Braccia destre tese nel segno del saluto romano, fuori dalla chiesa di San Domenico, per l’ultimo saluto al camerata Lando Lollo Frattegiani. Sguardi fieri di chi è convinto che Lollo continuerà ad essere una guida, ma anche lacrime di commozione per chi ne ricorda la grande gentilezza e umanità.
Perché Lollo non è stato solo un irriducibile che nei decenni nell’Umbria rossa non ha mai temuto di definirsi fascista. Ma anche il Lollone, istituzione di Perugia e soprattutto del Borgo Bello.
Coerente con una fede politica comunque scomoda (soprattutto in certi anni), “l’ultima raffica di Salò“, come si definiva in un celebre manifesto elettorale, non si spegnerà, assicurano i giovani di ieri e di oggi che ne hanno sempre ammirato le idee e il coraggio con cui ha continuato a professarle. Anche con iniziative goliardiche. Come quando in Corso Cavour celebrò il funerale di Gianfranco Fini, colpevole di “aver ucciso la destra“.
I suoi avversari politici spesso ridevano della sua moda “nostalgica” e dei suoi manifesti elettorali provocatori. Ma Lollo Frattegiani, in quei messaggi, ci credeva ed ha sempre continuato a farlo. “Io non ho tradito“, recitava uno di questi. Perché per Lollo era il resto dell’Italia che andava al contrario. Ne era convinto, anche quando solo una minoranza la pensava come lui.
E ne sono convinti quanti, fuori dalla chiesa di San Domenico o attraverso i tanti messaggi affidati ai social, hanno voluto rendere l’ultimo omaggio a Lando Lollo Frattegiani.