Diciotto anni fa, il 23 marzo del 2003, moriva a Hong Kong il medico infettivologo italiano Carlo Urbani. A capo dell’Unità investigativa pandemica dell’Oms, fu lui a isolare la prima forma di Sars ed a lanciare l’allarme sulla pericolosità del virus. Allora, probabilmente, salvò il mondo da quello che poi è accaduto nel 2020, con il Covid-19. Nonostante i rischi non esitò a visitare un uomo d’affare che accusava i sintomi di “una strana polmonite“. Gli fu fatale.
In Vietnam, dove lavorava per l’Organizzazione mondiale della sanità, lo avevano seguito la moglie Giuliana e i loro tre figli. Tra loro Maddalena,che aveva appena due anni. E che è cresciuta senza il padre. Quell’uomo che tutti (ancora di più oggi, in piena pandemia Covid) celebrano giustamente come un eroe che riuscì a salvare tante vite. Ma che per lei era prima di tutto il papà, perso per sempre, praticamente senza averlo potuto conoscere.
Maddalena, appena diciannovenne, aveva cercato di sfuggire a quel dolore trasferendosi a Perugia, dalle Marche dove vive la sua famiglia. Voleva essere autonoma, raccontano i fratelli. Aveva trovato lavoro come cameriera in un locale del centro storico.
Ma il vuoto di quella perdita, non è stato colmato. E l’ha spinta nel baratro, in un momento di debolezza. Maddalena è morta a Roma: si trovava nell’appartamento di un cittadino siriano di 62 anni, agli arresti domiciliari per droga. E’ stato l’uomo a telefonare al 118. I soccorsi si sono però rivelati inutili. Una morte sulla quale indaga la Questura. Il magistrato ha disposto l’autopsia, che sarà eseguita oggi, lunedì.
Maddalena, Maddy come la chiamavano i familiari e gli amici, è morta a soli 20 anni. Due giorni prima del 18esimo anniversario della morte del padre, medico eroe. Una tragedia nella tragedia, per la famiglia Urbani.
Aicu, l’Associazione Italiana Carlo Urbani, presieduta dal fratello Tommaso, scrive così in una nota di cordoglio: “Maddy non è probabilmente riuscita a superare la grande tragedia familiare, accaduta 18 anni fa, proprio in questi giorni. Crediamo tuttavia nelle ragioni del lutto che si apre alla vita e alla speranza. Sarà anche questo un motivo di maggiore impegno per quanti hanno voluto e continueranno a voler bene a Carlo e alla sua famiglia“.