In attesa di trovare Miss X, candidata civica alternativa ad Andrea Fora intorno alla quale chiamare a raccolta tutto il centrosinistra, a partire dal Partito Democratico, il Movimento 5 stelle lancia le Regionarie per scegliere i venti nomi da inserire in lista. Consultazioni che erano state “congelate” proprio in attesa di sviluppo nella trattativa con il Pd, che si è impantanata sul nome del candidato presidente, dopo i “no” ricevuti da Brunello Cucinelli e da Fausto Cardella.
Mercoledì i pontieri di Pd e M5s si sono incontrati per stringere sull’accordo. Meno affannati i dem, perché i tempi ristretti giocano a favore del candidato civico già scelto, Andrea Fora. Al quale, però, non si rassegnano i grillini umbri, che considerano quello di Fora un nome già scelto dal Pd e quindi inaccettabile. Ecco perché sarebbero in cerca di una figura “di alto profilo”, da cercare nel mondo imprenditoriale o in quello accademico-giudiziario. L’ultimo nome circolato è quello di Catia Bastioli, la 62enne manager folignate amministratore delegato di Novamont e presidente di Terna, il colosso che gestisce la rete elettrica. Un profilo giusto, si ritiene, da contrapporre alla Tesei. Con a supporto l’attivissima sindaca di Assisi, Stefania Proietti. Una soluzione, quella di Catia Bastioli, tale da far arretrare l’ex presidente di Confcooperative Umbria. Che però prosegue gli incontri già fissati nella sua campagna elettorale
Intanto, i pentastellati vogliono mettere un punto almeno sul capitolo lista. Oggi (giovedì) dalle 10 alle 19 i militanti umbri registrati sulla piattaforma online Rousseau potranno votare il loro candidato, così da definire la graduatoria dei venti nomi da inserire in lista. Ma non andrà come accaduto cinque anni fa, quando il più votato venne poi indicato come candidato presidente: sulla questione alleanza e scelta del presidente la base non sarà interpellata.
In fondo i militanti pentastellati oggi non avranno molto da scegliere, visto che una consistente scrematura tra le candidature pervenute l’ha fatta direttamente lo staff. Alla fine, alle Regionarie sono stati ammessi 27 candidati. Ne resteranno fuori solo 7, dunque.
Ai nastri di partenza c’è la consigliera regionale uscente, Maria Grazia Carbonari, indicata anche come possibile candidata presidente prima dell’intesa per declinare anche in Umbria la maggioranza giallorossa di Governo. Ma che però nella lista di merito con cui compaiono i candidati è solo al quarto posto. In testa compare l’orvietana Lucia Vergaglia, che ci riprova, dopo che proprio Rousseau aveva gettato dalla Rupe la lista che l’avrebbe dovuta sostenere per la corsa a sindaco. E ancora, secondo l’ordine di merito, la 52enne perugina Sabrina Liberatoscioli, alla prima prova del voto. Simonetta Checcobelli aveva invece già provato a guidare il M5s alle comunali a Corciano. Angelica Trenta ha già avuto un’esperienza come consigliere di opposizione a Terni. Mentre Michele Pietrelli, pur candidato a Perugia, non è riuscito ad approdare a Palazzo dei Priori. Dario Toffano, presidente del Comitato per la difesa del Rio Fergia a Gualdo Tadino. Da Perugia arriva anche l’avvocato Cristian Brutti, che lo scorso anno mancò di un soffio l’elezione in Senato. L’architetto Fausto Savini cinque anni fa guidò, senza successo, la pattuglia pentastellata alla conquista del Torrino a Foligno. E ancora: Serenella Bartolomei, Alice Lupatelli, Andrea Ciprini, Antonello Semeraro.
