Era stata arrestata e condannata per sfruttamento della prostituzione e riduzione in schiavitù di alcune connazionali, poi i legali di una maitresse nigeriana avevano tentato la via dei ricorsi, arrivando a presentare un'istanza alla Corte europea per i diritti dell'uomo. Adducendo tra le motivazioni lo stato di salute della donna.
Il caso in questione è stato proposto dal legale di una cittadina nigeriana, residente da tempo a Perugia e già in possesso di permesso di soggiorno, che si è vista notificare dall’ufficio immigrazione il diniego del permesso di soggiorno cui sarebbe poi seguita l’espulsione. Tale provvedimento si fondava sugli elementi acquisiti, dopo laboriose indagini, dalla squadra mobile di Perugia che hanno portato all’arresto ed alla condanna della straniera per sfruttamento della prostituzione e riduzione in schiavitù e che dimostravano ampiamente che la straniera era dedita a sfruttare le connazionali che si prostituivano in città.
Il ricorso si fondava sul fatto che la straniera era necessitata ad effettuare in Italia cure per il suo stato di salute. La Corte di giustizia europea ha richiesto informazioni sulla vicenda alla Direzione centrale dell’immigrazione del ministero dell’Interno che ha potuto argomentare le valutazioni sul caso specifico prodotte dall’esperto del settore contenzioso dell’ufficio immigrazione della questura di Perugia , sovrintendente Stefano Costanti, che con una approfondita analisi ha dimostrato che, nel caso specifico, non sussiste nessun divieto di espulsione per gli stranieri irregolari affetti da patologie croniche anche gravi le cui condizioni di salute si siano stabilizzate e che quindi non necessitino di urgenti cure salvavita.
La straniera dovrà adesso lasciare il territorio nazionale poichè le ragioni, poste a base del provvedimento adottato, erano già state ritenute valide e corrette sia dalla Cassazione, che dal Tar prima di finire sul tavolo del giudice di Strasburgo.