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Le strategie del sindaco per rilanciare il ruolo territoriale

Prosegue l'approfondimento del Piano strartegico lanciato dal sindaco Leopoldo Di Girolamo per mettere a punto insieme alla città una nuova stagione di programmazione e di sviluppo per Terni. Il secondo focus, dopo quello sulla cultura come industria culturale, è sul ruolo territoriale di Terni nell'Italia di mezzo.

Una visione, molte azioni – La capacità del processo di pianificazione strategica di mostrare la sua concretezza è legata alla visione che è in grado di proporre e alle azioni che è in grado di sostenere. Nel caso della proposta contenuta nel documento di sintesi del Piano strategico della città, il centro è nella valorizzazione del ruolo territoriale di Terni e della sua area urbana, un’area di 140.000 abitanti, un insieme di relazioni che valicano i confini geografici. Solo una città pensante, capace di autonomia e di decisioni, può costruire reti, attivare relazioni, costruire futuro. Il futuro sta nella valorizzazione della cosiddetta città materiale. E’ questo che consente la crescita delle persone e delle imprese e la diffusione dell’innovazione. La città ha bisogno dello spazio della rete globale ma solo a partire da un posto, da un luogo materiale. La globalizzazione non uccide le città, al contrario le città sono i vettori della globalizzazione perché sono la sede del suo codice genetico, il posto nel quale è stato inventato il mercato.

La visione – Terni ha un potenziale ruolo territoriale da giocare in termini di reti materiali e di relazioni economiche che significa guardare alle funzioni di collaborazione tra imprese, all’integrazione tra unità produttive, alla mobilità territoriale dei comportamenti di consumo legati alla grande distribuzione commerciale. Significa pensarsi come protagonisti e non come terminali di aiuti e di sostegni. Provando a concretizzare questo ruolo pensiamo alla collocazione strategica di Terni lungo l’asse Civitavecchia-Ancona e all’interno di quello che potremmo chiamare il corridoio nord dell’area metropolitana romana. L’asse trasversale offre vantaggi localizzativi sul piano della logistica. L’arco metropolitano romano colloca Terni in una posizione privilegiata per contribuire a ripensare il ruolo delle aree metropolitane. Tutti i rapporti internazionali dicono che uno dei vantaggi competitivi delle realtà urbane di medie dimensioni contigue alle aree metropolitane, sta nella loro capacità di sfruttare migliori condizioni di qualità sociale importando e localizzando gli elementi essenziali dell’economia della conoscenza, quelli che trovano generalmente l’ambiente più ospitale proprio nei grandi agglomerati urbani.

Novità e continuità – I confini amministrativi provinciali e regionali vanno stretti a Terni. L’internazionalizzazione del suo apparato produttivo ha da sempre imposto un codice non localistico né regionale alla città e all’intera area territoriale ternana. Diverso è il discorso per i livelli di governo associati a questi confini territoriali. Al di là del destino delle Province è sempre più evidente come i livelli di governo intermedio devono porsi a servizio delle città, fornire strumenti di crescita. Basta pensare al ruolo del governo regionale nella fornitura dei servizi pubblici di trasporto ferroviario fondamentali per sviluppare l’asse delle relazione con l’area romana.
La programmazione dell’Unione europea guarda ai fenomeni di sviluppo basati sul territorio cercando di superare lo schematismo dell’organizzazione verticale e piramidale dei governi (stato membro, regione, provincia). Non sono prospettive nuove ma dobbiamo inquadrarle in un impegno nuovo e far convergere su di esse la città nel suo insieme, allineando gli sforzi e trovando una piattaforma comune. Quello che conta di più è avere un punto di vista comune che rifletta una reale forza comune.

Le peculiarità dell’area ternana – La proposta del documento di sintesi del Piano strategico intende fornire dunque alcune indicazioni per una strategia territoriale della città e dell’area ternana proiettate verso un raccordo più stretto con le realtà del sistema metropolitano romano e con quelle dell’asse Viterbo-Rieti, nell’ambito di una visione strategica nazionale tesa a valorizzare l’asse logistico Ancona–Civitavecchia. In questa direzione occorre collocare il riferimento a una strategia regionale che, oltre a regolare le dinamiche interne al territorio umbro ridefinendo le relazioni di reciproca convenienza tra l’area ternana e quella perugina, dovrà sviluppare le potenzialità di raccordo e di integrazione con i territori regionali confinanti. Se si schematizzasse in un triangolo la forma geografica della regione, sarebbe facile desumere che ogni suo lato rappresenta il confine con le tre regioni contermini – Lazio a sud, Marche a est e Toscana a ovest – e che i singoli territori di confine hanno specificità e particolarità diverse. Nel confine meridionale c’è la diretta presenza dell’area ternana in contatto diretto con la piana di Rieti, l’area viterbese e in relazione sempre più stretta con la metropoli romana. La collocazione geografica dell’area ternana al confine dell’Umbria rappresenta una rilevante opportunità di integrazione territoriale, che l’intera regione deve saper cogliere. Per questo occorrono politiche coerenti e un’assunzione di responsabilità dei livelli regionali di governo.

