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Le associazioni venatorie impallinano il Calendario venatorio definitivo

Le associazioni venatorie umbre impallinano il Calendario venatorio definitivo approvato dalla Giunta regionale. Un testo sul quale c’era un accordo di massima da un mese e mezzo. Con il ritardo nella pubblicazione sul Bur che però fa slittare di una settimana (al 21 agosto) l’addestramento dei cani. E senza che queste settimane di confronto siano servite a sbloccare il nodo della preapertura alla tortora e le deroghe richieste per storno e piccione.


Il Calendario venatorio definitivo


Dopo la mobilitazione dei cacciatori
la Giunta “aggiusta” il Calendario venatorio


La nota delle associazioni venatorie

E allora, appreso il testo definitivo del Calendario passato in Giunta venerdì, le associazioni venatorie umbre si sono ritrovate e hanno stilato un documento di denuncia. Firmato da tutte le associazioni (FIDC, ANLC, ENAL, ANUU, CPA e Italcacaccia) tranne Arcicaccia.

I nodi della caccia in Umbria

“Siamo stanchi della gestione della caccia in Umbria” accusano. “Stanchi di assenza di programmazione. Stanchi di uffici preposti a monitorare la fauna che non hanno idea di come gestirla. Stanchi di tesserini fatti male e letti tardi. Stanchi di considerazioni sulla caccia senza né capo né coda. Stanchi di danni della fauna che invece di fare pagare agli animalisti vengono fatti pagare ai cacciatori assorbendo anche
gran parte dei contributi agli ATC. Stanchi di spendere oltre 400 euro l’anno di cui gran parte
tasse per poi doversi gestire la fauna da soli. Stanchi di costi di gestione di alcune cacce
come il cinghiale sempre più esosi specie in un ATC”.

Sei mesi a lavorare su idee condivise – ricordano – che hanno portato ad un castello di carte che vola via al soffio di vento.

La tortora

“Un piano nazionale sulla tortora che a causa di inefficienze regionali – accusano – rischia di portarci a perdere la preapertura. Nonostante, tutto sommato, – evidenziano – i numeri ci siano”. Perché i 3.300 capi del carniere assegnato all’Umbria – sulla base della media dei capi cacciati negli ultimi anni – potrebbero essere gestiti in un giornata di preapertura, fino alle 16.

Il rinvio dell’addestramento cani

“La ciliegina sulla torta – scrivono le associazioni – ce l’ha consegnata qualche giorno fa l’assessore. Ma era più una mela avvelenata a questo punto, confermando insieme a tutte le associazioni venatorie, in un tavolo all’uopo preposto, che il Calendario venatorio sarebbe stato confermato così come stabilito da tempo, nonostante diverse critiche di Ispra. Ecco , quello abbiamo detto ai cacciatori, che però puntualmente hanno ricevuto quella beffa che per la Regione può sembrare un nulla, ma per
gli appassionati è veramente troppo”. Nel Calendario venatorio definitivo, infatti, l’addestramento cani, che tradizionalmente avviene a ridosso di Ferragosto, slitta di una settimana. Praticamente a ridosso dell’avvio della stagione venatoria, fissata per il 18 settembre.

Cani e gatti nelle campagne umbre

“Dopo quasi otto mesi di diligente controllo dei propri cani tra box e ZAC – proseguono le associazioni venatorie – arriva la brutta sorpresa di un posticipo di una settimana dell’addestramento su terreno libero. Ma un’idea di quanti cani domestici vengono liberati ogni giorno e tutto l’anno in ogni luogo lo hanno i nostri dirigenti venatori della Regione Umbria? Lo sanno quante colonie feline, quanti gatti abbandonati inselvatichiti e quanti gatti domestici scorrazzano per le campagne umbre? Pensano forse che come i lupi si cibano di erba? Gli studi sul prelievo effettuato dai gatti in natura lo colloca al primo posto tra i pericoli
per i piccoli uccelli. Ora in questo contesto , può avere un senso trovare la scusa di un ritardo di pubblicazione nel BUR per fermare la prova dei cani una settimana su quattro totali?”.

L’addestramento dei cani, spiegano, è una pratica vicina alla caccia, ma sicuramente di impatto irrisorio
sulle popolazioni selvatiche. Anzi, andrebbe fortemente sostenuto, perché aiuta la selvaggina a prepararsi alla stagione venatoria nascondendosi meglio e migliorando la risposta all’insidia portata dal cacciatore.

Le “lobby” contro la caccia

“È veramente inconcepibile – accusano le associazioni venatorie – come si possa limitare questo passeggio in compagnia dei propri cani per errore di programmazione, o forse per pressioni delle solite lobby che vogliono penalizzare in ogni modo la caccia adducendo motivazioni assurde, tipo la siccità che in Umbria non esiste.

“Siamo stanchi”

“Veramente stanchi – concludono le associazioni venatorie umbre – di dover rispettare leggi che possono chiuderci in casa o fermare la caccia in un giorno, ma non possono consentire il passeggio con i cani su terreni liberi e naturali in una settimana”.