Da oggi l’Italia fa scuola in tema di smart cities e infrastrutture amiche degli animali, grazie a Life Strade. Un progetto di sicurezza stradale che mette al centro non soltanto i cittadini ma anche l’ambiente e la sua biodiversità, sperimentando un sistema all’avanguardia che previene gli incidenti dovuti all’attraversamento della fauna selvatica.
IL PROGETTO – Avviata nel 2013 grazie al cofinanziamento del programma europeo LIFE biodiversity, la sperimentazione ha coinvolto ben tre regioni, Marche, Umbria, Toscana e cinque province, Pesaro e Urbino, Perugia, Terni, Grosseto, Siena. Due anni di lavoro che si sono tradotti nella progettazione e sviluppo di un sistema finora unico in Europa, a cui ha fatto seguito una campagna di sensibilizzazione con uno spot e una mostra itinerante, mentre sta per concludersi la stesura di un “manuale di buone pratiche” per il cittadino e di un primo protocollo comune di gestione e monitoraggio fra le tre regioni. Un aspetto importante sarà poi l’integrazione con le nuove tecnologie della Rete, grazie alla nuovissima app che presto permetterà a chiunque trovi un animale sulla strada di segnalare il fatto in tempo reale con foto e coordinate GPS.
I NUMERI – Dal 2013 ad oggi il progetto ha monitorato i tratti stradali più a rischio, equivalenti a 257 km di strade italiane (ovvero 4 tratti in ciascuna provincia interessata). Tra i dati registrati, uno allarmante è arrivato dalla provincia di Pesaro e Urbino: nelle quattro aree monitorate, nel 2014 sono stati ritrovati ben 54 caprioli investiti. Un dramma che in generale nel nostro Paese interessa ogni anno oltre 1 milione e mezzo di esemplari (15.000 per ogni provincia) coinvolgendo anche specie di alto interesse conservazionistico, come il lupo o il gatto selvatico, secondo quanto emerge dai rilevamenti. E, fatto ancor più grave, l’impatto con animali sulle strade mette in pericolo anche chi si trova alla guida. Le statistiche europee calcolano che il prezzo pagato in vite umane sia di 300 vittime ogni anno, a cui si aggiungono 30.000 feriti e danni materiali pari a 1 miliardo di euro.
LE CAUSE – La portata del fenomeno è dunque pesante, soprattutto considerando le ricadute negative sulla conservazione delle specie selvatiche che vivono sul territorio. In una parola, la perdita di biodiversità: è dimostrato che il traffico veicolare rappresenta una delle principali cause di mortalità diretta per la fauna. Nella dinamica di simili incidenti, i fattori responsabili sono tuttavia molteplici: oltre alla velocità e poca prudenza del conducente, anche la scarsa visibilità notturna soprattutto in condizioni meteo avverse, la tortuosità del tratto stradale, l’ingombro di piante ai lati della carreggiata, o addirittura la presenza di barriere che ostacolano la fuga dell’animale una volta in mezzo alla strada (come uno spartitraffico).
LA NOVITÀ DEL SISTEMA – Nel mettere in luce i potenziali fattori di rischio, Life Strade ha permesso di contrastare il fenomeno in modo ancor più efficace. Come? Installando un avanzato sistema di rilevamento che scoraggia l’animale dall’attraversare la strada quando un veicolo è in avvicinamento. Sugli oltre 250 km monitorati, l’intervento si è concentrato sui punti di maggior criticità, nei fatti alcune centinaia di metri nelle cinque province, dove sono stati installati 11 dispositivi di ultima generazione mentre altri 4 lo saranno entro novembre. Il funzionamento è semplice, pur richiedendo l’uso di tecnologie all’avanguardia: quando un animale si avvicina alla carreggiata, un sensore radar rileva la sua presenza e la comunica via modem a una centralina elettronica che, a sua volta, con un lampeggiante avverte gli automobilisti del pericolo. Se tuttavia il conducente non rallenta, la centralina attiva una dissuasione acustica (il verso di un lupo, i rumori di una battuta di caccia al cinghiale o altro) che subito allontana l’animale in direzione opposta alla strada.
