Una popolazione in caduta libera, con 30mila abitanti persi dal 2017 ad oggi. Un Pil in rallentamento, positivo solo per l’iniezione di fondi europei del Pnrr. Servizi sanitari in dismissione, con mancanza di programmazione, carenze di personale e presidi territoriali svuotati. E un mercato del lavoro che sconta ancora un preoccupante divario di genere.
Il gruppo consiliare regionale del Partito democratico presenta i mali dell’Umbria, di fronte a una narrazione del centrodestra – attaccano la capogruppo Simona Meloni, il segretario regionale Tommaso Bori e il consigliere Michele Bettarelli – che presenta un’Umbria in corsa. “Il centrodestra è bravo a vendere cose non proprie e cose che non hanno fatto” punta l’indice Bettarelli.
A presentare l’attività del gruppo Pd nel 2023 (150 mozioni di cui 17 approvate; 27 proposte di legge di cui 2 approvate, 439 interrogazioni) è la capogruppo Meloni. Che indica, materia per materia, le criticità rilevate nel territorio e nel modo in cui viene gestito dalla Giunta Tesei.
Preoccupano le vittime sui luoghi di lavoro, che vede l’Umbria al primo posto per incidenza. Ma anche la forte dispersione scolastica (che nel 2023 dovrebbe salire intorno al 10%) e le differenze di genere: in aumento le dimissioni volontarie delle donne che lavorano, con stipendi minori in media del 25%.
“Il 50% delle donne non lavora, e non per scelta” evidenzia Bori. Che poi ricorda l’alto tasso di Neet tra i giovani (coloro cioè che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in programmi di formazione) e la forte emigrazione dall’Umbria. “La nostra regione perde popolazione perché i giovani se ne vanno. Perché da noi il lavoro è mediamente meno retribuito” prosegue il segretario dem.
Che poi ricorda le proposte per “un’Umbria creativa, studiata per studiare”.
Il Pd è preoccupato per il Pil in rallentamento (+0,5% nel 2023 e +0,3% la stima del 2024), co le esportazioni in caduta (-3,7% nei primi sei mesi dell’anno).
A tenere a galla il Pil regionale umbro, per il Pd, sono solo i fondi di quel Pnrr sui quali “la destra di Fratelli d’Italia nei voti in Europa e in Italia si era sempre astenuta”.
Sulla sanità il Pd parla di gestione “fallimentare”. Per i tagli alla s pesa farmaceutica e agli investimenti; la diminuzione dei servizi; le mancate assunzioni; i 18 dirigenti che se ne sono andati o sono stati comunque cambiati.
Quanto al Piano di gestione rifiuti, il Pd indica 5 criticità “non ideologiche”: tempi e costi inconciliabili; localizzazione in capo ai privati; non si è tenuto conto dei dati scientifici; responsabilità scaricata sui Comuni, come per l’inceneritore; mancanza di sostenibilità e innovazione.
Di fronte a tutto questo il Pd propone la Strategia nazionale Aree Interne. Cioè la condizione di distanza di più di 20 minuti dalle aree con maggiori servizi. Quella vissuta da 57 dei 92 Comuni umbri. Una strada che consentirebbe di attivare risorse per i Comuni, mettendoli in rete, favorendo una sostenibilità sociale, economica e ambientale.
Il bilancio non può che toccare l’aspetto politico, in un anno, il 2024, che vedrà gli umbri tornare al voto in molti Comuni (tra cui Perugia e Foligno) insieme alle europee e in autunno per le regionali.
Ad anno nuovo il Pd farà il punto programmatico con la coalizione. Che si vuole rendere la più ampia possibile, con “tutte le forze alternative al centrodestra”. Per ora nella coalizione c’è anche Fora, nonostante la scelta di unirsi al centrodestra a Perugia.