In un post sulla pagina ufficiale di Facebook del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto, apparso a poche ore dalla attesa “prima” de La Traviata di ieri sera, 21 settembre al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti, è stato scritto quanto segue :
“CHI E’ E COSA RAPPRESENTA VIOLETTA? (Volutamente al presente). Verdi che nelle sue intenzioni voleva rappresentare “un soggetto moderno”, prende da Dumas in prestito lo spunto per il personaggio di Violetta Valéry e le conferisce un duplice titolo: cortigiana ed eroina, la donna che nel teatro del XIX secolo sfiderà le convenzioni della bigotta borghesia.
Quant’è attuale appoggiarsi all’idea di un sentimento per allontanarsi da una situazione nella quale ci sentiamo soffocare? Per Alfredo, Violetta non canta al suo passato accusatore ma alla bellezza che ha e che vuole, mentre nei tre atti fugge inseguita dalla vita. “La Traviata” diventa così il manifesto di forza ed emancipazione femminile e umana. Violetta proverà con tutte le sue forze a non cedere, contro le etichette nelle quali la società vorrebbe rinchiuderla in un vortice di noncuranza. Lei aggredita anche dalla tisi tenterà di resistervi fino alla fine. Per amore sì, ma soprattutto per sé stessa tornerà alla vita anche nella morte.”
Se questa che abbiamo appena letto è da considerarsi a tutti gli effetti come la sinossi di ciò che è andato in scena ieri sera, allora risulta molto più chiara la scelta del regista Giorgio Bongiovanni e dello scenografo Andrea Stanisci di ambientare questa Traviata in un contesto contemporaneo, dove il celeberrimo ricevimento del primo atto si tiene in una ambientazione da luminoso ed elegante Lounge Bar, luci abbaglianti e neon inclusi, dove i convitati brindano non più con i “lieti calici” ma con sinuosi flute bordati d’oro e dove l’eleganza non è ovviamente quella inamidata dei corsetti e delle crinoline per le signore o degli sparati da marsina per i signori, ma sono camicie bianche, pantaloni a sigaretta e giacche colorate, cappelli spiritosi, abitini da sera simili a sontuosi negligè de soir, tacchi e parrucche bionde per finto “bionde nell’anima” come lo è dunque la nostra Violetta. E telefoni cellulari per i selfie.
Non disturba affatto allora lo svolgersi di un opera verdiana nella trasposizione cronologica operata dal Lirico Sperimentale di Spoleto, che anche per una pura questione lessicale altrimenti si sarebbe dovuto intitolare “Lirico Tradizionale”. Ciò che conta è trasmettere lo spirito scardinatore di Violetta, eroina moderna, vaso di coccio tra mille anfore di pesante pietra indurita da centinaia d’anni di consuetudini sociali.
Anzi, scene, costumi e luci, predispongono ad una riflessione che va ben aldilà del libretto di Franco Maria Piave, anche se, come la storia dell’opera ci ricorda, alla sua prima assoluta nel 1853 La Traviata fu considerata dirompente per gli schemi della borghesia del tempo e si dovette provvedere più volte ad un suo rimaneggiamento per non cadere nelle maglie della censura.
Oggi, invece, che i testi operistici sembrano essere solo degli ammennicoli a volte limitanti, rispetto a partitura musicale e voci, l’uso delle scene dei costumi e delle luci consente un recupero delle storie narrate che riprendono forza e vigore anche nelle trasposizioni cronologiche. Dunque non tutto è da criticare per delitto di lesa maestà ogniqualvolta si esce dalla tradizione e si sperimenta.
A Spoleto del resto se ne è fatta una missione, vincente. L’unica cosa da tenere d’occhio, magari, sono gli anacronismi “simpatici”, come scrivere lettere con carta, penna e calamaio dopo aver fracassato lo smartphone che non invia messaggi, o tentare di richiamare la propria amata con il cellulare mentre invece fugge in calesse. L’unica licenza poetica concessa è Violetta che muore di tisi nel 2018.
