversità è una ricchezza. Ho cercato dappertutto un lavoro onesto ma invano perchè non avevo il permesso di soggiorno. Ho lavorato in nero come bracciante agricolo, muratore ed imbianchino ma purtroppo non ho potuto continuare perchè il datore di lavoro ci torturava con un lavoro pesante: ci trattava come schiavi per pochi euro. Non potete immaginare i primi giorni in cella, un mondo per sè e una vita diversa. Mi sono pentito ed ho visto che i miei sogni sono svaniti. Ho capito che devo agire e cambiare la mia vita per questo buco nero. Dovete seguire la strada giusta e ascoltate i consigli dei vostri genitori così potrete costruire il vostro futuro e contare su voi stessi. Ragazzi la vita davanti a voi è lunga e dura, abbiate fiducia in voi stessi e ricordatevi che quello che seminate lo raccoglierete. Non mollate mai, andate avanti che domani vincerete le vostre sfide e che i sogni non sono sciocchezze. Finalmente ho voltato pagina e quando sarò libero seguirò la strada della responsabilità e onestà e spero di trovare un aiuto da parte della società.
Nella lettera comune invece, ci hanno scritto:
Cari ragazzi, vogliamo ringraziarvi per averci dato l’opportunità di condividere con voi questa importante esperienza e vi siamo grati di aver abbattuto il muro dell’indifferenza che ci separa dal mondo esterno e ci opprime ancora più di quello fisico che realmente ci circonda. Le vostre domande, le vostre curiosità ci hanno di nuovo fatto sentire vivi perchè qui dentro noi a volte dimentichiamo di esserlo. I vostri volti puliti, i vostri sguardi sinceri hanno portato in questo luogo una sferzata di ottimismo e serenità. Avete avuto modo di constatare che siamo persone normali con qualità, difetti, sogni, aspirazioni, desideri. Qui ora riusciamo a capire quanto valore hanno quei piccoli gesti quotidiani, quegli affetti che fino a ieri davamo per scontati, si è portati a riguardare tutta la scala dei valori seguiti una vita intera. Qui ognuno combatte contro il suo fantasma che sia una dipendenza, una miseria morale o materiale, una mancanza d’affetti, un’assenza di sentimenti. Alcuni di noi, una volta fuori non troveranno nessuno ad attenderli, altri non avranno un centesimo. Ma quelli di noi che non hanno perso la speranza e la fiducia in loro stessi cercheranno di trasformare questa esperienza in un’opportunità e quel coraggio che fino a ieri mostravano per gesti negativi oggi deve servire loro per affrontare il cambiamento e la rinascita. Il cambiamento richiede coraggio, ripartire da zero richiede coraggio ed è questo quello che pretendiamo da noi stessi. Sarebbe molto più facile e comodo rimanere ancorati ai nostri vecchi modi di essere piuttosto che impegnarci per modificarli. Convogliare le energie per questo scopo richiede sacrificio, tenacia, perseveranza ed una incredibile forza di volontà. L’invito che vorremmo rivolgere a tutti voi è un invito alla speranza, alla fiducia in voi stessi, di credere sempre nelle vostre risorse e qualità che sono molte di più di quelle che possiate immaginare. Fatele emergere e non tenetele nascoste in qualche angolo remoto della vostra mente, perseguite i vostri ideali e coltivate le passioni. Amate la vostra famiglia perchè nei momenti bui sarà l’unica luce che vi illuminerà. Augurandovi con tutto il cuore di vedere un giorno realizzati i vostri sogni, avvolgiamo tutti voi in un fraterno, caloroso abbraccio.