Un’anziana chiama la polizia e racconta che dalla cassaforte le sono spariti gioielli e denaro. La cassaforte, però, non presenta segni di effrazione e la signora afferma che l’unica persona che conosce il luogo dove è nascosta la chiave è suo figlio. Aggiunge un particolare inquietante: dice infatti di sentirsi poco bene e di aver dormito per ben due giornate intere, dopo una cena col figlio e con la compagna di lui.
A questo punto, gli uomini delle Volanti e della Squadra Mobile iniziano a rivolgere alcune domande alla donna, e il suo racconto perde rapidamente credibilità. La signora, infatti, chiarisce di aver dormito non per due giorni, ma solo per un pomeriggio. Alla richiesta di mostrare il contenuto della cassaforte, l’anziana la apre e subito dice agli agenti che i gioielli ci sono tutti e che probabilmente al momento della chiamata al 113 non si era accorta di avergli soltanto cambiato posizione.
Quanto al denaro, all’improvviso afferma di ricordare di aver speso da poco una grossa somma, il che spiegherebbe l’assenza di contanti in cassaforte. Ma soprattutto, infarcisce questo racconto contraddittorio di continui riferimenti al fatto che suo figlio da poco è andato a convivere con una donna molto più grande di lui, scelta che lei non ha affatto condiviso. Aggiunge che questa decisione l’ha fatta soffrire, visto che, naturalmente, l’uomo ora ha meno tempo da dedicare alla madre.
Tanto basta ai poliziotti per capire cosa sia realmente accaduto: non c’ è stato alcun furto e l’anziana ha inventato tutto, vuoi per richiamare l’attenzione su se stessa, vuoi per gelosia nei confronti della futura nuora. Chiarita la vicenda, alla Polizia non rimane che chiedere l’ausilio di personale medico esperto in psichiatria. Alla donna, al termine degli accertamenti, viene diagnosticato uno stato depressivo e, più precisamente, una probabile “sindrome dell’abbandono”. Per lei comunque una denuncia per simulazione di reato alla Procura della Repubblica.