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Luca Ferrucci anticipa Verini e lancia il suo “Cantiere civico”

Il nome Luca Ferrucci è stato più volte avanzato come candidato alla Regione, del Pd prima del terremoto della Sanitopoli che ha travolto il partito e del nuovo centrosinistra poi.

Il professore universitario, tecnico un tempo vicino all’ex governatrice Marini con cui poi è entrato in rotta di collisione quando era commissario straordinario dell’Adisu (carica da cui si dimise nel gennaio del 2018, in polemica per la vicenda dello Studentato di San Bevignate) ha rotto gli indugi di fronte alle operazioni condotte dal commissario umbro del Pd, Walter Verini, ed in una mail dal titolo “immersi nel caos” ha sfoderato il suo manifesto del “Cantiere civico per non lasciare l’Umbria alla destra”.

Dell’opportunità di creare un mantello civico sotto cui coprire un brand, quello del Pd, che appare ormai desolatamente perdente (e non solo per i guai giudiziari) discutono vari esponenti (ed ex) del Partito democratico, tra consiglieri regionali a fine mandato che rischiano di non essere ricandidati ed ex amministratori di città importanti, tra cui Perugia. Questa volta, però, l’idea sembra avere un obiettivo diverso, dato che proviene da uno di quei “tecnici” in ballo per guidare una coalizione che cerca faticosamente di riorganizzarsi e che al momento ha il suo principale collante nella paura di veder sventolare a Palazzo Donini le bandiere della Lega e degli altri partiti del centrodestra.

Un’area, come ha spiegato Ferrucci, che deve comprendere la “cultura cattolica, laica e riformista” della regione. Con alcune parole d’ordine: lavoro, competitività delle imprese, giovani, ambiente, infrastrutture.

Ferrucci fissa anche una data: il 13 luglio. Giusto qualche giorno di quel 20 luglio che indicativamente Verini aveva indicato per la due giorni programmatica in cui il Pd, attraverso un confronto con i propri sindaci ma anche con le altre forze riformiste, avrebbe svelato il suo piano per le elezioni regionali d’autunno, candidati compresi. Passaggio, quello relativo alla composizione di liste e candidati, che Ferrucci sposta invece a settembre.

Resta da vedere, ora, se la strada del Pd che vuole “aprirsi alla società civile” e quella del “Cantiere civico” di Ferrucci si incontreranno. Con il professore che però, pur pronto al dialogo, non intende farsi da parte di fronte alla “ragion di partito” che qualcuno già prevede potrebbero prevalere in dirittura finale.