In questi ultimi giorni le cronache locali e nazionali riportano la notizia delle infiltrazioni mafiose nel “cuore verde”. E' un susseguirsi di informazioni sempre più allarmanti: una risposta a chi si ostinava a chiudere gli occhi e continuava a parlare di un' isola felice che non c'è. Le rappresentanze istituzionali e tutte le forze titolate al controllo del sistema sociale regionale sembrano accorgersi solo adesso del fenomeno. La nostra associazione, sempre molto sensibile alle condizionisocio-ambientali italiane, da anni pubblica il rapporto sulle ecomafie, in cui si ripeteva e si ripete che la nostra regione, a dispetto della convinzione di molti, non è immune da infiltrazioni di eco-criminalità organizzata. Sono stati così individuati due settori più permeabili e già permeati: il traffico dei rifiuti e il ciclo del cemento. Fu proprio nella nostra regione che, grazie all'operazione “greenland”, compiuta dai carabinieri del N.O.E., venne arrestato su ordine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Spoleto il legale rappresentante di una società di Trevi, che si occupa della gestione dei rifiuti. Fu il primo arresto di un eco-trafficante in violazione del nuovo articolo 53 bis del Decreto Ronchi, riguardante l'organizzazione per il traffico illecito dei rifiuti. Si mise così in luce il ruolo che l'Umbria svolge nel traffico di rifiuti speciali, che vengono smaltiti in maniera illecita nel sud da diverse industrie del centro-nord. I reati, riconducibili al ciclo del cemento, sembrano coincidere invece, con i lavori di ricostruzione avviati dopo il sisma del 1997. Allora tornarono in attività, dopo anni di blocco, cave terrestri e fluviali con un parallelo aumento del ritiro di concessioni di nuove autorizzazioni. La situazione dei fiumi si fece allarmante perché furono oggetto di un vero e proprio assalto dietro la giustificazione di “opere di manutenzione idraulica”, che mascheravano vere e proprie attività di cava in alveo.Da allora prolificano in modo impressionante le cementificazioni, molte delle quali sottintendono con ogni probabilità intenti riciclatori di denaro sporco. Un fenomeno che ormai colpisce tutto il territorio regionale dalle più grandi città ai più piccoli agglomerati urbani attraversol'interessamento di grandi e piccoli cosiddetti “immobiliaristi”. Fintanto che Regione e comuni favoriranno leggi urbanistiche e provvedimenti premiali che prevedono aumenti delle cubature oltre i limiti di Piani Regolatori Generali garantendo ritorno economico in tasse e balzelli, si agevolerà sempre di più l'infiltrazione malavitosa in settori già a rischio. Occorrono controlli nelle gare d'appalto per l'affidamento di opere pubbliche e maggior rigore da parte degli enti nella pianificazione territoriale. Occorre anche contrastare con mezzi sempre più efficaci gli ostacoli allo sviluppo dell'imprenditoria sana. Le istituzioni locali, le associazioni e i cittadini devono collaborare più di quanto fatto sino a oggi con le forze dell'ordine, denunciando i casi di aggressione al territorio per contribuire alla costruzione di un sistema di legalità organizzato che sappia tenere testa alle azioni criminali delle ecomafie.