Giorgio Sangati, regista di Rosicca e Morano, al debutto ieri sera al Teatro Caio Melisso per la 70^ Stagione del Lirico Sperimentale, lo aveva detto chiaramente nella consueta conferenza stampa del pomeriggio a poche ore dalla Prima, “Sarà un set cinematografico allestito a vista per ricordare in ogni momento agli spettatori che la loro visione è appunto costruita ad arte, che il loro sguardo è il punto di vista di una macchina da presa di una regia latente ma determinante”.
Ed in effetti non è mancato nulla nel set di Sangati, già assistente di Luca Ronconi negli ultimi anni del regista recentemente scomparso. C’era il punto di vista di Totò Le Moko, Casablanca, e persino Lawrence d’Arabia e Due marinai e una ragazza. Insomma c’era di che divertirsi in una sorta di cinemascope.
Del resto l’opera buffa settecentesca (in questo caso trattasi di due Intermezzi) aveva come scopo proprio quello di rendere la vita meno amara agli spettatori delle grandi operone tragiche che tra un tempo e l’altro, magari addentando cibarie e bevendo come uso del tempo nei teatri, si rifocillavano anche nello spirito.
Il prodigo Francesco Feo, napoletano e autore della cialtronata (sia detto con la massima complicità morale di chi scrive), nasce come compositore di musica sacra. Vai a vedere che alla fine tra un Pater noster e un Ave Gloria abbia avuto anche lui bisogno di ristoro mentale. Ecco dunque nascere questa storia strampalata e tradizionalmente en travesti, dove una giovinetta al solito sedotta e abbandonata si vendica nei confronti dello sciupafemmine di turno costruendo una improbabile vendetta al solo scopo finale di avere l’anello suggellatore. Non ci dilungheremo sui dettagli librettistici perchè vale assolutamente la pena andare a teatro nelle due repliche previste questa sera e domenica, 17 e 18 settembre per spassarsela senza pensieri, godendo di musica, canto e recitazione superbamente assemblati. Il rischio nelle partiture buffe settecentesche è sempre quello di una certa ripetitività, del déjà vu. Ma nella esecuzione di Rosicca e Morano assemblata e diretta dal’esperto barocchista Pierfrancesco Borrelli si sono udite tutte le sfumature possibili di un suono taumaturgico, rigenerante e forse anche più comico della stessa storia messa in scena. Merito si dell’autore ma anche di Borrelli e dell’insuperabile Ensemble dell’O.T.Li.S. (Teresa Lombardo-violino I, Anna Chiappalupi-violino II- Roberta Palmigiani- viola, Matteo Maria Zurletti-violoncello, Andrea Cesaretti- contrabbasso, Enrico Cicconofri-clavicenbalo).
E merito anche della nuova edizione critica di Ivano Bettin che grazie alla collaborazione tra lo Sperimentale di Spoleto e il Centro Studi Pergolesi con l’Università degli Studi di Milano hanno consentito di eseguire in prima rappresentazione dei tempi moderni una dimenticata Rosicca e Morano ormai ingombra di polvere secolare. Ma quando c’è la polvere sugli spartiti di solito arriva il pronto soccorso del M° Direttore Artistico Michelangelo Zurletti e del Direttore Claudio Lepore che oltre ad un piumino d’ordinanza per la spolvero sono anche dotati di fiuto infallibile per scovare preziosità in oblio.
Come sempre nelle Stagioni del Lirico Sperimentale, tutti gli occhi però sono puntati sulle performance dei cantanti, vincitori di concorso e desiderosi di mettersi in bella mostra.
E’ tradizione che nelle opere proposte i cast siano sempre due. Nella prima andata in scena ieri sera e poi successivamente nella replica del 18 settembre ci sono la mezzosoprano Annapaola Pinna -Rosicca e il baritono Paolo Ciavarelli-Morano. In scena anche i due allampanati ed efficacissimi mimi Raffaele De Vincenzi e Jacopo Spampanato. Nella replica di questa sera 17 settembre i protagonisti saranno Beatrice Mezzanotte e Antonio Cappetta.
Pinna e Ciavarelli sono disegnati da Sangati come una coppia di guitti scalmanati che si contendono la palma di chi la fa più grossa, usando un linguaggio a metà tra l’esperanto e la lingua degli eretici dulciniani alla frate Salvatore (Il nome della Rosa ndr.-CLICCA QUI). Eccellenti nei recitativi non lesinano anche nella capacità canora. Mentre strappa risate a bocca aperta Jacopo Spampanato che Sangati mette a servire i popcorn in platea, come giusto che sia al Gran cinema Splendor. Salvo il fatto che il mimo fa il mimo e si allarga, offrendoli anche al direttore d’orchestra intento nella conduzione di un intermezzo. Ovviamente tutti stanno al gioco incluso il pubblico che gradisce la gag che ha in se la sua delicatezza. Funzionali ed evocativi scene e costumi di Alberto Nonnato, che mantiene un profilo basso ma estremamente efficace nella dinamica della coppia che scoppia e poi si riaccoppia grazie ai travestimenti.
Al termine applausi scroscianti e tanti “bravo” da un pubblico soddisfatto, compiaciuto e sopratutto divertito.
E’ proprio il caso di dire che fino a quando c’è polvere sugli spartiti dimenticati c’è speranza.
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Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)