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LEGGE REGIONALE 12 PER LE GIOVANI IMPRESE, FINANZIATE 29 AZIENDE CON OLTRE UN MILIONE DI EURO

La legge regionale 12 che vuole agevolare le nuove iniziative imprenditoriali giovani maschili e femminili continua a rivestire la sua importanza nel nostro territorio provinciale. 29 le imprese giovanili ammesse a finanziamento nella recente graduatoria approvata dalla Provincia che ha in gestione questa delega. Svilupperanno 69 nuovi occupati e a regime possono contare su €. 1.167.354 di finanziamenti ammessi. I settori coinvolti sono quelli dell’artigianato (3), dei servizi (12) e del commercio (14). I territori in cui queste nuove imprese svolgono la loro attività sono quelli dell’Alta Valle del Tevere (2), dell’eugubino-gualdese (2), del perugino (15), della Valle Umbra Sud (3) e Nord (1), della media valle del Tevere (3) e dello Spoletino (3). La graduatoria attuale riguarda le domande presentate entro il 30 settembre 2010.
“Il valore di questa legge regionale – afferma l’assessore con delega al sostegno delle attività produttive della Provincia di Perugia – è dimostrato dal fatto che si rivolge a donne ed uomini giovani che hanno un’idea imprenditoriale da realizzare. È evidente che costituisce un ottimo strumento soprattutto nell’attuale crisi economica che, tra le altre cose, colpisce in particolare i giovani e le donne. La stessa revisione della legge fatta dalla Regione nel 2011 amplia le opportunità di nuove imprese giovanili e femminili venendo incontro a questo target di popolazione. In realtà questa legge di risposte nel tempo ne ha date. Infatti dal 1966 al 2011 ha ammesso a finanziamento 1.135 imprese che hanno sviluppato 3.696 nuovi occupati, per un totale di oltre 54 milioni di euro di finanziamenti ammessi. Questo risultato oggi non basta più. Servono ulteriori sforzi sia da parte dei territori, degli studi professionali, della associazioni di categoria nel veicolare la conoscenza di questa opportunità, sia da parte dei giovani nello sfruttare tutti i settori imprenditoriali. Infatti in quindici anni molte sono state le richieste per l’artigianato, il commercio ed i servizi, ma nessuna per l’imprenditoria nei beni culturali: un dato che stride con la vocazione dell’Umbria. Inoltre poche sono state le richieste nell’agricoltura, nel turismo e nella piccola industria. Anche in questi casi probabilmente serve una maggiore attenzione da parte delle associazioni di categoria affinché veicolino ai loro iscritti la conoscenza di questo strumento per estendere magari rami d’azienda o per implementare attività che sono sicuramente in grado di produrre reddito”.