Città di Castello

Lo ‘Sposalizio della Vergine’ (clonato) torna a casa dopo 222 anni

Dopo 222 anni la chiesa di San Francesco a Città di Castello tornerà ad accogliere lo “Sposalizio della Vergine” di Raffaello, opera d’esordio e fra le più celebrate dell’urbinate, che la ultimò appena 21enne nel 1504 proprio per questo luogo, da cui venne poi rimossa nel 1798 per mano del generale napoleonico Lechi.

Il clone dello Sposalizio della Vergine

Non si tratta ovviamente dell’autentica pala d’altare che le vicende successive a quella sottrazione condussero a Milano, nella Pinacoteca di Brera dove oggi è conservata, ma del suo perfetto clone, una stupefacente replica frutto di sofisticati processi di acquisizione e stampa 3D d’avanguardia, capaci di rappresentare fedelmente la pennellata materica di Raffaello, le linee di costruzione, i cretti e tutte le imperfezioni presenti sull’originale della tavola.

Riproduzione in gigapixel+3d

La riproduzione tridimensionale, che sarà posta nella cappella per cui lo “Sposalizio della Vergine” venne realizzato, è infatti il risultato dell’elaborazione dell’immagine digitale in “gigapixel+3d” del capolavoro, acquisita lo scorso 2 novembre alla pinacoteca meneghina da Haltadefinizione, tech company del gruppo Franco Cosimo Panini Editore, dedita all’arte e ai beni culturali.

La tecnica dell’immagine in “gigapixel+3d” consente di ottenere esemplari digitali a elevata risoluzione dei dipinti, tramite l’unione e l’elaborazione di grandi quantità di singoli scatti fotografici a porzioni del medesimo soggetto – 4250 fotogrammi nel caso dello Sposalizio – poi ricomposti grazie ad algoritmi appositamente studiati. Nascono così immagini dettagliatissime, costituite da miliardi di pixel e in grado di mostrare anche i più piccoli e impercettibili particolari di un quadro.

Identico all’originale

La digitalizzazione di questo capolavoro ha richiesto un’elaborazione informatica di 15 giorni, che ha generato un unico file TIF di ben 1,13 Terabyte. Ma il procedimento utilizzato consente anche di rilevare la matericità dell’opera, farne cioè una sorta di calco digitale che ne restituisce un’impronta tridimensionale con precisione nell’ordine della decina di micron. Grazie ai dati così ottenuti è quindi possibile attuare un processo di stampa innovativo, attraverso il quale viene fedelmente duplicata la superficie pittorica in termini fisici e cromatici, dando forma a un vero e proprio clone, visivamente identico all’originale.

Con la ricollocazione del gemello in high definition dello Sposalizio, a chi varcherà la porta di San Francesco a Città di Castello sarà d’ora in poi resa una prospettiva del tutto analoga a quella che un visitatore della chiesa poteva cogliere nel ‘500, un’esperienza suggestiva completata dal restauro della stessa cornice lignea dorata nella quale lo Sposalizio della Vergine di Raffaello era anticamente esposto, riportata all’antico splendore per accogliere la replica.

Il posizionamento dell’opera a San Francesco

L’operazione, oltre a rappresentare un significativo esempio di innovazione nel campo dei beni culturali e delle arti figurative, assume il senso di un prezioso regalo a Città di Castello e all’Umbria per questo Natale così anomalo e travagliato.

L’evento inaugurale che accompagnerà il posizionamento dell’opera sull’altare Albizzini di San Francesco – mercoledì 23 dicembre – è ideato e curato dal regista tifernate Giuseppe Sterparelli, che ha voluto regalare un momento di forte impatto scenico ai suoi concittadini, anche per supplire all’impossibilità di accedere in Chiesa. A partire dalle ore 18 di mercoledì 23 dicembre l’intera facciata gotica di San Francesco si animerà con la proiezione delle immagini in ultra-definizione del dipinto, uno spettacolo di luci accompagnato dalle note della sinfonia del compositore Salvatore Sciarrino dedicata proprio allo “Sposalizio”.

Anticipazione della grande mostra del 2021

Questo evento è l’anticipazione della grande mostra nazionale “Raffaello giovane e il suo sguardo”, in programma a Città di Castello a marzo 2021 (posticipata a causa dell’emergenza sanitaria), per commemorare il Cinquecentenario della morte dell’artista. Le sale di Palazzo Vitelli alla Cannoniera, che ospita l’unica opera del Maestro rimasta in città, lo “Stendardo della Santissima Trinità” (1499/1502), offriranno al pubblico la possibilità di ripercorrere il periodo qui trascorso da Raffaello tra 1500 e 1504, quando, appena 20enne, ricevette le prime importanti commissioni.