Le connessioni con l’area metropolitana romana – Il consolidarsi del fenomeno seconda–prima casa e le possibilità offerte dalla telematica per il lavoro a distanza, hanno esteso i limiti fisici della città di Roma in un’area vasta che comprende pienamente anche il territorio ternano.
Per questo è essenziale garantire e migliorare il sistema dei collegamenti ferroviari veloci tra Roma e l’area ternana, operando contemporaneamente su più fronti. Dal lato dei servizi occorre sfruttare gli spazi che si apriranno con le misure di liberalizzazione, chiamando il Governo regionale ad investire risorse e a giocare sino in fondo il suo ruolo di committente dei servizi di trasporto pubblico per conto dei diversi interessi delle principali aree urbane dell’Umbria, ferma restando la responsabilità del Governo statale per i servizi nazionali. Dal lato delle infrastrutture per esigere il completamento dei progetti di investimento contenuti nelle piattaforme strategiche nazionali. Sono i temi sui quali lavorano anche i comitati degli utenti di questi servizi, in un'ottica nella quale è facilmente apprezzabile il loro ruolo di soggetti privati collettivi che curano interessi “pubblici”. Un ruolo che rispecchia perfettamente la logica pluralistica alla quale si ispira tutto il processo di pianificazione strategica.

Un impegno tra province – La carenza di un progetto territoriale della proiezione “regionale” del polo metropolitano romano ha determinato uno sviluppo spontaneo delle fasce territoriali più vicine alla città di Roma, senza un adeguamento delle infrastrutture viarie e in carenza dei raccordi su ferro. Un secondo fenomeno spontaneo è costituito dai processi di integrazione che in alcuni settori economici e dei servizi si sono realizzati, e in alcuni casi consolidati nell’intera corona a nord di Roma. Processi prevalentemente spontanei che per questo spesso risentono della mancanza di una visione territoriale di sviluppo. La “regionalizzazione” del polo metropolitano romano è un’opportunità per i territori, ma anche per la città di Roma. Un impegno delle Province di Terni, Rieti, Viterbo e Roma in un confronto sulle strategie territoriali con le principali città, consentirebbero di orientare la spontaneità dei processi verso politiche consapevoli di integrazione e di sviluppo.

Il corridoio nord del sistema metropolitano romano – Con il completamento della Terni–Rieti e della Viterbo–Civitavecchia, il raccordo diretto tra i tre capoluoghi di provincia e con il porto di Civitavecchia diventa una realtà effettiva, consentendo, tra l’altro, di superare la quasi totale incomunicabilità che oggi caratterizza i due capoluoghi laziali. In particolare con la Terni-Rieti si realizza l’ultima tratta, di circa 11 Km, per il completamento della direttrice Civitavecchia – Viterbo – Orte – Terni – Rieti che, in congiunzione con l’autostrada Roma – L’Aquila – Teramo, rappresenta una trasversale in Italia Centrale fra i porti del Tirreno e quelli dell’Adriatico, nonché un asse di supporto alla mobilità civile e industriale di tutte le zone attraversate (Alto Lazio, province di Terni e Rieti). Si tratta di un’opera rilevante del costo di circa 220 mln di euro che si sviluppa per 11 km. L’opera, dichiarata “strategica e di preminente interesse nazionale” ai sensi della Legge Obiettivo, è stata approvata dal Cipe ed interamente finanziata dall’Anas.
La Terni-Rieti rappresenta un esempio di intervento infrastrutturale in linea con il ruolo territoriale dell’area ternana. Negli ultimi decenni, oltre al consolidarsi delle relazioni di Terni con il Reatino, si è posta la questione dello sviluppo delle relazioni con Viterbo, con particolare riguardo al commercio, al tempo libero e al turismo per il quale, nel periodo più recente, sono stati realizzati accordi di collaborazione con la realtà reatina, aprendo potenzialità interessanti ad esempio con lo sfruttamento dei voli low cost di Ciampino e, in prospettiva, di Viterbo. Questa stessa scelta rende ancor più evidenti le potenzialità di una politica consapevole di sviluppo che, ad esempio dal punto di vista infrastrutturale, riguarda il raccordo ferroviario Viterbo–Orte ma ancor più quello fra Viterbo e Civitavecchia. Le relazioni fra le città si potenzierebbero ulteriormente, integrandosi pienamente nella piattaforma logistica Ancona–Civitavecchia.

