Assisi

L’odissea infinita dei (non) viaggiatori umbri: i biglietti Aliblue sono senza rimborso, e manca l’assistenza legale

Non hanno assistenza legale, non hanno il rimborso del biglietto e non sanno neppure a chi chiedere aiuto, visto che tutti quelli che hanno responsabilità, dirette o indirette, si sono dichiarati “non colpevoli”. I protagonisti di questa vicenda sono una quarantina di persone, tutti umbri, che nella primavera del 2018, sulla scia dell’annuncio di Sase dell’attivazione voli per Olbia e Perugia-Cagliari-Trapani (e ritorno) operati dalla compagnia AliBlue Malta, avevano acquistato dei biglietti, in prevendita, per andare via qualche giorno nei weekend o per le vacanze estive.

A parlarne a Tuttoggi.info sono Maria Elena Bravi, Alessandra Ortu, Loredana Manzanares, Sara Torrini, Giuseppe Budriesi e Michele Roscioli. Sono loro, insieme ad altri viaggiatori che stanno tentando di capire se esista un lieto fine per la vicenda, che vede in ballo, tra tutti i biglietti comprati, circa 20.000 euro di rimborsi (e che interessa circa una sessantina di persone). Come noto, infatti, dopo aver aperto le prevendite, pochi giorni prima dell’avvio dei voli, Aliblue Malta ha comunicato che le sarebbe stato impossibile operare i voli programmati, e che – di conseguenza – le prenotazione erano da considerare annullate.

La Sase, società che gestisce lo scalo perugino si dichiarò sconcertata, tanto più che la cancellazione di Aliblue Malta arrivava a poche settimane da quella della Cobrex Trans, altra compagnia desaparecida. Sase – con un gesto che voleva dimostrare disponibilità – dichiarò che avrebbe fornito agli interessati un punto di ascolto telefonico presso l’aeroporto. Inoltre – riepilogano i passeggeri – la società ci ha presentato un legale di sua fiducia (Delfo Berretti) per arrivare rapidamente ad ottenere il rimborso della spesa effettuata per l’acquisto dei biglietti, poi rivelatisi inservibili“.

AliBlue Malta, pur dichiarando la sua non responsabilità per la cancellazione dei voli programmati, in un primo tempo si sarebbe detta disponibile a rimborsare quanto incassato, fissando per i pagamenti date via via successive. L’ultima (che comunque non sarebbe stata onorata) era prevista a metà dicembre 2018. Visto il mancato lieto fine della vicenda, a gennaio l’avvocato di fiducia ha convocato un incontro con i ‘viaggiatori mancati’, circa 60 persone. “Ci disse – riepilogano gli acquirenti dei biglietti – che dai contatti avuti con AliBlue Malta, e dalla ricerche da lui effettuate, sarebbe risultata una sostanziale insolvibilità della compagnia e dei suoi legali rappresentanti. Propose, dunque, di agire legalmente, prospettando come via preferenziale quella della responsabilità penale“.

La conferenza stampa di presentazione delle tratte AliBlue

Ma alcuni acquirenti – raccontano ancora Bravi, Ortu, Manzanares, Torrini, Budriesi e Roscioli – proposero una soluzione alternativa. Nella fattispecie, vista la “responsabilità oggettiva” di Sase nel disguido dei biglietti (fu infatti la società di gestione a presentare pubblicamente AliBlue Malta, “fungendo, dunque, da intermediario e garante nei confronti dei cittadini“, senza dimenticare il punto telefonico e la messa a disposizione di un legale di sua fiducia), avrebbe potuto essere la stessa Sase a farsi carico del rimborso, attraverso la formula della “cessione del credito”. Sase, poi, avrebbe poi potuto recuperare i soldi definendo direttamente la questione con AliBlue Malta.

La proposta sembrò molto interessante a quasi tutti e l’avvocato si impegnò a presentarla alla società“. Che però ha risposto picche: secondo la documentazione fornita, infatti, “Sase avrebbe dichiarato irricevibile la proposta medesima, non considerandosi giuridicamente responsabile del debito“, mentre il legale avrebbe fatto sapere di “considerare chiuso il rapporto professionale con gli acquirenti, avendo riscontrato ‘un clima di sfiducia’ nei suoi confronti. Insomma, ad oggi – denunciano gli acquirenti dei biglietti AliBlue in una nota – siamo senza rimborso e senza assistenza legale. Per questo abbiamo deciso di rendere pubblica la vicenda, per fare in modo – conclude l’appello – che Sase ritorni ad essere interlocutore credibile, ed offra, attraverso la cessione del credito, la possibilità di risolvere il problema dei cittadini“.