Ha compiuto 100 anni oggi (4 marzo) il maestro dell’arte della tessitura a telaio a Città di Castello, Italo Benucci, storico caporeparto del lanificio Cecchi Lido e figli, dove ha trascorso una vita insegnando a generazioni di giovani apprendisti gli strumenti del mestiere.
Con lui sono diventati 17 gli ultracentenari che vivono in questo momento nel territorio comunale tifernate, 11 donne e 6 uomini, mentre sono ben tre i 99enni che si apprestano a festeggiare il compleanno nel solo mese di marzo, di cui la prima già domani (domenica 5 marzo). Altri 7 invece, tutti nati nel 1923, sono attesi allo stesso traguardo da qui alla fine dell’anno.
Davvero un bellissimo spot per la qualità della vita a Città di Castello, sulla scia dell’indimenticabile Luisa Zappitelli, icona dei diritti delle donne e dei valori della patria, che ha saputo arrivare alla ragguardevole soglia dei 109 anni, accompagnata fino all’ultimo addirittura dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Come lei, anche Italo ha festeggiato i 100 anni con un meraviglioso sorriso e straordinaria lucidità. Una voglia di vivere contagiosa, che ha conquistato il sindaco Luca Secondi e l’assessore Rodolfo Braccalenti durante la visita di stamattina in occasione nella sua abitazione alla periferia della città, dove gli hanno consegnato una targa commemorativa.
“Con la sua maestria nell’uso dei telai meccanici – sottolineano Secondi e Braccalenti – Italo è stato uno degli artefici dello sviluppo industriale della città, in una stagione di grande crescita culturale, sociale ed economica del nostro territorio come quella degli anni Sessanta, nella quale si è distinto per un sincero amore nei confronti dei giovani, che ha fatto crescere con i suoi consigli, trasmettendo loro giorno dopo giorno passione e conoscenza: strumenti preziosi con i quali hanno imparato un mestiere e, in alcuni casi, anche avviare esperienze imprenditoriali in proprio”.
A partire dal 1964, quando si trasferì dalla vicina Toscana, per decenni Italo è stato il maestro di tantissimi giovani ai quali ha insegnato a manovrare i 50 telai industriali del Lanificio Cecchi. Era lui, infatti, che spalancava le porte agli apprendisti che venivano inviati in azienda dall’ufficio di collocamento. Lo stabilimento avviato nei primi anni ’60 dall’imprenditore Lido Cecchi contava in quegli anni circa 120 dipendenti e rappresentò la prima esperienza di industria tessile su basi tecnologicamente avanzate nel territorio. Con l’amata moglie Fidalma, che si innamorò subito della città, Italo decise di stabilirsi a Città di Castello, dove è rimasto fino a oggi in semplicità e allegria con la figlia Costanza e il genero Alfredo, ai quali negli ultimi anni si è affiancata la signora Natalia, per l’indispensabile aiuto e la compagnia.
“Quando sono arrivato a Città di Castello si faceva quasi esclusivamente l’agricoltura e il lanificio Cecchi sorse dove c’erano solo campi”, ha ricordato Italo, che si è commosso al pensiero di quegli anni. “Con mia moglie, che ha voluto a tutti i costi restare qui – ha proseguito – abbiamo vissuto bene a Città di Castello e tutti i giovani ai quali ho insegnato il mestiere, come gli altri operai del lanificio e gli amici che abbiamo avuto, ci hanno davvero voluto bene”.