L’Aula Magna del Liceo Scientifico Galilei è già piena quando arriviamo. A malapena in tanti riescono anche solo ad affacciarsi dalle finestre e dalle porte che dall’esterno danno sull’aula dove la dirigente scolastica del Galilei, Nivella Falaschi, ha convocato un’assemblea pubblica per discutere del clima di tensione e di difficoltà venutosi a creare allo Scientifico di Perugia negli ultimi mesi, esploso poi con la mancata approvazione del bilancio previsionale. Un’aula che può ospitare al massimo 100 persone e che invece questo pomeriggio è stata affollata da molto più partecipanti: basti pensare che solo gli studenti sono 1500, e all’assemblea erano stati invitati anche genitori, docenti e giornalisti. Tanto che la stessa Falaschi ha richiesto la presenza di carabinieri, agenti e polizia municipale per questioni di sicurezza; e che, di fronte alla grande affluenza e alle lamentele di tanti per l’impossibilità di ascoltare, una docente ha preso il microfono e ha parlato di “autogol della preside“.
Non solo bilancio – Quanto emerge dall’assemblea è un quadro difficile, un modello di gestione della scuola che, ad avviso dei genitori presenti, dei docenti e degli studenti del Galilei deve essere rivisto. Sono in tanti a dirlo chiaramente, a gran voce: frasi che risuonano ancora più pesanti, a sentire gli applausi che seguono. Falaschi apre l’assemblea e si difende partendo da un dato noto: il bilancio preventivo del Liceo non è stato approvato, nonostante fosse a suo avviso chiaro nella sua composizione. Non solo: alle domande dei giornalisti presenti risponde che “la questione del bilancio è solo un pretesto. Sui fatti c’è molta disinformazione“. Eppure a dirlo sono in tanti tra genitori, docenti e studenti: il bilancio, che in realtà “doveva essere presentato entro il 31 ottobre e non la scorsa settimana (tempo limite dopo il quale arriva il commissario ad acta)”, è l’ultimo dei problemi. All’unisono, chiedono poi maggiore comunicazione, più chiarezza per l’offerta formativa e che i corsi di recupero riprendano. E chiedono, soprattutto, che i corsi bilingue e di Cambridge (per i quali la retta annuale ammonta a 500€) tornino ad avere lettori madrelingue e standard elevati di insegnamento. Dicono inoltre di aver chiesto spesso e da tempo un incontro con la preside: via email, per lettera, per telefono. “Nessuna risposta“, tanto che qualcuno si è mosso con l’accesso agli atti per riuscire ad avere un quadro chiaro sul bilancio della scuola.
L’aut aut – Il messaggio dei genitori e degli studenti resta il più accorato: restare uniti, per il bene della scuola e dell’istruzione. Ma, dicono chiaramente, se la situazione non si sbroglia, se la comunicazione e il dialogo tra le parti non riprendono verso un percorso disteso e se non otterranno risposte concrete i genitori in primis sono pronti a “portare via i propri figli in un’altra scuola“. Le loro ragioni, tutte raccolte all’interno di un sito creato ad hoc, sono le stesse di docenti e studenti. E arrivano anche, per voce di un ex studente del Galilei, a chiedere le dimissioni della preside, qualora da sola non riuscisse a risolvere la situazione.
Tornando al bilancio, però, il gap continua a restare nella difficoltà di far combaciare l’anno finanziario della scuola, che comprende due anni, con quello scolastico, a cavallo dei due solari. Un bilancio, precisa la dirigente Falaschi, costituito dai contributi dello stato, dall’avanzo di amministrazione e dai contributi in cassa dei genitori che al 14 febbraio 2017 ammontavano a 35mila euro (al momento la cifra dovrebbe essere più sostanziosa, conferma Falaschi, dopo le ultime quote delle iscrizioni versate dai genitori). La destinazione di questi contributi, se dunque vadano allocati per l’anno solare o per quello scolastico, sembra poi non essere chiara, ma su questo si pronuncerà il commissario ad acta, in arrivò lunedì. La dirigente Falaschi ha tenuto a precisare di aver redatto un bilancio, presentato, come da iter, alla giunta e ai revisori, conservativo e “prudente“, vincolando cioè un terzo di quello che era possibile fare attingendo dai contributi volontari dei genitori. La preside prova anche a darsi manforte con i bilanci delle altre scuole perugine, portando l’esempio del Liceo Classico Mariotti.
Tanta l’amarezza anche per il calo degli studenti (scesi di 150 unità), fatto che per l’anno prossimo produrrà 5 prime classi in meno rispetto al 2017/2018. Gli studenti nel frattempo tornano in manifestazione, questa volta per lunedì 27 febbraio, con un corteo in partenza da piazza IV Novembre, chiamando a intervenire anche i genitori e i docenti. Con un nota arrivata prima dell’inizio dell’assemblea pubblica, poi, sempre gli studenti precisano: “in questi giorni abbiamo condiviso la forte preoccupazione per lo stato della nostra scuola che vanta storicamente una reputazione di eccellenza ed è un vero e proprio punto di riferimento per tutta la regione.
Abbiamo evidenziato più volte, anche nell’assemblea di sabato scorso in cui eravamo centinaia, i nostri motivi di preoccupazione che vanno ben oltre il problema della contabilità e del bilancio: crollo delle iscrizioni del 40%, in netta controtendenza con il passato e a fronte degli altri Licei in tutta la città di Perugia che crescono; rischio di chiusura dei curricula Bilingue e Cambridge; mancanza di dialogo e trasparenza; mancata attivazione dei progetti di arricchimento dell’offerta formativa e la lista potrebbe continuare
Contrariamente a quanto si legge nella convocazione dell’assemblea di questo pomeriggio – che speriamo non si riferisse agli studenti – noi non abbiamo mai alzato un polverone, noi non abbiamo strumentalizzato niente, noi non siamo in malafede, noi non abbiamo calunniato nessuno. Noi rivogliamo soltanto la nostra Scuola come era prima e finora ci siamo comportati responsabilmente.
Avremmo preferito che i nostri rappresentanti fossero consultati prima di decidere la data e non che si convocassero unilateralmente quasi 5.000 persone in una sala che ne può contenere al massimo un centinaio (e che, per ragioni di sicurezza, a noi è sempre stata negata, da parte della Dirigente, per le nostre assemblee).
Nonostante tutto abbiamo scelto di partecipare a questo incontro, nella speranza che ci siano le circostanze e lo spazio (anche fisico!) per un vero dialogo su tutte le questioni che oramai da troppo tempo stiamo portando all’attenzione della Dirigente, senza aver ricevuto finora risposte chiare ed esaustive”.
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