Città di Castello

Maltempo, agricoltori altotiberini chiedono Stato di calamità naturale

Le incessanti piogge di questi giorni e le temperature di diversi gradi al di sotto delle medie stagionali stanno mettendo in ginocchio l’intero comparto agricolo. La situazione, di recente, ha raggiunto il limite e ha già fortemente compromesso i bilanci di moltissime aziende dell’Altotevere.

A lanciare l’allarme sono gli stessi agricoltori della vallata. Le problematiche appena citate colpiscono infatti l’intero comparto, a partire dai produttori di tabacco Bright e Kentuckyin abbondante ritardo con le lavorazioni agricole e le trapiantature, e l’incombere delle spese già effettuate in materiale tecnico, affitti e investimento nella piantina”. Stesso discorso per quel che riguarda ortaggi e cereali i quali, “a causa delle avversità meteorologiche, – fanno sapere i coltivatori diretti – rischiano forti attacchi da parte di patogeni fungini che rischiano di distruggere i raccolti”. Situazione poco rosea anche per olivicoltura, frutticoltura e settore vinicolo, data l’impossibilità di rientrare nei campi e per proteggere le colture da insetti e agenti crittogami.

L’allarme è lanciato, per ovvi motivi, anche dalle tante aziende di Contoterzismo altotiberine che, a causa di questa situazione, subiranno forti perdite economiche, in parte dovute anch’esse dai tanti investimenti effettuati in attrezzature e parco macchine. Su questo punto è intervenuto anche il presidente dell’Unione Nazionale Contoterzisti Aproniano Tassinari, che ha dichiarato come “occorra agire presto e bene, magari con sgravi fiscali o congelando le rate dei mutui per i macchinari. Occorre che le istituzioni – ha aggiunto – coprano i costi per il ripristino immediato dei terreni allagati e compromessi dalle piogge. Anche se ci saranno cali produttivi, non devono essere lasciati incolti per tutta l’annata”.

C’è poi il settore dell’allevamento, colpito a stretto giro: pochissimi gli appezzamenti dove si è riusciti a seminare mais, e le rese della fienagione sono già completamente annullate per quanto riguarda il primo sfalcio

Il nostro timore – aggiungono gli agricoltori altotiberini – è comunque amplificato dal preoccupante silenzio che ci circonda, come se nessuno si fosse ancora accorto della gravità della situazione. E’ proprio per questo che ci ritroviamo a parlare in prima persona, prima che sia troppo tardi. Ci esponiamo da singoli agricoltori, cosicché questo silenzio venga rotto e gli enti del settore, dai Sindacati alla Regione, prendano in pugno la situazione in maniera tempestiva, in modo da porre in essere tutte le misure possibili affinché le nostre aziende non vengano abbandonate a loro stesse e si possa trovare insieme una soluzione a questa spiacevole situazione“.

Richiediamo con forza – concludono – che venga annunciato lo Stato di Calamità Naturale, perché l’agricoltura è uno dei settori trainanti nell’economia dell’Alta Valle del Tevere. C’è un indotto importante che si tira dietro un gran numero di lavoratori, e temiamo fortemente che se non verranno prese opportune contromisure, in questa stagione agricola tanti colleghi saranno costretti a prendere decisioni drastiche e irrevocabili. Chiudiamo appellandoci ancora una volta al buon senso degli organi competenti, affinché si possa veramente trovare il modo per recuperare il recuperabile e non abbandonare un settore già in grande difficoltà“.