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L’inferno a Ponte San Giovanni

Lungi da noi l’idea di rovinare le vacanze meritatissime a chiunque, in questa faticosa estate dal clima tropicale ormai conclamato, riportando il discorso sul tribolatissimo argomento del traffico che continua ad opprimere la zona di Ponte San Giovanni, tra Collestrada e Balanzano, ma con pessime influenze anche in un raggio molto più ampio.
Insomma, mentre molti cercano di sfuggire alle pene del traffico e del caldo che non dà tregua, il traffico viene lui in casa nostra, a ricordare a tutti che il bollino rosso delle code, delle soste soffocanti a 40 gradi, delle imprecazioni dei prigionieri innocenti nei loro mezzi, noi lo abbiamo tutto l’anno, senza averne colpe.
Ribadiamo, “senza averne colpe”, perché a leggere i rimbrotti che ci vengono rivolti da sedicenti ambientalisti da salotto in giardino o da tavolino nel Corso, la colpa ce l’avremmo noi che ci lamentiamo:” Voi di Ponte San Giovanni dovreste andare a piedi o in bicicletta” ci dicono (e infatti ci hanno regalato le piste ciclabili, già miseramente crepate, e le corsie ciclabili, ovviamente ignorate da tutti, a stretto contatto come sono con le file ordinarie di veicoli che ci soffocano e ci minacciano a sfioro). “La spesa si dovrebbe fare in bicicletta, magari col canestrino di vimini per riporvi gli acquisti” ci ammoniscono, loro che non li hai mai visti camminare per le vie di Ponte San Giovanni, quando sono in overdose da veicoli sbuffanti fumi da idrocarburi bruciati in fila. Vengano qui a farci la predica, con le mascherine alla bocca e lo sguardo da inquisitori.
E qualche volta vengano tra noi, anche in questi momenti, coloro che abbiamo eletto a governarci, quando le strade ribollono di sole e di rabbiosi colpi di acceleratore, per rendersi conto se davvero questo gigantesco ingorgo nazionale quotidiano può risolversi con innocenti e volenterosi mezzucci, che non hanno alcuna prospettiva di successo di fronte alle code di centinaia di TIR rabbiosi, che spingono sulle nostre strade interne migliaia di autisti furiosi. I quali si domandano ogni giorno perché devono pagare, loro, le colpe di una classe politica che non ha avuto il coraggio di fare la scelta giusta quando sarebbe stato il momento, e che ha lasciato prevalere per indolenza la voce di pochi santoni e profeti del futuro che gridavano al massacro al solo sentir fare l’ipotesi di una variante che selezionasse il traffico in arrivo da ogni parte d’Italia, in modo da non scaricare la propria inettitudine sulla salute dei cittadini e sulla languente economia regionale, che da decenni chiede di prendere una decisione coraggiosa, che si chiama -diciamolo a chiare lettere- il NODO DI PERUGIA, a cominciare dal NODINO, prima boccata di ossigeno per tutti.
Si può, in tutta coscienza, senza ghignare sotto sotto alla faccia di chi si ammala e di chi tribola, gridare ancora che il Nodo di Perugia non risolverebbe niente? Che qualche bicicletta e qualche passeggiata in più risolverebbero il problema? (messo per iscritto a futura memoria qualche anno fa, non molti, da un amministratore, rieletto alle ultime elezioni…)
Siamo stanchi e indignati, anche perché in queste settimane di fuoco, non abbiamo sentito la voce della politica né abbiamo visto una sola faccia, non tanto per risolvere il problema, ma almeno per non farci sentire soli a sopportarlo e anche ad essere presi per i fondelli.
Non finiremo mai di denunciare questo scempio della verità e del diritto dei cittadini alla loro salute.
E chi dorme tranquillo sul mucchietto di euro guadagnati ogni mese senza troppo soffrire ne sentirà il fastidio e la vergogna. Non lo si prenda come un attacco qualunquista alla politica: chi fa il proprio dovere con coscienza e senso della realtà ha tutto il nostro rispetto.
Chi invece sonnecchia per pigrizia od opportunismo sentirà ancora il nostro pungolo.

      Comitato “Chi salverà Ponte San Giovanni?”




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