Libri, Carlo Maria Lomartire racconta “Giovanni dalle Bande Nere” - Tuttoggi.info

Libri, Carlo Maria Lomartire racconta “Giovanni dalle Bande Nere”

ItalPress

Libri, Carlo Maria Lomartire racconta “Giovanni dalle Bande Nere”

Lun, 19/07/2021 - 21:00

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ROMA (ITALPRESS) – “Giovanni dalle Bande Nere”, soprannominato anche il “Gran Diavolo” e figura centrale del Rinascimento, è il protagonista dell’ultimo libro di Carlo Maria Lomartire che intrecciando fiction e ricostruzione storica ne mette in risalto soprattutto l’aspetto umano, le sue passioni e la vivace concretezza dei suoi sentimenti. L’autore, considerando Giovanni figlio di Caterina più uno Sforza che un Medici, fa seguire non a caso questo libro alla sua trilogia dedicata alla grande dinastia milanese: Gli Sforza, Il Moro, Gli Ultimi Duchi di Milano. Nato a Forlì il 6 aprile 1498 da Giovanni de’ Medici e dalla magnifica e terribile Caterina Sforza, detta “la Tygre”, Giovanni rimase presto orfano, visse per alcuni anni in convento e poi fu allevato a Firenze dalla Famiglia del banchiere Jacopo Salviati, marito di Lucrezia de’ Medici, figlia di Lorenzo il Magnifico. Impulsivo, indisciplinato, violento, coraggioso fino alla temerarietà e sempre irrequieto, sposò Maria Salviati, figlia di Jacopo e Lucrezia. Moglie devota, paziente e tenace, Maria gli diede un figlio, Cosimo, che sarà il primo granduca di Toscana. Ma più di tutto Giovanni desiderava diventare un capitano di ventura per andare in battaglia con una sua milizia. Cominciò al servizio di Leone X de’ Medici, al quale restò legatissimo, tanto da assumere alla sua morte il colore nero per le sue bande in segno di lutto perenne. Combatté quindi su vari fronti e sotto diverse bandiere, divenendo protagonista e testimone di un’epoca fra le più convulse della storia europea. Mentre a Roma governavano Leone decimo e poi Clemente VII, Medi anche quest’ultimo, l’imperatore Carlo V d’Asburgo ereditò i domini della corona spagnola e contese a Francesco I di Francia il ricco e strategico Ducato di Milano.
Condottiero abile e spavaldo, apprezzato anche da Macchiavelli e Guicciardini, fu un grande innovatore dell’arte della guerra adottando la cavalleria leggera e una fanteria ben organizzata in piccoli reparti, agile e veloce, dotata di archibugi, ma anche una gerarchia articolata, uniformi e spirito di corpo per la sua milizia. Ma quando sull’Italia calarono i Lanzichenecchi con la potenza di fuoco dei loro cannoni, per Giovanni fu la fine. Fu una cannonata a ferirlo e portarlo alla morte a soli 29 anni.
(ITALPRESS).

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