La politica orvietana è pressoché unanime: ben venga la “riconquista”, da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, della banca locale finita sotto il controllo della Banca Popolare di Bari nel 2012.
Un concetto che capigruppo consiliari hanno espresso a Marco Fratini, chiamato in audizione quale componente indicato dal Comune di Orvieto nel Consiglio di indirizzo della Fondazione Cassa Risparmio Orvieto, che nella seduta del 28 febbraio ha deliberato di proporre a Banca Popolare Bari l’acquisizione della loro partecipazione di maggioranza della banca locale orvietana.
In audizione, Fratini ha confermato ai capigruppo presenti (Taddei, Tardani, Olimpieri, Vergaglia ed il Presidente Pettinacci) la forte e decisa volontà della Fondazione di voler essere attore protagonista del futuro dei destini della Cassa di Risparmio di Orvieto e per far questo il primo obiettivo è appunto quello di riprendersi la partecipazione di controllo della banca medesima.
Risposte ai dubbi normativi
Il rappresentante della Fondazione, inoltre, sollecitato dai consiglieri comunali presenti, ha voluto sottolineare più volte che l’operazione formalizzata il 28 febbraio non deve considerarsi un’operazione spot di comunicazione, bensì una vera e propria operazione finanziaria ponderata da mesi dalla Fondazione stessa e supportata da attente analisi normative, finanziarie ed economiche.
Fratini ha confermato che l’operazione è già all’attenzione sia dell’attuale socio di maggioranza della CRO (Banca Popolare di Bari) che monitorata da Banca d’Italia e Ministero dell’Economia (MEF). Perché si tratta di un’operazione che va controcorrente, visto che dopo la riforma Amato, le Fondazioni bancarie sono rimaste come soci di minoranza nelle partecipazioni bancarie e spesso (vi veda il caso delle Casse di risparmio umbre acquisite poi dal Gruppo Intesa) ne sono completamente uscite.
Ecco perché sono stati posti interrogativi sulla legittimità dell’operazione tentata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto. Un po’ come era stato quando alcuni spingevano per convincere le Fondazioni bancarie umbre a partecipare ad una cordata per acquisire la Banca Popolare di Spoleto al tempo del commissariamento. Allora non se ne fece nulla e non proprio per paletti giuridici.
E su questo aspetto Fratini ha voluto togliere alcuni dubbi che erano circolati in città sulla fattibilità giuridica dell’operazione stessa a supporto della quale ha portato in Commissione sia riferimenti normativi che esempi concreti di banche/casse risparmio che ad oggi risultano essere ancora controllate dalle Fondazioni bancarie. Una su tutte, ad esempio, CR Volterra, dove la proprietà è al 75% della Fondazione, 20% Credit Agricole e 5% di altra Fondazione del territorio di riferimento della banca.
Gli scenari
Del resto, la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto (che attualmente detiene il 26,43%) della Cassa di Risparmio di Orvieto, prospetta poi la vendita ad un nuovo “alleato” bancario. Insomma, l’operazione servirebbe non tanto per consentire al territorio di riappropriarsi in pieno della sua banca, ma per mettere al sicuro la Cr Orvieto (che conta in Umbria una cinquantina di sportelli, 297 dipendenti e un miliardo di impieghi) rispetto alle tempeste baresi. Insomma, dietro all’operazione ci sarebbe un “Cavaliere bianco” pronto ad intervenire.
Scenario a cui anche le organizzazioni sindacali di categoria guarderebbero con interesse, qualora il futuro partner bancario si rivelasse affidabile. Rispetto alla via “autarchica” orvietana, invece, diverse perplessità sono state espresse. Ma al momento i sindacati sospendono il giudizio, in attesa di capire meglio cosa si vuole fare ad Orvieto e a Bari.
Del resto, qualora l’operazione non andasse in porto, la Fondazione Cro si troverebbe a dover fare i conti con l’annunciata trasformazione della Banca Popolare di Bari in Spa e della conseguente ricapitalizzazione. Ed i rapporti, sull’asse Bari-Orvieto, non sono stati mai idilliaci.
I timori del territorio
Insomma, ad Orvieto temono che la nuova Spa finisca per il ridimensionare fortemente la presenza sul territorio orvietano della Cassa. In termini di personale, ma soprattutto per i finanziamenti destinati al territorio e per gli stessi dividendi alla Fondazione.
Ecco perché al termine dell’incontro con Fratini i capigruppo si sono espressi all’unanimità apprezzando positivamente l’iniziativa intrapresa dalla Fondazione che “va nell’interesse del territorio, dei clienti della Cassa, del personale della banca e di tutto il tessuto economico locale composto di molti piccoli e medi artigiani, commerciati ed imprenditori agricoli”.
La partita a Risiko intorno alla Cassa di Risparmio di Orvieto è iniziata.