Dunque, dunque in Umbria abbiamo un problema. Non basti il terremoto. Non paghi delle varie instabilità politiche e delle elezioni nelle redivive province. Tra i festeggiamenti pre e post natalizi ecco rispuntare l’allarme scoiattolo grigio.
Il mammifero roditore di origine nordamericana sta infatti invadendo i boschi umbri, in particolare quelli del perugino, prendendo il sopravvento sull’autoctono scoiattolo rosso, che sta via via scomparendo.
Il problema a dire il vero non è propriamente recente. Se ne parla già da qualche anno e forse rispetto alle catastrofiche stime di allora, i numeri si sono dimostrati ridotti rispetto alle previsioni. Forse grazie anche alle varie azioni “contenitive” messe in atto dai vari enti, tra cui ricordiamo l’ammissione della caccia con l’arco, fortemente osteggiata dalle associazioni protezione animali.
Una risultato comunque è stato raggiunto e oggi gli scoiattoli possiamo almeno contarli. La nuova forma di ‘immigrazione’, avvenuta sotto al naso dei salviniani e anche a di qualche pentastellato, conta oggi, dati alla mano, di una comunità “aliena” e invasiva di circa 1.500 esemplari.
Il conteggio è stato possibile grazie a un’attività di costante osservazione, raccolta dati e fototrappolaggio (foto scattate su rilevazione automatica, in associazione con un’esca alimentare) nell’ambito del progetto europeo di “Life U-SaveReds”.
“Complessivamente il progetto dura 4 anni (dal 2014 al 2018) – si legge nel sito – ed ha un budget complessivo di un milione e quattrocento mila euro. Di questi, la metà sono messi a disposizione dall’Unione Europea. I restanti sono messi come co-finanziamento dai partner” che sono ISPRA, Regione Umbria, ARP Lazio, Comune di Perugia, Istituto Oikos, Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche e Legambiente Umbria. A conti fatti, un progettino da quasi mille euro ad animaletto.
“Le indagini che abbiamo condotto hanno permesso di stimare complessivamente 1500 scoiattoli grigi – dichiara nel sito ufficiale del progetto la Dott.ssa Paola Aragno, naturalista di ISPRA – riferibili solo alla parte di territorio dove la presenza è stabile, poco più di 13 km². Per quanto riguarda le aree di espansione purtroppo le indagini hanno confermato che la specie ha raggiunto località a nord di Vagliano, a circa un km dal Parco Naturale di Monte Tezio“.
I paffuti e costosi scoiattoli grigi, facendo base nel popoloso quartiere di Ferro di Cavallo, stanno dunque spostando il fronte e conquistano spazi sempre più ampi sulle colline del perugino relegando i minuti cugini italiani ad aree di confine del territorio invaso.
Inoltre, i socievoli roditori, per nulla spaventati dal genere umano, si avvicinano al centro urbano con molta facilità e ne approfittano spesso per raccogliere cibo e scorte alimentari.
E proprio per evitare questa interazione uomo-animale, il progetto sta mettendo in atto una campagna di sensibilizzazione per cercare di limitare la diffusione della specie grigia e limitare la diaspora di quella rossa, attraverso comunicazioni istituzionali e l’affissione di manifesti informativi nelle aree interessate.
“Lo scoiattolo grigio, spiegano dall’Osservatorio faunistico regionale, è una tra le cento specie alloctone invasive più pericolose a livello mondiale ed è una minaccia per la biodiversità forestale di tutta l’Italia peninsulare, poiché causa, in seguito all’instaurazione di una competizione per lo spazio e le risorse alimentari, la scomparsa progressiva dello scoiattolo rosso, più piccolo e meno adattabile del “cugino” americano. È di estrema importanza non foraggiare gli esemplari alloctoni per non favorire ulteriormente la loro riproduzione e conseguente espansione nelle aree limitrofe“.
Così recita un comunicato diffuso dalla regione Umbria, che sottolinea: “In nessun caso si deve offrire cibo né alimentare in nessuna maniera. L’animale selvatico non va umanizzato, non deve prendere confidenza con l’uomo né identificare l’uomo e i manufatti umani come fonte di cibo. Atteggiamenti diversi possono generare interazioni tra uomo e fauna quali disturbo, eccessiva confidenza, trasmissione di zoonosi (qualsiasi malattia infettiva che può essere trasmessa dagli animali all’uomo n.d.r.), incursioni e danneggiamenti“.
Un “Attila” di scoiattolo, insomma, che ispira tenerezza, ma dispensa distruzione. E guai a offrire la merenda al piccolo, terribile roditore, perchè sennò si riproduce. Anche se è lo stesso Osservatorio faunistico, a suggerire poi, nella stessa nota, una certa discrezione verso l’animaletto quando colto in momenti, per così dire, di intimità: “È importante evitare di causare disturbo alle attività che i selvatici svolgono, soprattutto in fase riproduttiva e caso mai allontanarsi”. Chi ci salverà dagli scoiattoli d’oro.