L’asse Civitavecchia-Ancona – Nel quadro strategico nazionale, la piattaforma logistica Ancona–Civitavecchia è individuata come il progetto più importante per lo sviluppo di questi territori, ma anche come componente principale della nuova dotazione infrastrutturale del territorio nazionale. Il suo rafforzamento con la realizzazione del tratto ferroviario Orte-Civitavecchia rappresenta una potenzialità notevole per la realtà ternana. Punto d'incontro fra produzione, servizi e consumo, la logistica comprende un insieme di attività in forte espansione, dove le funzioni di trasporto sono affiancate ai servizi per la produzione, il trattamento delle merci e per la rete di distribuzione e vendita, ed esercitano perciò un’influenza sulla stessa organizzazione aziendale. Certamente per un territorio una logistica efficiente è, nel nuovo modello industriale, un'importante leva competitiva. In particolare la logistica è un campo ad alta valenza strategica per l'area ternana, in ragione della sua posizione centrale nell’asse di congiungimento dei porti di Civitavecchia e Ancona. Una sperimentazione interessante, collegata al funzionamento del polo logistico di imminente realizzazione nell’area di Maratta, è la gestione dei flussi in entrata e in uscita, da attuare mediante l'uso delle Ict, sfruttando le informazioni provenienti da tutte le sorgenti disponibili sul traffico.

La programmazione dell’Umbria – Il ruolo territoriale può costituire un fattore di innovazione nella pianificazione strategica umbra. La sua complessità infrastrutturale deve entrare inoltre nelle priorità della programmazione regionale, in un quadro di rinnovata attenzione al ruolo di traino che i poli urbani più importanti possono svolgere per l’intero sistema policentrico umbro. Nel periodo più recente è prevalsa un’ottica redistributiva delle risorse che ha consentito una diffusione della qualità nell’intero sistema umbro, ma non ha certo contrastato il processo di declino produttivo della Regione, messo in evidenza da tutti gli analisti. Declino che non riguarda solo l’Umbria ma un territorio più esteso che la comprende e che non riesce ad agganciare le dinamiche di crescita degli altri territori regionali confinanti. E’ necessario che la programmazione territoriale strategica dell’Umbria non sia contagiata da posizioni che, con varie motivazioni, spingono a un “isolamento difensivo” che può diventare nocivo per la salvaguardia delle stesse peculiarità ambientali e culturali del territorio umbro.

Il Pit, un esempio – Il Pit (Progetto integrato territoriale), presentato il 25 gennaio a Terni nella sala videoconferenze della Bct, ha la finalità di riorganizzare il sistema di attestamento nord al centro urbano, rendendo più efficace l’intermodalità gomma-rotaia a beneficio del flusso passeggeri e degli utenti della città e dei suoi servizi, nonché della qualità dell’ambiente urbano. Il programma si incardina sul nodo della stazione ferroviaria della città quale “luogo privilegiato” dell’interazione e valorizzazione dei due grandi vettori del sistema infrastrutturale, la rete su gomma e quella su rotaia. Il nodo della stazione viene inoltre considerato come “porta” principale della connessione del sistema infrastrutturale alle aree della città di maggiore interesse economico regionale, quali il centro città con la sua rete di servizi e tessuto commerciale ed il sistema produttivo
Il programma, che dovrà essere realizzato entro giugno 2015, comprende, un “Percorso pedonale sopraelevato”, un parcheggio a raso per complessivi 405 posti auto nell’area di proprietà comunale a monte della stazione lungo via Proietti Divi; un parcheggio a raso per complessivi 290 posti auto nell’area dell’ex scalo merci in adiacenza a P.za Dante che dovrà essere ceduta al Comune di Terni. L’idea guida del progetto e del Pit, è quella di spostare su Via Proietti Divi, direttamente collegata alla viabilità territoriale, il principale attestamento veicolare al centro città, dotando in prospettiva tale ambito anche di servizi aggiuntivi. Grande importanza rappresenta anche il percorso attivato con Rfi e Centostazioni spa, con le quali è stato raggiunto un primo significativo accordo per la realizzazione dell’opera e poste le basi per la futura valorizzazione della stazione quale luogo di servizi e nuova centralità.

