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Lavoro, imprese, welfare e il nodo sanità: le due letture su metà mandato del governo Tesei

Un tasso di mortalità per Covid che in Umbria è risultato di circa 3 punti percentuali al di sotto della media nazionale, nonostante una popolazione con una forte quota di anziani e fragili. Un Pil che nel biennio 2020/21 ha perso il 2,5% del periodo pre Covid, resistendo meglio di quanto non sia avvenuto mediamente nel resto del Paese. L’export che fino allo scorso marzo è volato a +23,4%, di 5 punti percentuali sopra la media nazionale. Un’occupazione che, come certificato dagli ultimi dati della Camera di commercio, con un +2,75% pone l’Umbria tra le quattro regioni che hanno superato i livelli precedenti alla pandemia. A basarsi sui numeri con cui la presidente Donatella Tesei rivendica i risultati del suo governo regionale a metà mandato, viene da chiedersi i motivi di tanta fibrillazione tra le forze di maggioranza. Che hanno le loro vere motivazioni, evidentemente, nelle fibrillazioni dovute ai vari travasi di voti da una formazione all’altra a cui si è assistito – soprattutto per meriti (o demeriti) nazionali – in questi due anni e mezzo.

Del resto, l’elettorato, non più legato a ideologie e bandiere, ha dimostrato di essere mobile quanto mai lo era stato in passato. Nei momenti di difficoltà economia, qual è quello attuale, poi, pronto a prendersela con l’amministratore di turno. E questa potrebbe essere la ragione del crollo di consensi della governatrice, secondo i sondaggi che dall’opposizione (ma anche, sottobanco, qualche esponente del centrodestra) sventolano per mostrare invece “il fallimento” della Giunta Tesei.

Tesei rivendica coi numeri i successi del suo governo

La governatrice, nella sua relazione sullo stato di attuazione del programma di mandato, rivendica i numeri citati all’inizio come il risultato delle politiche del suo esecutivo. Nella gestione della pandemia e della campagna di vaccinazione. Nei sostegni alle imprese e al lavoro. Nella ridefinizione del ruolo delle società partecipate, con il fiore all’occhiello dell’aeroporto, decollato pur in un periodo difficilissimo. E ancora, le politiche sul turismo che stanno portando a presenze record. La ricostruzione delle zone terremotate. Il risanamento del trasporto pubblico locale, “pur con i numerosi contenziosi con BusItalia ereditati”. Una gestione del Pnrr “esemplare”, capace di attrarre 1,6 miliardi di risorse. Un progetto “innovativo” che finalmente chiuderà il ciclo dei rifiuti. Misure a sostegno della famiglia, dal bonus bebè a quelle per gli anziani. Nella speranza che, nel giro di 7-8 anni possano portare ad invertire quel trend demografico che sta portando l’Umbria a spopolarsi. L’unico dato numerico negativo, tra quelli snocciolati dalla governatrice nella sua relazione. Così come un arco temporale più lungo – quantificato in 10 anni – è quello per veder realizzate le infrastrutture viarie che “faranno uscire l’Umbria dall’isolamento”.

Il nodo sanità

Tesei “non si sottrae”, come da lei stessa detto, al confronto sul tema della sanità. Nodo tradizionalmente scoperto. Per la quota del bilancio regionale che assorbe. E perché è il terreno sul quale il centrosinistra, per decenni, ha costruito i suoi successi e la sua disfatta.

Un tema, del resto, che è materia di confronto molto acceso anche all’interno della maggiorana di centrodestra, come dimostrano i toni usati nel conclave di maggioranza di qualche mese fa.

Una materia, la sanità, che necessita di profonde riforme, come ammette la presidente. Una riforma “strutturale”, che azzeri quel disavanzo, anch’esso strutturale, che, ribatte, c’era anche prima del suo arrivo, ma che veniva risanato con poste varie.

Ospedali, spesa, liste d’attesa

E allora la governatrice rilancia il nuovo Piano sanitario, che nelle intenzioni della maggioranza dovrà eliminare doppioni, sovrapposizioni e sprechi. Una sanità che si fondi sulle due Azienda ospedaliere di Perugia e Terni e su un terzo polo, suddiviso tra Foligno e Spoleto con le rispettive specializzazioni. E la rete degli ospedali minori che dovrà integrarsi con i servizi assicurati da quelli maggiori. Ricetta di per sé ineccepibile – e per questo ribadita da ogni governo regionale – ma che poi all’atto pratico si scontra con resistenze e aspettative dei territori.

E ancora, una riforma che dovrà consentire di tenere sotto controllo spesa farmaceutica e acquisti. E ridurre le liste di attesa “in modo scientifico”. Una riforma campale per i cui frutti, in sanità come in altri settori strategici, il tempo di un mandato non basta, ricorda Tesei, quasi a voler chiedere ancora fiducia agli umbri. Se non per sé, per il centrodestra.

Destra e sinistra

Che nei vari interventi del dibattito declina, con vari toni e temi, essenzialmente due concetti: il lascito di chi c’era prima, soprattutto nei conti, e la mancanza di coraggio che ha portato a non affrontare nodi strutturali, come quello dei rifiuti.

Dall’altra parte si ribatte criticando la mancanza di una visione strategica della Regione, pur di fronte a un’eccezionale disponibilità di risorse economiche. Che però rischiano di andare persi in tanti rivoli. E anche sui numeri, si invita a guardare nel dettaglio un’analisi che in realtà non mostra un’economia locale tanto in salute, soprattutto alle prese con la nuova crisi energetica e dei prezzi.

Paparelli e le critiche alla “narrazione autocelebrativa”

Ma il principale terreno di scontro è la sanità. Ed è da lì che parte il portavoce dell’opposizione Fabio Paparelli per replicare alla “narrazione autocelebrativa” della presidente Tesei. Tanto da chiedersi, visto il calo dei consensi in base ai sondaggi, se la governatrice sia “incompresa” dagli umbri.

Per Paparelli la Giunta Tesei è sempre in cerca di un alibi e di un (altro) colpevole. Guerra e Governo; pandemia e passato. Le “2G e 2P”, le chiama. E intanto, tralasciando quella pandemia dietro alla quale la Regione si giustifica, parla di come l’Umbria sia scivolata sotto la media nazionale per numero dei ricoveri e accesso a visite e prestazioni. Né convince Paparelli il modo in cui la Giunta Tesei ha buttato a mare l’impostazione delle riforme in sanità pensate dai predecessori, “smantellando una sanità che per 50 anni è stata un modello”.

E poi i tanti errori – evidenzia – che continuano ad essere fatti, come quello di non rinnovare con fondi propri le Usca, nonostante i numeri dei contagi Covid in aumento.

Rispetto alla situazione economica e sociale, Paparelli invoca la necessità di un piano integrato emergenziale in grado di orientare le risorse che stanno arrivando in Umbria.

Questione di conti

Insomma, maggioranza e opposizione, nel leggere cosa è stato fatto (e non fatto) in questi due anni e mezzo restano ciascuna della propria opinione. E non poteva essere diversamente, in aula. Perché quello che hanno poi da dirsi veramente, tra esponenti dello stesso schieramento, se lo diranno in altra sede. Con la porta solitamente chiusa, ma non tanto da lasciar passare qualche spiffero.

Tanto poi i conti si fanno comunque a fine mandato. E non è detto che cinque anni bastino per dare un giudizio compiuto. Tanto più su un periodo storico segnato da una pandemia e da una guerra in Europa che sta creando una crisi energetica senza precedenti.