da Sinistra per Perugia a firma di Giuseppe Mattioli e Paola Sabbatini
I risultati delle elezioni regionali ci consegnano un dato incontrovertibile: l’Umbria è contendibile.
Le elezioni hanno confermato quello che già l’elettorato aveva segnalato, abbastanza chiaramente, nella tornata delle elezioni amministrative dello scorso anno. La coalizione di centrosinistra, egemonizzata dal PD, non è più attrattiva per l’elettorato come lo era stata in precedenza. In particolare perde appeal sull’elettorato giovane e quello colpito dagli effetti della crisi economica, con tutto il suo portato di precarietà del lavoro, incertezza sociale, scarse prospettive per il futuro.
Impressiona il livello di astensionismo raggiunto, spia chiara della mancanza di fiducia, nell’offerta di progetti politici disponibili e nelle istituzioni stesse, di affrontare la crisi economica e dimostrare di essere in grado di incidere sulle condizioni materiali di vita di tanti cittadini.
In una campagna elettorale tramutatasi in un referendum sul governo Renzi, i reali protagonisti della contesa si sono ridotti a pochi soggetti: il PD, ovviamente, e le principali forze di opposizione, la Lega, il M5S e la destra.
Infatti, il risultato elettorale modifica radicalmente il panorama politico regionale umbro, con le forze del centrosinistra alleate con il PD che passano dal 24% del 2010 al 6%, e con una opposizione che vede l’ingresso del M5S con due consiglieri, così come la Lega Nord, e con FI ridotta ad un solo consigliere come Fratelli d’Italia.
Dunque una geografia politica del Consiglio regionale mutata, anche in virtù di una legge elettorale regionale, i cui connotati democratici si scorgono a fatica.
La Sinistra per Perugia ha partecipato con convinzione alla lista unitaria Umbria più Uguale, di cui salutiamo il risultato positivo, con l’elezione di un consigliere, Giuseppe Biancarelli.
Un risultato che non va sottovalutato e che ha garantito la presenza in Consiglio regionale di un rappresentante della sinistra umbra che conquista, con un seppur modesto 2,58%, oltre 9 mila voti.
Questo risultato sconta il carattere referendario delle elezioni, la difficoltà di spiegare con chiarezza la specificità dell’Umbria rispetto alle dinamiche nazionali e la collocazione della lista Umbria più Uguale, all’opposizione del governo Renzi ma alleata della Marini.
Una difficoltà accentuata dallo schiacciamento di alcuni settori del PD sul governo Renzi e dalla “rabbia” popolare montante, causata dalle politiche di austerità e dalla capacità di alcune forze di cavalcare e alimentare la paura sociale e culturale dei penultimi della scala sociale nei confronti degli ultimi, ad iniziare dalle poche centinaia di profughi accolti in Umbria.
Quindi sono molte le cause regionali e nazionali che hanno determinato un risultato rimasto in bilico per molte ore prima della vittoria finale.
Per l’Umbria questa è una situazione inedita ma che più di qualsiasi cosa spiega le difficoltà di consenso del centrosinistra.
Ulteriori elementi di riflessione ce li offre il varo della nuova giunta regionale, incoerente rispetto alla coalizione che, seppur soffrendo ha vinto le elezioni. La nuova giunta incarna il patto Marini – Bocci, il nuovo asse della politica regionale ed esclude tutti gli alleati che di questo asse non sono stati partecipi.
L’esclusione dalla nuova giunta di Umbria più Uguale e di un rappresentante dell’area della sinistra umbra, compresa la sinistra del PD che ha portato 17 mila voti alla coalizione, è più di una dichiarazione programmatica della legislatura, è un indirizzo politico futuro che fa rientrare dalla finestra quella autosufficienza del PD uscita dalla porta alla vigilia delle elezioni regionali.
Senza arrivare a conclusioni premature diciamo che la composizione della nuova giunta regionale, senza la sinistra della coalizione, determina dal nostro punto di vista più di una preoccupazione. L’Umbria ha bisogno di una “svolta”, ma a sinistra non verso posizioni moderate
C’è da registrare, inoltre, l’esclusione di Perugia fra i territori di provenienza dei nuovi cinque assessori, la città persa nel 2014, il territorio con il maggior numero di elettori. Difficile considerare un tecnico, un professore universitario, che mai si è misurato con il consenso, rappresentante degli interessi di Perugia e del suo territorio.
La Sinistra per Perugia esprime preoccupazione per il risultato elettorale e un giudizio interlocutorio sulla nuova giunta regionale.
Le forze della sinistra umbra, in questa tornata elettorale, hanno riportato un risultato al di sotto delle aspettative, sia quelle che hanno scelto una collocazione esterna al centrosinistra (L’Umbria per un’Altra Europa e Casa Rossa), sia quella nella coalizione (Umbria più Uguale e Sinistra PD), comunque un risultato che si aggira intorno ai 30 mila voti, compresi quelli riportati dai candidati della Sinistra PD. Un patrimonio significativo che non va disperso, innanzitutto riaprendo il confronto, costruendo luoghi comuni, puntando ad una unità di azione, istituzionale, sociale e politica.
Questo è l’impegno de La Sinistra per Perugia per i prossimi mesi.