“Associazione a delinquere di stampo mafioso”: un reato che corrisponde al 416bis. Di questo si è macchiato S. F., iniziali del nome del pregiudicato originario di Caserta, ma da tempo residente a Montefalco, in provincia di Perugia, e ora detenuto nel carcere di Spoleto. I reati contestati, per i quali il casertano è stato poi condannato, sono stati accertati a San Marcellino di Aversa, in provincia di Caserta, tra il 2000 sino al 2007.
La sua storia – S. F. si era ormai stabilito in Umbria in maniera forzata, proprio perché aveva ricevuto il divieto di fare rientro in Campania, dopo un provvedimento del Tribunale di Santa Maria Capua a Vetere. I poliziotti continuavano però a sorvegliarlo e a monitorare i suoi movimenti. La scorsa settimana, lo stesso tribunale ha emesso un ordine di esecuzione per la sua carcerazione, ai sensi dell’art. 656 del Codice di Procedura Penale, con il quale ha disposto il suo arresto e la immediata consegna alla più vicina struttura penitenziaria. S. F. deve infatti scontare una serie di pene che, cumulate, ammontano complessivamente a 9 anni di reclusione e anni 3 di libertà vigilata. Pene che, al netto del “presofferto” in custodia cautelare, si riducono a 5 anni, 5 mesi e 26 giorni, oltre ai 3 anni di libertà vigilata che restano immutati. Oltre alla reclusione, l’uomo è anche colpito dall’interdizione dai pubblici uffici “perpetua”, dall’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione e dall’interdizione legale durante tutta la pena stessa.
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