I CASI REGISTRATI – I dati spediti tramite modem ai centri di controllo hanno dipinto un quadro preoccupante: nell’arco di un mese, mediamente un giorno ogni due un animale si avvicina alla strada proprio in concomitanza dell’arrivo di un veicolo (rilevato nei successivi 3 minuti). Fortunatamente, grazie ai dispositivi installati, il pericolo è stato ridotto significativamente. Le centraline hanno lavorato con una media di 5 segnalazioni al giorno (attivando la dissuasione acustica) e forse sventato altrettanti incidenti potenzialmente fatali, per un animale tanto quanto per una persona.
TECNOLOGIA A “IMPATTO ZERO” – Life Strade è un progetto sostenibile per gli stessi habitat naturali. Il sistema è stato ideato per non disturbare le abitudini della fauna, perché si aziona solo quando c’è un reale rischio d’impatto con il veicolo grazie all’elevata sensibilità degli strumenti (che riconoscono velocità comprese fra 0 e 299 Km/h). Inoltre, per assicurarsi che l’animale attraversi in prossimità dei sensori, si sta studiando la possibilità di installare reti che lo guidino dove il radar è in grado di rilevarlo. Tutto ciò ha richiesto mesi di monitoraggio, sopralluoghi e interventi grazie a strumentazioni (fototrappole) e competenze tecniche, con la preziosa collaborazione degli enti locali. Ma soprattutto, fondamentale è stato l’apporto dei cittadini le cui segnalazioni permettono di ottenere risultati ancor più accurati e statistiche precise.
LA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE – Oltre all’intervento prettamente tecnico, Life Strade ha sempre agito anche su un altro livello, forse ancora più importante: la sensibilizzazione dei cittadini. Il progetto ha svolto un’importante azione educativa nei confronti del vasto pubblico, grazie a mostre itineranti, campagne di comunicazione con spot e materiali informativi, oltre alla stessa cartellonistica stradale rivolta agli autisti per segnalare la presenza dello speciale sistema di avvistamento e dissuasione. Dal 2013 ad oggi sono stati 10 gli eventi aperti al pubblico fra convegni, presentazioni e workshop partecipativi svoltisi sul territorio, oltre al congresso internazionale del network IENE (Infra Eco Network Europe) lo scorso settembre 2014 a Malmo, in Svezia, in cui il progetto italiano ha suscitato l’interesse di esperti e organizzazioni provenienti da tutta Europa e riuniti intorno al tema della road ecology (ecologia delle infrastrutture).
PROSSIMI SVILUPPI – I frutti di questi incontri arriveranno appunto nei primi mesi del 2016, con la stesura definitiva di un protocollo di gestione e monitoraggio, la pubblicazione di un manuale di buone pratiche per il cittadino e il lancio di un’apposita app per smartphone e tablet. Il protocollo, nello specifico, consegnerà nelle mani delle amministrazioni e degli enti locali un utile strumento operativo, che stabilirà finalmente prassi comuni per le azioni di prevenzione, monitoraggio e intervento. In una parola, si porrà fine a un sistema, come quello attuale, troppo spesso frammentato a causa di normative e responsabilità diverse a seconda del territorio. Inoltre grazie alla nuovissima app Life Strade, il monitoraggio diventerà ancor più collaborativo, raccogliendo in tempo reale tutte le segnalazioni dei cittadini. Scaricando l’applicazione sul proprio smartphone, si potrà scattare una foto del luogo esatto del ritrovamento e inviarla (automaticamente “geotaggata”) agli uffici competenti con un solo click.
“Siamo orgogliosi di aver sviluppato, e con successo, un sistema mai sperimentato altrove, né in Italia né in Europa” – sottolinea l’Assessore all’Ambiente della Regione Umbria Fernanda Cecchini. “Finora per prevenire incidenti dovuti all’attraversamento di animali si adottavano soltanto singole soluzioni tecniche, come i segnali acustici o in alternativa l’allerta per il veicolo. Il nostro sistema, invece, integra per la prima volta una serie di tecnologie che riducono pressoché a zero la possibilità di collisione. Dopo i primi mesi, abbiamo raccolto numerose richieste da parte di altri enti e amministrazioni, interessati al progetto e curiosi di saperne di più. Auspichiamo che Life Strade – continua Cecchini – possa fornire un modello esportabile sul territorio nazionale, portando le autorità locali e nazionali a mettere in atto interventi concreti per ridurre l’impatto delle infrastrutture sulla biodiversità dei nostri paesaggi”.