Cultura & Spettacolo

Lirico Sperimentale, debutta in prima mondiale “Lontano da qui” di Filippo Perocco

In occasione della sua 72ma stagione lirica, il Teatro Lirico Sperimentale “A. Belli” di Spoleto, diretto dal Maestro Michelangelo Zurletti, presenterà la nuova opera lirica in prima mondiale Lontano da qui.

L’opera è stata commissionata per l’occasione dal Teatro Lirico Sperimentale, con il supporto di Ernst von Siemens Music Foundation, al Maestro Filippo Perocco (Premio Abbiati 2016), uno dei più noti compositori della scena contemporanea. Regia di Claudia Sorace e libretto di Riccardo Fazi (cofondatori di Muta Imago); direzione tecnica e video di Maria Elena Fusacchia.

Dirige l’Ensemble strumentale del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto e l’Ensemble L’arsenale il Maestro Marco Angius; interpreti vocali saranno Daniela Nineva (mezzosoprano), Livia Rado (soprano) e Emanuela Sgarlata (soprano). Un’opera dedicata agli abitanti della Valnerina, che andrà in scena al Teatro Caio Melisso di Spoleto (7 e 8/09, ore 20.30 | 09/09 ore 17.00) e al Teatro La Cavallerizza di Reggio Emilia (28/09, ore 20.30 | 30/09, ore 18.00). L’opera è coprodotta con la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia. Info segreteria@tls-belli.it.

L’idea nasce dal suono delle campane. «Strumento legato fortemente al territorio e alle parti più intime di noi», continua Perocco, «le campane scandiscono la vita in ogni luogo». In scena solo due donne: una figlia (Livia Rado) e sua madre (Daniela Nineva). La Natura, assente fisicamente, si fa presenza vocale (Emanuela Sgarlata). Sono queste le protagoniste di Lontano da qui. L’opera che racconta il prima e il dopo di un evento drammatico. La trasformazione che segue ad un qualcosa che cambia. «Cauta, vagliai la mia piccola vita / separai ciò che svanirà / da ciò che durerà / finché una testa come la mia / a sognare si metterà» (Emily Dickinson, “I cautious scanned my little life”).

Primo atto, scene di vita quotidiana. «Apparentemente tutto sembra in quiete: il sole sta per tramontare come sempre e come sempre profumano i fiori. La natura si mostra serena, racchiusa nel suo eterno, ciclico movimento fatto di ritorni. La sera, è quella uguale a ogni altra. Tra le case, fatte antiche, di pietre e di stucco, ce n’è una: tra le sue mura, la voce di una figlia. Si sfila dalle lenzuola, esce dal letto, torna in bagno, si bagna il viso, entra in cucina, dove la televisione è ancora accesa…» (Claudia Sorace, regista)

Poi l’evento. Il velo cade. Note di frammentazioni e frantumazioni. La routine delle protagoniste si stravolge, ma il meccanismo si avvia di nuovo. La svolta. Lontano da qui è un tentativo di ricominciare. Riprendere quello che è stato, riavvolgere il nastro, come in un film, catalogare, rimettere in ordine e poi andarsene, scappare, correre quanto più forte possibile.

«Se il tempo veramente è ciclico – continua la Sorace – perché non provare a tornare indietro? Perché non cercare di riavvolgere il nastro? Forse, se si riuscissero a compiere gli stessi gesti, si potrebbe tornare lì, prima che tutto accada. Forse, se si rifacesse tutto perfettamente uguale, si potrebbe partire, andare via, uscire da questo tempo e mettersi in strada. Lontano da qui.»