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LISTE D'ATTESA : UNA PIAGA REGIONALE

“II problema delle liste di attesa che i cittadini devono sopportare per l'ottenimento, da parte del servizio sanitario, di prestazioni specialistiche ambulatoriali o di esami diagnostici costituisce una delle piaghe della sanità regionale”. Lo hanno sottolineato i consiglieri regionali Alfredo De Sio, Andrea Lignani Marchesani di Alleanza nazionale e Pietro Laffranco (Cdl per l'Umbria) presentando questa mattina a Palazzo Cesaroni la pubblicazione da loro realizzata ed incentrata sui tempi di attesa necessari per effettuare alcuni esami specialistici nelle diverse Asl della regione. Dal documento risulta che, soprattutto nella Asl 4 (quella per cui è stato possibile reperire dati più completi), per alcuni esami ci sono tempi di attesa molto più lunghi dei 30 giorni stabiliti dalla legge: si va dai 50 giorni per una visita gastroentologica, ai 69 per una visita oculistica fino ad arrivare a 121 giorni di attesa per un ecodoppler. Nelle Asl 1 e 2 (la numero 3 non avrebbe fornito dati in merito) il limite dei trenta giorni sarebbe sarebbe superato per circa 1/3 degli ambiti specialistici considerati.Per Alfredo De Sio le inadempienze della sanità regionale rappresentano un danno per i cittadini, che vengono privati della possibilità di svolgere analisi necessarie alla prevenzione, e per le casse della Regione, dato che la legge prevede il rimborso della differenza si spesa per le prestazioni effettuate presso strutture private qualora i tempi di attesa nel pubblico superino i 30 giorni. “Dal nostro monitoraggio – ha detto De Sio – è emerso che non sono stati rispettati gli obiettivi fissati con la delibera 1006 del 2006, che fissava precisi limiti nell'attesa per gli esami. La stessa delibera stabiliva un cronogramma, cioè delle precise scadenze per il raggiungimento di certi obiettivi, molti dei quali (tra cui i report di valutazione intermedia delle applicazioni delle misure di contenimento dei tempi di attesa, l'adozione delle agende di prenotazione dei ricoveri, l'estensione della modalità di prenotazione dei controlli direttamente dagli specialisti presso tutte le aziende sanitarie) non sono invece stati conseguiti. Va inoltre segnalato che la non rispondenza delle liste d'attesa ai parametri fissati non ha minimamente influito sulle valutazioni dei manager e dei direttori sanitari. La nostra indagine ha fatto emergere il grave dubbio che ci sia una volontà di non snellire le liste d'attesa, in modo da far svolgere parte del lavoro ai privati, recependo comunque una percentuale di quanto pagato dai cittadini senza però impegnare le strutture pubbliche”.Andrea Lignani Marchesani ha criticato “una Regione che usa un 'modello americano', con direttore generali che rispondono solo a se stessi e con il rischio, per i cittadini meno abbienti, di non potersi curare e di non poter fare prevenzione a causa delle lunghe attese necessarie per il servizio pubblico. Esistono per i cittadini possibilità di difesa (chiedendo il rimborso della differenza con quanto pagato nel privato rispetto alla tariffa mutualistica) che la normativa vigente riconosce a tutti gli utenti che però spesso sono sconosciute anche a causa della sistematica opera di occultamento per mezzo della quale il servizio sanitario cerca di evitare rivalse dei cittadini nei confronti del sistema e delle sue inefficienze”.”Va rimarcato – ha evidenziato Pietro Laffranco – che quando l'utente sceglie di effettuare la prestazione a pagamento, l'attesa magicamente si accorcia consentendo di ottenere la stessa visita o il medesimo esame in appena 24/48 ore. Il tema della riduzione delle liste potrebbe portare ad una positiva collaborazione pubblico/privato nell'interesse del cittadino: le convenzioni con i privati posso ridurre le i tempi di attesa a parità di spesa o addirittura con un risparmio per la sanità regionale. Proporremo di inserire nel prossimo Documento annuale di programmazione (Dap) delle misure concrete per affrontare questo problema ed attiveremo la Terza Commissione affinché se ne occupi quanto prima”.