Macroregione Umbria, Toscana e Marche | L'accordo sul patto "rosso" - Tuttoggi.info

Macroregione Umbria, Toscana e Marche | L’accordo sul patto “rosso”

Alessia Chiriatti

Macroregione Umbria, Toscana e Marche | L’accordo sul patto “rosso”

Nel 2016 il documento | Agricoltura, imprese, infrastrutture ed Europa nell'agenda di Marini, Ceriscioli e Rossi
Sab, 21/11/2015 - 17:17

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Tratti comuni e un’idea di sviluppo condivisa: questi i punti di forza che daranno vita alla macroregione composta da Umbria, Marche e Toscana. Al tavolo oggi, per un summit speciale a Perugia, Catiuscia Marini, per l’Umbria, Luca Ceriscioli, per le Marche, ed Enrico Rossi, per la Toscana: tre moschettieri, volendo romanzare. Mancherebbe il quarto, che potrebbe essere incarnato dal Lazio, o dall’Emilia Romagna. Un patto dal colore rosso, quello siglato oggi, fortunatamente non con il sangue, ma al sapore di Sagrantino (questo avrebbero bevuto a pranzo Marini, Ceriscioli e Rossi), a ricordare che il “buon vino non è solo toscano“, come ha detto nell’incontro con la stampa la presidente dell’Umbria. Un patto, inoltre, che rispetta le quote rosa, siglato con una delle due firme al femminile (l’altra è la friulana Debora Serracchiani) tra le donne presidenti di Regione d’Italia.

Già negli anni ’95/’96 l’ex presidente della Regione Umbria, Bruno Bracalente, aveva avanzato l’idea che fosse il cuore verde d’Italia a divenire il propulsore per “costruire una dimensione regionale dell’Italia centrale“. Eppure, almeno nelle parole di Marini, Rossi e Ceriscioli, c’è assoluta parità, nessuna piramide, nè una tra le regioni che si trasformi in carro trainato da altri buoi. Così come non ci sarà, almeno per adesso, nessun capoluogo della macroregione appena nata, né un presidente “unificato”.

I numeri – Sembra invece chiuso il dibattito per la trattativa con le altre regioni. I giochi sono ormai fatti, nonostante le Marche non rinuncino a una visione “adriatica” e rivolta anche al Mar Ionio. Si va così a costituire una macroregione con 6 milioni si abitanti, ossia il 10% della popolazione nazionale, che rappresenta il 12% del PIL nazionale, con un PIL procapite sopra la media italiana, un’alta percentuale di residenti anziani, che sembra un buon fattore nel binomio con l’ottimo livello della sanità in tutte e tre le regioni. Questi i numeri di cui si farà carico il processo di aggregazione che coinvolgerà di qui a poco ben 260 comuni. Tre regioni la cui immagine, anche a livello internazionale, dà i suoi frutti, e che sperano in questo modo di avere maggiore voce in capitolo, a livello europeo e globale.

L’agenda – C’è ora tempo per procedere alla costituzione effettiva della macroregione. Il prossimo passo è la composizione di un documento che verrà sottoposto alle rispettive assemblee regionali, questo perchè non si vogliono creare “laboratori freddi“, nè imporre “scelte calate dall’alto“, ma piuttosto tastare il polso delle comunità e della società civile. Ma nessun atto verrà affrontato prima del gennaio 2016, e prima dunque dell’approvazione dei bilanci, il cui assestamento, almeno per l’Umbria, verrà discusso già nella prossima seduta del Consiglio regionale, martedì 24 novembre. Marini, Rossi e Ceriscioli, incontrandosi ogni settimana nelle sedute della Conferenza Stato-Regione, lavoreranno di comune accordo su “elementi strategici per il futuro delle nostre comunità“. Nella pratica, i primi punti programmatici saranno rivolti all’internazionalizzazione delle imprese, ai pagamenti dei fondi per lo sviluppo rurale, all’export, all’agenda digitale, alle infrastrutture e al turismo. Tutte politiche che accomunano Marche, Umbria e Toscana, come la loro storia e le loro caratteristiche territoriali. Al centro dunque la risoluzione di opere come la E78 tra Fano-Grosseto, l’11esimo corridoio Kiev-Lisbona, primo tra quelli non finanziabili. Perchè, come ha detto anche Marini, “vogliamo costruire, non rinunciare l’un l’altro a qualcosa, rafforzando così le nostre regioni e avanzando verso nuovi obiettivi“.

La Toscana, con Rossi, dal canto suo guarda all’Europa, seguendo l’esempio della Francia, che ha ridotto le sue regioni da 22 a 13, e della Germania, dove i Lander più piccoli hanno chiesto di riunirsi per evitare gli sprechi. “Entro il 2018 si ridetermina il quadro delle politiche comunitarie per i nuovi investimenti” ha detto Rossi. “Se tre regioni si mettono insieme c’è la possibilità che vengano ascoltate con più facilità. Nel mondo globalizzato esser da soli non serve a nulla“.

Per Ceriscioli, si tratta di scelte che possono “portare immediati vantaggi alle nostre comunità. Lavoreremo anche per la banda ultra larga, per la quale sono previsti 2 miliardi di euro, più altri 2 per le aree interne. Giocare le partite singolarmente non serve. Non abbiamo problemi economici, nè godremo del cosiddetto salva regioni. Costruiremo una grande casa con dei mattoni in cotto. Decidere quale città farà da capoluogo sarà l’ultimo passo, quando sulla nostra casa apporremmo il comignolo”.

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