Categorie: Cronaca Perugia

Licenzia 22enne e in banca gli estorce parte del Tfr: arrestato in flagranza

E’ accusato di avere indebitamente trattenuto oltre mille dei 4 mila euro spettanti a un suo giovane dipendente (appena licenziato) come saldo delle retribuzioni e del trattamento di fine rapporto, un commerciante di 55 anni residente a Corciano arrestato, ai domiciliari, dai carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro di Perugia e da quelli della sezione di polizia giudiziaria della procura. Estorsione il reato ipotizzato.

Il dipendente, un ventiduenne di Perugia, è risultato in precarie condizioni economiche e con due figlie a carico. L’arresto del commerciante è stato convalidato dall’autorità giudiziaria che lo ha poi rimesso in libertà, in assenza di esigenze cautelari.

L’uomo è stato bloccato dai carabinieri in una banca della periferia perugina dove si era recato insieme al giovane lavoratore per negoziare un assegno – è emerso dagli accertamenti – costituente il saldo delle retribuzioni comprensive del trattamento di fine rapporto. Il commerciante, dopo aver fatto firmare al giovane la quietanza, si è trattenuto – secondo la ricostruzione accusatoria – una parte della somma, subito versandola nel conto bancario dell’azienda (risultata intestata alla madre novantenne del commerciante).

Immediato l’intervento dei militari appostati all’interno della banca, che hanno assistito all’intera operazione. I carabinieri hanno inoltre proceduto al sequestro dell’assegno, dei documenti relativi all’operazione, nonchè del conto corrente dell’azienda, da cui è emerso che dalla retribuzione di oltre 4 mila euro spettante al lavoratore, erano stati trattenuti “indebitamente” oltre mille euro.

La vicenda ha avuto origine con la denuncia sporta dal lavoratore al nucleo carabinieri ispettorato del lavoro in seguito alle minacce – riferiscono gli investigatori – del proprio datore di lavoro. Il quale, dopo le sue rimostranze per la mancata fruizione dei riposi settimanale e delle ore di straordinario mai retribuite, lo aveva licenziato. Lo stesso datore di lavoro – sempre in base alla ricostruzione degli investigatori – aveva indotto il dipendente a seguirlo in banca per riscuotere l’assegno, con la minaccia che altrimenti non gli avrebbe dato alcunchè, prospettandogli quindi un lungo contenzioso, insostenibile per il lavoratore.

I carabinieri sottolineano che “l‘operazione ha consentito di contrastare, grazie alla puntuale denuncia e alla coraggiosa collaborazione della vittima, questo odioso meccanismo di sfruttamento ai danni dei lavoratori, costituito appunto dal costringere i dipendenti a sottoscrivere per quietanza i prospetti di paga e gli altri documenti contabili, in maniera tale da precostituire artificiosamente prove di un pagamento mai avvenuto o, come in questo caso, avvenuto solo in parte”.

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