Nella mattina di oggi, 27 marzo, gli uomini della Dia hanno dato esecuzione a 10 ordinanze di custodia cautelare, 6 arresti domiciliari e 4 in carcere, a carico di altrettanti soggetti indagati a vario titolo per scambio elettorale politico mafioso; tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso; estorsione aggravata dal metodo mafioso; detenzione, porto e cessione di armi da guerra e comuni da sparo e favoreggiamento personale. Nel blitz, che si è esteso tra la Campania, l’Abruzzo e l’Umbria (le città coinvolte sono Torchiara, Capaccio Paestum, Terni, Baronissi e Sulmona), c’è anche una donna di 54 anni di Terni. Tra i destinatari dell’ordinanza della misura cautelare spicca il nome di Franco Alfieri, ex presidente della Provincia di Salerno ed ex collaboratore del governatore della Campania, Vincenzo De Luca.
Il ruolo della donna di Terni
Come riportato nella nota della Procura di Salerno: “In ordine alla contestazione di scambio elettorale politico mafioso, si evidenzia che le indagini (durate circa due anni (2022-2024), hanno avuto ad oggetto la ricostruzione dei rapporti intercorsi tra il sindaco dimissionario di Capaccio Paestum, avv. Alfieri Francesco, ed il pregiudicato capaccese Squecco Roberto, condannato in via definitiva per associazione per delinquere di tipo mafioso perché ritenuto esponente dell’ala imprenditoriale del clan Marandino operante in Capaccio Paestum, e la ex moglie dello Squecco, Nobili Stefania, consigliere comunale di Capaccio Paestum all’epoca dei fatti in contestazione. Le vicende oggetto di accertamento riguardano la candidatura a sindaco del Comune di Capaccio Paestum di Alfieri Francesco nella consultazione elettorale del giugno 2019, Il materiale investigativo raccolto ha consentito di contestare un patto elettorale politico mafioso fra Squecco Roberto, Nobili Stefania ed Alfieri Francesco, avente ad oggetto la raccolta di voti in favore del politico in occasione delle competizioni elettorali amministrative del Comune di Capaccio del 2019 in cambio del mantenimento della struttura denominata Lido Kennedy, all’epoca già attinta da provvedimenti ablatori, nella disponibilità di Squecco Roberto, anche tramite prestanome”.