Sui voucher il governo corre ai ripari con un correttivo entrato in vigore da venerdì scorso: gli imprenditori che utilizzano il lavoro accessorio dovranno inviare, almeno 60 minuti prima dell’inizio di ogni prestazione, un sms o un messaggio di posta elettronica all’Ispettorato nazionale del lavoro. Per chi non rispetta questo obbligo, si applicherà una sanzione amministrativa da 400 a 2.400 euro, moltiplicata per ciascun lavoratore per cui è stata omessa la comunicazione. La comunicazione telematica ha un contenuto vincolato, in quanto deve indicare i dati anagrafici o il codice fiscale del lavoratore, il luogo, il giorno e l’ora di inizio e di fine della prestazione. Secondo l’Associazione giovani consulenti di Perugia, presieduta da Roberto Girolmoni, il primo effetto di questo correttivo è sicuramente tanta confusione. “L’obbligo di comunicazione vuole ridurre comportamenti illeciti di uno strumento già molto controverso – spiega Girolmoni -. Ma di fatto sul piano delle sanzioni ci sono già degli interrogativi che rendono la vita degli operatori tutt’altro che facile. Innanzitutto le nuove regole entrano in vigore senza che vi sia chiarezza su come fare per adempiere, perché non si sa con certezza quale siano i riferimenti specifici e come inviare le comunicazioni. Inoltre, non si capisce se le sanzioni si sovrapporranno a quelle molto alte del lavoro nero, in questo caso l’omissione della comunicazione costerebbe carissima, si rischia fino a 36mila euro”. “Questo succede per uno strumento già di per sé ambiguo – conclude il presidente Girolmoni –, perché per il Ministero del lavoro e i suoi ispettori è una tipologia contrattuale a sé stante e se l’imprenditore non supera i 2mila euro a lavoratore rispetta la legge, invece, non è così per i funzionari dell’Inps, perché il voucherista non può svolgere gli stessi compiti del dipendente”.