Cronaca

Lotta alla droga, chiuso negozio etnico a Fontivegge | Pusher in manette

Serrande abbassate per il bazar giudicato dagli inquirenti base logistica di spaccio e luogo dove organizzare guerriglie tra bande. La polizia ha chiuso un negozio etnico in piazza del Bacio e ha applicato alla titolare, una 39enne nigeriana, la misura preventiva di sorveglianza speciale. I sospetti sulla natura del bazar a Fontivegge c’erano da tempo, ma la svolta è arrivata solo nelle scorse ore. La donna già nota alle forze dell’ordine da quando il suo negozio si trovava in via della Ferrovia, ora ha l’obbligo di dimora a Corciano e quello di presentarsi alla polizia giudiziaria per due volte la settimana. Tutto ha inizio nel 2014, dopo una retata in cui gli agenti della questura arrestarono venti persone, molte delle quali utilizzavano quel negozio per nascondere la droga, come luogo dove procacciare clienti e dove trovare protezione. In seguito a guai giudiziari, la donna aveva poi spostato il negozio in piazza del Bacio e anche lì, secondo quanto ricostruito, il nuovo bazar avrebbe giocato un ruolo centrale nelle dinamiche dello spaccio.

Impegnati in un’altra indagine, gli agenti della sezione criminalità diffusa della Mobile di Perugia, nelle scorse ore hanno eseguito il fermo, disposto dalla procura, di due maghrebini ritenuti al centro di una fiorente attività di spaccio di droga a Fontivegge e Case Bruciate. La polizia si è concentrata sui due soggetti, che utilizzavano lo stesso telefono cellulare, notati in più occasioni a spacciare eroina e cocaina a Case Bruciate. Una zona strategica, vicina ai luoghi maggiori di spaccio, come Fontivegge e piazza del Bacio.
Così gli agenti della polizia di Stato hanno accertato i contatti fra i numerosi clienti e i due soggetti, attraverso il telefono dei pusher e assistito agli incontri per lo scambio con la droga confezionata in piccoli involucri nascosti nel terreno, evitando di doverla portare ogni volta con sé. Nel corso delle perquisizioni eseguita dalla Mobile è stato recuperato anche il telefonino usato per gestire l’attività di spaccio. I due si trovano in carcere, a Capanne, in attesa dell’udienza di convalida.