Contributi a fondo perduto e prestiti per le persone in difficoltà che hanno avuto danni in seguito al terremoto, in Valnerina e a Spoleto; 20 borse lavoro semestrali di cui almeno la metà con prospettive di assunzioni; visite mediche gratuite, protesi dentarie pagate dalla Caritas e sostegno per l’acquisto di medicinali. Sono alcune delle misure che la Caritas diocesana mette in piedi per aiutare chi è alle prese con la povertà, famiglie locali – italiane e straniere – alle prese con la perdita del lavoro, una situazione di indigenza, le conseguenze del sisma.
A fare il punto su quanto realizzato nel 2017, principalmente nel sostegno ai terremotati, sulle attività ordinarie e sui progetti per il 2018 è stato il direttore della Caritas diocesana di Spoleto – Norcia, Giorgio Pallucco, che ha affiancato l’arcivescovo Renato Boccardo durante il tradizionale incontro con i giornalisti in vista di San Francesco di Sales (che ricorre il 24 gennaio).
Dalla fine del 2016 e per tutto il 2017, la Caritas diocesana ha visto la sua forte presenza nella Valnerina devastata dal terremoto. In campo sono stati messi 600mila euro, grazie a tantissimi benefattori ed a varie Caritas, che hanno aiutato in varie esigenze, anche materiali, come per esempio l’aiuto ad allevatori ed agricoltori ma anche ai produttori di prodotti tipici, che hanno potuto partecipare a fiere avendo le spese pagate.
Ora, però, è il tempo di restituire alle parrocchie ed alle relative Caritas il proprio ruolo, con quella diocesana che riprenderà il suo di supporto e coordinamento. Importante sarà il ruolo dei centri di comunità, le nuove strutture polivalenti – chiese realizzate o in fase di realizzazione grazie a Caritas Italiana. Dopo quella di Norcia (Madonna delle Grazie) e di Cascia, è in corso il terzo cantiere, ad Avendita. A Cerreto (Madonna di Costantinopoli) è stato aperto un mese fa il cantiere per un altro centro di comunità, questo finanziato da Caritas Austria, mentre si è in attesa di iniziare i lavori a San Pellegrino di Norcia.
Il 2018 vedrà comunque in campo la Caritas diocesana per il sostegno a chi ha avuto danni a seguito del terremoto, nell’area del cratere sismico, in Valnerina ma anche a Spoleto. Famiglie e realtà in difficoltà che potranno beneficiare di contributi a fondo perduto e prestiti. In campo, in totale, c’è una bella cifra, tra i 600 e gli 800mila euro. Il progetto vedrà il via a febbraio, con la pubblicazione di un bando e di un regolamento che terrà conto di indicatori economici e requisiti tra cui appunto la connessione tra la propria situazione ed il terremoto. Il tutto avverrà tramite le banche, ma non saranno richieste garanzie personali o patrimoniali. “Non faremo gli esattori – assicura Pallucco – ma cercheremo di responsabilizzare chi otterrà prestiti affinché restituiscano il denaro: se il fondo ruota, aiuteremo più persone“. Tra i benefattori che rendono possibile questa iniziativa c’è anche Caritas Svizzera.
Per il 2018 c’è anche un altro progetto, grazie alla collaborazione con l’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, che da due anni acquista prodotti gastronomici della Valnerina da regalare ai giovani pazienti ricoverati. Il presidio ospedaliero a partire da questa primavera, infatti, offrirà dei soggiorni presso agriturismi locali alle famiglie dei bambini malati, nei periodi post dimissione. La Caritas diocesana ha collaborato nella creazione della rete di strutture ricettive disponibili a far parte dell’iniziativa.
Quanto all’attività ordinaria, oltre alla mensa della Misericordia (che ogni giorno prepara oltre 50 pasti, di cui una quarantina consumati sul posto) la Caritas diocesana assiste circa 500 famiglie, più o meno lo stesso numero da qualche anno a questa parte, “anche perché più di quelli non riusciremo nemmeno ad aiutarne“. Il sostegno va per esigenze primarie, per il pagamento di utenze ed affitti (per evitare gli sfratti, che però sarebbero in aumento) e per le spese sanitarie – “spesso si tratta di persone povere anche in salute” ha osservato Pallucco – con interventi mirati.
