Cronaca

Le parole di Salvini su Ponte Felcino dividono la politica e la città

Carabinieri e Guardia Giurata, che hanno rischiato la vita, hanno solo fatto il loro dovere, non meritano un processo, semmai un premio“. Accendono il dibattito politico, dopo l’uccisione del ladro in fuga a Ponte Felcino, l’albanese pregiudicato Eduart Kozi, le parole del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che su Twitter ha commentato l’iscrizione sul registro dei tre indagati per omicidio colposo, da parte della Procura di Perugia, i due carabinieri e la guardia della Vigilanza Umbra che nella notte tra mercoledì e giovedì hanno aperto il fuoco sull’auto dei ladri in fuga dopo il colpo in una tabaccheria di Ponte Felcino.

Tante le persone che, sui social, si sono schierate con il ministro Salvini. Anche prima del suo intervento, numerosi sono stati i commenti di solidarietà alle tre persone indagate, mentre qualcuno ha addirittura manifestato la propria soddisfazione per l’uccisione di un pregiudicato già colpito da provvedimento di espulsione, ma ancora in Italia perché imputato per violenza.


Bandito ucciso Ponte Felcino, il giallo della fuga


C’è però anche chi ha segnalato a Facebook tali pesanti commenti, che però i moderatori del social hanno ritenuto di non dover rimuovere. Tra i politici, il consigliere regionale Squarta di Fratelli d’Italia ha subito manifestato solidarietà ai tre indagati, mentre il collega del Pd Leonelli ha invitato la politica a non strumentalizzare tali fatti di sangue, come avvenuto in passato, invitando tutte le forze politiche a lavorare insieme per aumentare il livello di sicurezza a Perugia.

Le indagini

Intanto prosegue la caccia ai tre banditi in fuga, che hanno abbandonato il loro compagno agonizzante, nell’auto con la refurtiva. Si indaga in particolare negli ambienti degli albanesi coinvolti nel furto per il quale lo stesso Kozi era stato incarcerato.

Resta ancora da stabilire da quale pistola sia partito il colpo che ha colpito mortalmente alla nuca il bandito. L’esame autoptico avrebbe confermato che la morte è stata provocata da un solo proiettile che ha colpito l’albanese alla nuca. Sarà però l’esame balistico a stabilire a chi appartenga il proiettile mortale (se a uno dei due carabinieri o alla guardia giurata) e come mai uno dei colpi, indirizzati alle ruote dell’auto per fermarne la fuga, si sia alzato sino a sfondare il lunotto posteriore, uccidendo il bandito che sedeva di dietro.


Sparatoria dopo furto in tabaccheria, un morto