Thomas De Luca un anno fa fu battuto al ballottaggio da Leonardo Latini nella sfida per la fascia tricolore a Terni: oggi prova ad entrare a Palazzo Cesaroni. La lista prosegue con Claudio Patricolo, Massimo De Pascalis, Elisa Gallina, Daniele Massoli, Paola Pucci, Gennaro Spiezio, Fabio Andrea Petrini, Massimo Caprabianca, Veronica Milei, Luciano Pellegrini, Andrea Pichelli, Fabrizio Piermarini.
Sono questi i nomi che oggi si sfidano all’ultimo click. Una scelta limitata, ma almeno qualcosa i militanti umbri possono dire in questa campagna elettorale in cui non sono potuti andare oltre gli sfoghi sui social.
In realtà, c’è un altro luogo (sempre virtuale) dove i pentastellati possono sfogare la propria rabbia vedendosi esclusi dalle trattative romane sull’alleanza con il Pd e per la scelta del candidato presidente. E’ la chat Whatsapp dei portavoce del Movimento, di cui l’agenzia Adnkronos ha pubblicato ampli stralci.
“Se avessi in mano 33 lettere di dimissioni potenziali di tutti i portavoce, forse qualche info riuscirei a ottenerla” scrive il senatore Stefano Lucidi. Un classico fallo di frustrazione, da parte di chi non riesce a sapere nulla di cosa si sta decidendo a Roma. Una proposta provocatoria che trova l’adesione del consigliere comunale di Città di Castello Marco Gasperi: “Per me firmala tranquillamente“.
E non è che gli altri parlamentari umbri siano più teneri. Scrive Tiziana Ciprini a proposito della trattativa con il Pd: “Quindi ci facciamo usare per i loro ca… avanti tutta che dal 27 torniamo allo zero virgola”. Mentre Filippo Gallinella spara a zero su Andrea Fora: “E’ stato scelto a tavolino senza condivisione ed essendo vicino agli ambienti cattolici pensano che possa portare via qualche voto al centro. L’hanno scelto Verini e la Sereni… e ho detto tutto“. Un passaggio, questo, sottolineato anche dalla ex governatrice Catiuscia Marini, postando il pezzo dell’Adnkronos.
“Noi siamo lì a mendicare ‘un nome pulito’ – scrive il consigliere comunale di Corciano Mario Ripepi – ma se dietro c’è una montagna di merda chi se ne frega! la rivoluzione gentile è diventata una pagliacciata, ci stiamo rendendo ridicoli al mondo. Senza identità e senza dignità non avremo scampo, anche se il voto lo rimanderemo all’infinito. Al massimo potremo restare ago della bilancia, come minimo uno dei tanti partiti messi lì in un angolo“. Aggiungendo: “Mi fa specie che quattro parlamentari ed oggi un sottosegretario umbri non hanno accesso alle informazioni e non possono nemmeno chiederne ed avvicinarsi a Di Maio. A 9 giorni dalla consegna firme. Ma che roba è questa? Dove siamo finiti?“.
Tanto che Lucidi si trova costretto a rilanciare, accusando la gestione del partito anche nel resto d’Italia: “Purtroppo qui funziona che chi strilla di più e chi minaccia ottiene delle cose. Vedi presidenze di Commissione Gallo e Morra ma anche ministeri, vedi Castelli e sottosegretari“. E sempre Lucidi informa poi su un confronto avuto con lo staff di Di Maio: “Stavolta ci siamo incazzati“, assicura.
E il risultato è quello sintetizzato, con amarezza, da una consigliera: “Noi dobbiamo metterci la faccia senza sapere chi sarà il candidato presidente della coalizione e chi sarà in lista? Sempre se si farà“.
Tra le poche voci in difesa del capo politico, quella del consigliere di Gubbio Rodolfo Rughi: “Massima fiducia in Di Maio“.
Anche perché l’alternativa è quella di non riuscire a presentare le liste. E allora, via libera, almeno, alle Regionarie, giusto per eliminare sette nomi di troppo. Per il resto, lasciate fare ai vertici romani.