“Una prestazione urgente ad una persona indigente non dovrebbe essere negata” evidenzia il direttore della Caritas, che spiega come ci sono persone che magari non possono recarsi fuori città per una visita medica o che magari non possono aspettare. Per questo grazie alla disponibilità di tanti studi medici che aprono le porte a chi viene loro segnalato dalla Diocesi, viene offerta la possibilità di visite mediche gratuite. A cui si aggiungono anche prestazioni dentistiche: “abbiamo ottenuto estrazioni e cure dentarie gratis e protesi ad un prezzo molto basso”, di cui ovviamente si fa carico la Caritas. Grazie ai medici odontoiatrici che fanno parte di Lions e Rotary sono state sistemate una decina di bocche. Il problema è più complesso di quello che si pensa, perché chi mastica male perché non ha denti (e tra gli utenti della mensa ce ne sono diversi) poi si ammala allo stomaco. “Non parliamo di anziani, ma di giovani madri e padri di famiglia” chiosa Pallucco. La Caritas gode anche di una convenzione con la Fondazione Giulio Loreti, che si fa carico del costo delle visite nei poliambulatori delle persone che gli inviamo. C’è poi la questione dei medicinali per la continuità terapeutica, che non vengono garantiti dal servizio sanitario nazionale. Intesa Sanpaolo ha appena finanziato dei microprogetti a questo scopo per il 2018 con 5mila euro.
Tante attività rese possibili da tantissimi benefattori che operano in silenzio, senza voler comparire. Ma Giorgio Pallucco questa volta qualche nome lo ha voluto fare: “cito Olga Urbani, i dottori Cerasuolo, Nocchi, Maestripieri per ringraziare tutti”.
La Caritas diocesana nel 2018 metterà in campo anche 20 borse da lavoro semestrali (da circa 500 euro mensili ciascuna) grazie ai fondi dell’8 per mille di Caritas italiana. Grazie all’intermediazione di un privato professionista, a 20 persone, disoccupati già assistiti, sarà quindi data l’opportunità di lavorare in alcune aziende della provincia di Perugia, con la prospettiva che la metà delle borse lavoro possano essere trasformate in contratti di lavoro veri.
L’organismo diocesano è anche coinvolto, insieme ai servizi sociali del Comune di Spoleto, nel Fondo di solidarietà finanziato dalla Fondazione Carispo che da 3 anni mette in campo ogni anno 40mila euro per le persone bisognose del territorio; ogni mese i tre organismi si incontrano per stabilire la destinazione di questi soldi.
E se la Caritas, e la Diocesi tutta, sono in campo con vari strumenti per la lotta alla povertà, un accenno va anche alla questione dell’accattonaggio e dell’ordinanza emessa nei giorni scorsi dal Comune di Spoleto. L’arcivescovo Boccardo e la Caritas hanno ribadito la condanna allo sfruttamento delle povertà. E sotto gli occhi di tutti c’è il fatto che le persone che quotidianamente si trovano davanti ai supermercati a chiedere denaro fanno parte di un’organizzazione ben strutturata e non sono persone che usufruiscono dei servizi della Caritas. Ma il rischio è che con un’ordinanza del genere si possa colpire anche altri. “Trovare la quadratura del cerchio non è facile” ha detto il presule, pur non volendo entrare nella questione. Ma monsignor Boccardo ha notato come “nell’opinione pubblica cresce il risentimento, la diffidenza verso chi viene da fuori. Per il bene della nostra società dobbiamo lavorare verso l’accoglienza. Questo non vuol dire accogliere indiscriminatamente tutti, ma nemmeno erigere muri. E’ una questione culturale: non è rinchiudendosi nel proprio mondo che si cresce, si rischia il soffocamento”.
L’arcivescovo poi è andato giù duro contro un altro fenomeno: “un grave problema è la vendita di alcol a Spoleto, che prospera tra i minori e non possiamo tacere. Basta vedere quello che accade il pomeriggio in piazza del Mercato, con i ragazzi sulle panchine con le bottiglie di birra o vodka e a fumare canne. Dove le prendono?”. Monsignor Boccardo si è quindi appellato ai commercianti, alla loro responsabilità: c’è una legge da rispettare. “Non si tratta di reprimere, ma di educare” ha sottolineato, tornando quindi a parlare del problema delle agenzie educative venute meno, del ruolo della scuola, delle famiglie, dei luoghi di aggregazione sociale. “Come possiamo aiutare questi ragazzi a scegliere, a saper crescere? Sono tutti alienati, vestiti uguali. E’ un allarme che la nostra città deve sentire“. “E’ una società decadente – ha aggiunto – il benessere personale viene prima di tutto il resto”.