E detto questo, coglie nel segno ancora una volta la regia di Giorgio Bongiovanni che sa come muovere a modo coro e cantanti nell’ambientazione di Stanisci. Nel ricevimento del primo atto, in casa di Violetta Valery a Parigi, o nella animata scena della festa in casa di Flora Bervoix, tutta giocata sui toni del rosso e del nero, dove il coro canta Noi siamo zingarelle e Di Madride noi siam mattatori, curiosa anticipazione, per assonanza tematica e musicale, con la Carmen di Bizet che arriverà in scena solo una ventina di anni dopo, nel 1875. Ed infine, mantenendo una coerente impostazione incentrata sui contenuti, tutto il terzo atto in cui il dramma si compie e dove la scena di insieme deve solo lasciare spazio e volume alle voci dei cantanti a cui è dato il compito di trasmettere anima e cuore di ciò che sta accadendo in una stanza chiusa, mentre fuori impazza il carnevale.
Una Traviata avvolgente, intima, che accompagna il pubblico in un nuovo approccio all’ascolto, e dove musica e canto sono li a ricordare come tutto abbia un filo conduttore ininterrotto dal 1853 ad oggi.
Le grandi opere rappresentate nel corso della programmazione della Stagione del Lirico Sperimentale, possono essere considerate alla stregua di lussuosi saggi di fine corso per i vincitori del Concorso Europeo. Ma la stessa Opera rappresenta anche il palcoscenico ideale per i giovani componenti dell’OTLiS (Orchestra del Teatro Lirico Sperimentale), una occasione straordinaria per cimentarsi con le partiture più conosciute e in contesti “effettivi” e non solo concertistitici. Stesso discorso per il coro del Teatro Lirico Sperimentale, che vanta eccellenti professionalità guidate dal M° Mauro Presazzi. Nella serata della prima, entrambe queste realtà si sono dimostrate elementi insostituibili per precisione vocale e pulizia di suono. Il tutto sotto l’occhio vigile del solido M° Carlo Palleschi che da sempre si occupa della direzione nel “grande “ repertorio della tradizione operistica offerto dallo Sperimentale.
Rimarchevoli il brio e la forza del secondo e terzo atto, mentre il primo ha avuto qualche momento di eccessiva calma. Sarà una nostra idea, ma l’impressione ricevuta è che la scelta del tempo fosse tagliata su misura per le capacità vocali dei protagonisti.
Bisogna sempre ricordarsi che all’inizio della carriera Verdi veniva definito “l’Attila dei cantanti”, cosa poi ampiamente modificata nel tempo per dare invece più importanza alla presenza scenica del cantante che poteva per questo contare su una musica che proponeva fraseggi, colori e accenti in modo tale da non cannibalizzare il personaggio rispetto alla capacità di canto.
Nella vocalità di Alfredo Germont– il tenore Mauro Secci, qualche tentennamento in tal senso c’è stato solo nel primo atto. Ma possiamo considerare la cosa come l’ansia della prima. Il tutto è stato poi superato negli atti successivi e la voce di Secci, è arrivata con precisione dove doveva.
Maliziosa, femminile e tragica allo stesso tempo la Violetta- Zdislava Bockova, una soprano dalla presenza scenica imperiosa. Una vocalità completamente adattata al modello verdiano del soprano lirico drammatico d’agilità. E poichè tutto ruota intorno a lei, la parte si trasforma in qualcosa di più di un semplice saggio finale. Diremmo una vera e propria iniziazione alle arti del bel canto, superata con una sicurezza da artista consumata.
Ma dove La Traviata del Lirico Sperimentale trova la sorpresa assoluta è nella figura di Giorgio Germont, il padre di Alfredo- il baritono Daniel Lee. Lee strappa applausi fragorosi a scena aperta per la qualità impressionante della sua esecuzione. Una tessitura vocale affascinante come lo è la presenza scenica del baritono che è sempre a suo agio nella parte.
Bravi e concreti tutti gli altri cantanti dei ruoli minori, prima tra tutti Flora Bervoix- Noemi Umani, Annina-Klara Luznik, Gastone –Alessandro Fiocchetti, Barone Duphol-Paolo Ciavarelli, Marchese D’Obigny-Amedeo Testerini, Dottor Grenvil- Giordano Farina, Giuseppe-Nicola Di Flippo, Commissionario-Ivano Granci, Domestico di Flora-Giuseppe Conti.
Ricordiamo anche il prezioso contributo dei costumi di Clelia De Angelis e delle luci di Eva Bruno
Teatro Nuovo affollato e tanti applausi per una messa in scena convincente che siamo sicuri otterrà altrettanto gradimento anche nel tour regionale.
Repliche:
sabato 22 settembre alle 20, 30
domenica 23 settembre alle 17,00
Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)