Spoleto

Le nascite ai tempi del Coronavirus, meno gioia condivisa e più solitudine

L’emergenza da Coronavirus ed i cambiamenti imposti sulle abitudini incidono anche sulle nascite. I bambini continuano a venire alla luce, i reparti di ostetricia e ginecologia degli ospedali dell’Umbria continuano ad essere completamente operativi. Tutti tranne (temporaneamente) quello della Media Valle del Tevere, destinato ai casi di Covid-19 nelle prossime settimane.

Nascite tra timori e nessuna festa

Ma la gioia che da sempre accompagna le nuove nascite sembra essere un po’ scemata in questi giorni. C’è la paura per le donne incinte di uscire di casa per entrare in ospedale, di essere magari più esposte di altri a contagi. E lo stesso vale per le neomamme, alle prese con le prime visite pediatriche post parto, con gli acquisti da fare.

Ma soprattutto c’è un senso di solitudine. Un bimbo che viene alla luce è occasione di festa, di condivisione. I reparti di ostetricia e ginecologia sono praticamente gli unici negli ospedali dove vengono fatti entrare dei bambini come visitatori. Sono quelli che possono gioire per l’arrivo di un nuovo fratellino o sorellina. E poi ci sono le visite a casa alle neo famiglie. O magari gli aiuti costanti di familiari nei difficili giorni del post parto.

Ognuno a casa propria

Il Coronavirus non ferma le nascite, ma cambia radicalmente il modo di viverle. In ospedale si arriva sole o tutt’al più accompagnate dal proprio compagno. Le visite nel reparto sono ridotte al lumicino, se non proprio vietate. Lo stesso vale a casa: vige l’imperativo di restare ognuno nella propria, si andrà a trovare il neonato quando l’emergenza sarà finita.

Le sensazioni sono simili per molte donne in gravidanza o neomamme. Chi più chi meno, tutte si trovano a fare i conti con una situazione che fino ad un paio di settimane fa non avevano preventivato minimamente.

Ed anche tra il personale ostetrico non si respira quella gioia che è parte di un mestiere bellissimo: quello di far venire alla luce una nuova vita. Lo racconta bene l’ostetrica Carla Erbaioli, che è anche consigliera comunale a Spoleto. Nella sua pagina Facebook ha voluto condividere emozioni e sensazioni.

L’ostetrica: il Coronavirus come una guerra

“Si continua a nascere – osserva Carla Erbaioli – anche ai tempi del Coronavirus. Mentre tutto fuori sembra sospeso, la vita continua a riprodursi e fa un effetto strano. Si continua a nascere così come succedeva in guerra. Ma questa pandemia assomiglia molto a una guerra. Diversi morti lasciati sul campo, operatori sanitari in molte città allo stremo, un coprifuoco perenne e il bollettino dei contagiati e dei decessi diramato ogni giorno. Nessuno era preparato ad un pericolo così insidioso. Erano tutti troppo occupati a preoccuparsi dei migranti e dei vaccini. E invece il nemico era un altro. Un nemico insidioso perché invisibile e ignoto, ancora tutto da studiare e da capire.

Si continua a nascere, ma questo evento che in genere è sempre pieno di gioia, di questi tempi ha un altro sapore. Il sapore della mestizia, della paura, dell’imponderabile, dell’incertezza del futuro. Nessuna festa, nessun parente o amico, poche voci sommesse. Tutto è contenuto in un sottile anelito di ansia e preoccupazione”.

La lezione sulla sanità pubblica

Torneremo a gioire, ad abbracciarci, a festeggiare, – prosegue l’ostetrica spoletina – ma per ora è così. L’emergenza è globale, ognuno faccia la propria parte con senso di responsabilità e ne sortiremo. Ma la lezione va imparata. Quanto è importante la sanità pubblica, quanto è importante la ricerca, la scienza, la medicina, (se penso che fino a pochi mesi fa c’era chi protestava contro i vaccini e ora prega che si trovi al più preso quello per il #covid19!), quanto è importante la corretta informazione, il contrasto della diffusione di fake news, quanto è importante l’investimento sui medici, sugli operatori sanitari, sulle strutture ospedaliere, quanto è importante una politica costruttiva, lungimirante, non strumentale. Tutto questo deve rimanere inciso sulla carne viva del nostro Paese.

Si continua a nascere, per fortuna. Festeggeremo poi, con più entusiasmo e spero con una maggiore consapevolezza che la vita è un dono immenso“.