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Lirico Sperimentale, applausi calorosi per il debutto di Serpilla e Bacocco

Il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto ne sa sempre una più del diavolo. Pur di non lasciare mai deluso l’affezionato pubblico delle sue stagioni (quella in corso è giunta alla 68^ edizione), rovista e scova piccoli spartiti del repertorio comico e barocco settecentesco italiano, che deliziano anche i palati più esigenti. E’ il caso di Serpilla e Bacocco di Giuseppe Maria Orlandini, ieri sera 19 settembre, al debutto spoletino al Piccolo Teatro di San Nicolò.

Nella Sala superiore del complesso monumentale, è andato in scena uno degli Intermezzi comici più antichi del repertorio settecentesco italiano.  La sua prima stesura risale al 1718 e allo stesso modo di tutti gli intermezzi musicali negli anni a seguire, nasceva con lo scopo di intrattenere il pubblico dei teatri più famosi tra un intervallo e l’altro delle opere serie del periodo. Dall’iconografia dell’epoca sappiamo come in teatro si potesse trascorrere molto tempo, mangiando e bevendo persino, oltre la normale lunghezza delle stesse rappresentazioni.  E così non c’era nulla di meglio che spezzare il pathos e la seriosità dell’opera principale con buffe scenette di vita quotidiana accompagnate da un Ensemble musicale ridotto, quasi sempre un quartetto d’archi ed un clavicembalo, per un tempo mai superiore ad un ora. “Testi esili e semplicissimi, al limite del banale– come racconta in conferenza stampa il direttore artistico, M° Michelangelo Zurletti- quasi sempre con un marito pasticcione ed una moglie cerbero, che affacciati sul proscenio del teatro divertivano il pubblico che li considerava come qualcosa di diverso dalla loro quotidianità”.

Nel caso di Serpilla e Bacocco, il tema dell’intermezzo è la vicenda coniugale di Bacocco, incallito giocatore di “bassetta” e Serpilla, moglie disperata e timorata che tenta la separazione dopo l’ultima perdita al gioco del marito, per poi cedere di nuovo all’amore per il maldestro e debosciato coniuge, con il trionfo finale dei sentimenti riappacificatori.
L’Intermezzo di Orlandini ebbe comunque una notevole fortuna e riuscì a varcare i confini italiani per arrivare nelle maggiori piazze europee come Parigi, dove introdusse il germe della “comicità” all’italiana, tanto che per lungo tempo non si eseguivano operette comiche (come la celebre La Serva Padrona di Pergolesi), senza che si rappresentasse anche Serpilla e Bacocco nella stessa serata.
Una analisi del libretto di Antonio Salvi, che si limita davvero all’essenziale dividendo la vicenda in tre quadri, casa, un aula di tribunale ed un bosco, risulterebbe inutile se non fosse però per alcuni passaggi del testo che introducono gustose onomatopee ( come ad esempio Tappe Tappe o Tuppe Tuppe per indicare il battito del cuore) che nel caso specifico servivano a testare l’abilità canora dei cantanti, ma che per l’epoca della stesura dell’Intermezzo risultano invece essere fantastiche anticipazioni di strutture linguistiche e poetiche che arriveranno quasi un secolo dopo.
In tutto questo hanno avuto un bel da fare sia il direttore Francesco Massimi che il regista Adamo Lorenzetti nel dover collocare musica, scena e movimenti, in una sala del complesso di San Nicolò che nel caso specifico si è rivelata inadatta.
Potendo utilizzare in scena 24 sedie, unico elemento scenografico presente, con  la necessità di collocare l’Ensemble in una posizione che non sminuisse il suono, ma dovendo utilizzare le sedie per il pubblico in modo da non ridurre i posti a sedere, si è scelto di sfruttare la sala ancora una volta per la lunghezza della stessa, con un risultato piuttosto mortificante in termine di acustica sia dell’Ensemble dell’O.T.Li. S. che dei cantanti. Per chi era seduto vicino al quartetto la musica superava a volte il canto, soprattutto quando i movimenti scenici spostavano i cantanti dalla parte opposta all’Ensemble e viceversa per il pubblico posizionato lontano dalla fonte musicale, il canto superiore alla musica. Un problema tecnico che in Serpilla e Bacocco è stato più evidente che nella precedente Grilletta e Porsugnacco, rappresentata lo scorso anno più o meno alle stesse condizioni, ma con l’ensemble posizionato al centro della sala.
Rigorosa come sempre ma non priva di entusiasmo la direzione del M° Massimi, al clavicembalo, che anche in questa occasione ha arricchito la serata introducendo l’Intermezzo con una sua Sinfonia composta alla foggia dell’epoca, seguito da Lorenzo Fabiani e Alessandro Mariani ai violini, da Andrea Pomeranz alla viola e da Matteo Maria Zurletti al violoncello.
Difficile, come detto, la regia di Adamo Lorenzetti, che ha fatto quanto possibile alla sala superiore del San Nicolò, cercando comunque di sopperire con la mimica ed il movimento dei cantanti alla ristrettezza di mezzi scenici e spazi.
Ottima voce e recitativo del baritono Biagio Pizzuti, Bacocco, che ha animato vocalmente e scenicamente l’Intermezzo seppure colpito da un fastidioso mal di gola. Tenue e inspiegabilmente dal volume vocale poco brioso, la mezzosoprano Chiara Tirotta,  Serpilla, vincitrice del concorso “ Comunità Europea” di quest’anno, che pur essendo una brillante cantante con una discreta esperienza all’attivo, è apparsa un po’ sottotono.
Repliche questa sera, 20 settembre, alle 21 e domenica 21 settembre alle 17.