Scommettere sul ruolo territoriale – Terni può dunque avere nuove chance di crescita se investe sulle potenzialità del suo ruolo territoriale, se continua a scommettere su frontiere apparentemente lontane dal suo codice genetico (servizi avanzati, cultura, ricerca) senza immaginare di poter rinunciare alla sua base industriale che, a sua volta, deve mantenere forti elementi di innovazione e di ricerca. Occorre reimpostare i rapporti tra la città e il governo regionale, contrastando ogni forma di neo-centralismo regionale e dando concretezza a quel modello territoriale policentrico e multilivello sul quale il documento strategico territoriale della Regione dell’Umbria (Dst) dice di voler puntare. Occorre assumere la prospettiva dei rapporti con l’area metropolitana romana come alleanza tra territori diversi per dimensione e vocazione, continuando a pensare Terni in forma di città e non come conveniente appendice residenziale di Roma.
In questo scenario occorre collocare la questione dei rapporti tra Terni e l’Umbria e tra l’Umbria e l’Italia centrale, sia nella versione della cosiddetta Italia di mezzo (Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo), sia in quella del rapporto tra l’Umbria e l’area metropolitana romana. E dunque approfondire la discussione sugli strumenti di pianificazione regionale (Pust). L’agenda di questa discussione tocca molte delle questioni che vengono poste in evidenza dal processo di pianificazione strategica nel quale il Comune si sta impegnando. Innanzitutto quella dei rapporti tra le regioni dell’Italia centrale, rispetto ai quali il raggiungimento di economie di scala e di una massa critica competitiva pone in discussione i limiti degli attuali assetti istituzionali in un quadro di nuovi processi aggregativi.. In secondo luogo quella del rapporto con l’area metropolitana romana che deve essere guardato come un’opportunità a partire dalla capacità dell’area metropolitana di sostenere prospettive di crescita nei settori più innovativi. In terzo luogo quella dei collegamenti infrastrutturali tra “i due mari” che generano sviluppo nel settori dei servizi logistici avanzati e allo stesso tempo potenti incentivi alla localizzazione di nuove attività produttive. Infine quella del consolidamento e della crescita dell’industria manifatturiera, anche se non bisogna dimenticare come le sole dinamiche industriali non siano più sufficienti a definire il quadro delle economie territoriali e occorra guardare con equilibrio e sapienza anche ad altri motori dello sviluppo.

Umbria e non solo – L’Umbria ha un’identità articolata e le dinamiche territoriali che la riguardano assumono caratteristiche e forme diversificate che sarebbe inutile tentare di ridurre ad unità. Per questo, pensare oggi ad un rapporto più solido e integrato delle aree urbane forti dell’Umbria con gli altri territori dell’Italia centrale non si pone come alternativa alla ricerca dei punti di convergenza virtuosa con l’area metropolitana romana. Per costruire un rapporto di vicendevole convenienza con l’area metropolitana romana, Terni ha bisogno di costruire reti di relazione virtuose con gli altri territori intrecciati con Roma, uscendo dai confini regionali. Allo stesso tempo l’area metropolitana romana, in un’ottica di competizione globale, ha bisogno di costruire un solido sistema di rete che la leghi ai territori che la circondano, facendo crescere i collegamenti infrastrutturali, favorendo la localizzazione diffusa delle attività imprenditoriali che caratterizzano le città globali, decongestionando e creando opportunità: si pensi all’educazione, alle tecnologie avanzate, alla cultura.

L’integrazione economica – Occorre creare le condizioni per un progetto (ad esempio, nella forma di un accordo di cooperazione territoriale) supportato da adeguate basi conoscitive, da acquisire mediante analisi di fattibilità, che possa coinvolgere con pari dignità l’Alto Lazio, l’area metropolitana romana e il sud dell’Umbria, fondato su un’effettiva possibilità di integrazione economica tra le imprese (nuove alleanze, nuovi mercati, progetti di internazionalizzazione) e sulla integrazione di alcune politiche pubbliche. Per questo è necessario avviare al più presto un programma organico di contatti con i soggetti imprenditoriali e con la realtà delle professioni legati ai temi dello sviluppo territoriale, esteso a tutte le aree del corridoio nord dell’area metropolitana romana.
La ricerca di nuovi legami tra i territori è dunque nelle cose. Da questo punto di vista il comunque necessario riassetto endoregionale delle istituzioni politiche è una grande occasione di rafforzamento per l’area ternana ad una condizione: che la partita della definizione della nuova architettura delle politiche di area vasta sia giocata a tutto campo, aprendo una vera e propria “questione territoriale ternana”. In questo quadro Terni può riconquistare tutto il suo peso se aggancia, in una logica orizzontale di cooperazione, i territori che definiscono la sua area economica di riferimento, anche oltre i confini regionali. E se dunque a partire dalla ridefinizione di questa area entra nella partita regionale che determinerà le forme associate di gestione delle funzioni di livello sovra comunale.
Lo scenario si presenta difficile. L’assetto che si va definendo a livello provinciale rischia, in assenza di una politica a tutto campo delle alleanze territoriali, un esito negativo per la città. Si potrebbe delineare infatti una sorta di neo-centralismo regionale, che può assumere anche le forme di un controllo apparentemente soft delle forme associative sovracomunali ma che in sostanza, magari in nome dell’adeguatezza dimensionale, porta a livello decisionale regionale tutti i processi di governo sovra comunale. Processi più che mai essenziali per lasciare che si sviluppi la dinamica espansiva del ruolo territoriale di Terni.