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“MAESTRI ITALIANI DEL XX SECOLO”: COME NON DIVENTARE “BRUTAGLIA”

di Carlo Vantaggioli

E' quando meno te l'aspetti che l'arte ti invade e colpisce a fondo nello scorrere di tutti i giorni. Come quando in uno scampolo di fine estate, si visita una mostra che definire tale a volte non sai se è poco o troppo.

Ad Umbertide, in una Rocca “filologicamente” restaurata, ed adibita a Centro per l'Arte Contemporanea è allestita la mostra ” Maestri italiani del XX° secolo”, ovvero alcuni dei nomi più importanti della scena dell'arte dell'ultimo secolo. Dirompenti , spiazzanti a volte persino annichilenti, ma pur sempre lo specchio di una società in cammino in un secolo di guerre, politica, visioni ispirate, sviluppo scientifico e ricerca dello spirituale. Una congerie di emozioni che fanno sentire il profumo di vita vissuta attraverso il colore della vernice apposta sulla tela o nelle forme plastiche delle sculture.

Nel nero profondo dei bozzetti di Sironi come anche nel colore scintillante di De Chirico o di un inusuale Guttuso.

Ci si specchia dentro, a simile provocazione in terra umbra, come fà il Narciso di Corrado Cagli circondato da un blu Lapis Lazuli che ti lascia incollato alla cornice in un solo respiro con l'opera.

Arrivano echi di grande fermento artistico in Umbertide, al punto che molti dicono che li si stia crescendo a dismisura nella qualità di simili manifestazioni. E per noi visitatori a 100 km di distanza è un segno che ci sia stato nel decennio precedente anche lo “zampino” di uno che spesso non è “profeta in patria”, Enrico Mascelloni, uno spoletino, sa va sans dir !

In questo allestimento il Deus ex Machina è Angelo Calabrese con la collaborazione di Francesco Muzzi che hanno saputo convincere tutti i collezionisti privati a concedere il cosiddetto ” prestito” per uno scampolo di novecento inedito che getta molta parte delle fondamenta artistiche di nuovi ” pseudo” protagonisti del nuovo millennio. Bisognerebbe proprio visitarla questa mostra, che rimarrà aperta fino al 5 di Ottobre, per capire come con un po' di buona volontà si possa dare respiro a ciò che non è mai morto, e che Calabrese definisce nel bel catalogo di Skira ” indocile belva”, ovvero l'arte.

E' in nome dell'arte che si agisce, o come Futurismo vorrebbe, è in nome dell'azione che si crea arte. In mostra, infatti, due deliziosi esempi di azione con Boccioni, quasi fumettista ante litteram, e il Depero delle etichette ” Strega” e “San Pellegrino”.

E poiché l'arte “…impedisce alla brutaglia di perpetrare indisturbata gli abituali massacri cui si dedica…”, se andrete a Umbertide , soffermatevi davanti all'opera di Ottone Rosai ” Giocatori di toppa con Cicerone” (nalla foto una versione non in mostra del quadro di proprietà della Banca Toscana). Entrate nel quadro e tornate a casa solo dopo un ‘oretta almeno. Sarete rigenerati e meno ” brutaglia”.