Categorie: Cronaca Spoleto

Lavoro choc “Pagata 1,5€”, peggio degli schiavi del caporalato Accade in centro

100 euro al mese per 3 ore di lavoro al giorno, 5 giorni alla settimana, 22 al mese: in pratica poco più di un euro e mezzo l’ora, 1,515 per la precisione. Non siamo nel terzo mondo, neanche in una di quelle zone disagiate del sud. Accade invece a Spoleto, in pieno centro, dove i responsabili di un call center hanno proposto, non senza una buona dose di faccia tosta, la munifica offerta a una ragazza che, nel suo curriculum studiorum, a dispetto dei suoi 26 anni, può già vantare una laurea specialistica in Filosofia e un Master in gestione delle risorse umane. Da far arrossire i braccianti agricoli del nord Italia che ricevono 4 euro l’ora; persino gli schiavi del caporalato pugliese e siciliano liquidati a cottimo per 3,5 euro a cassone di pomodori. A confronto una colf – che a nero può arrivare a ottenere 7-8 euro l’ora – sembra quasi la manager di una multinazionale. E’ l’Italia del nuovo millennio, quella della legge post Biagi e delle varie riforme che sono seguite.

Non mi arrendo – l’offerta, arrivata dopo tre giorni di corso di formazione a Foligno che sono stati retribuiti con 30 euro totali quali spese di rimborso (sigh), è stata respinta al mittente. I.B. però l’ha voluta raccontare, meglio ‘denunciare’, con una mail a TuttOggi. Leggiamo: “Cento euro al mese dal lunedì al venerdì, dalle 18 alle 21. Compenso orario? Un euro e cinquanta l’ora circa. Questa la “paga” prevista in un call center dello spoletino. Mi chiamo (omissis, n.d.r.) ho 26 anni e ho conseguito la Laurea specialistica in Filosofia lo scorso anno e contestualmente un Master in Gestione delle Risorse Umane. Ma la mia formazione non è sufficiente per nessuna azienda, o forse mi viene il dubbio: sono troppo formata? Chissà. E’ per questo che rispondo quotidianamente ad annunci quali call center, baby sitter, addetta alle pulizie, lavori di tutto rispetto ma che certamente non credevo dovessi cercare a seguito di una laurea e di anni di sacrifici trascorsi china sopra i libri. Ma non mi arrendo e continuo a cercare. Di fronte ad un euro e cinquanta mi indigno, mi inalbero, mi arrabbio e voglio che lo Stato sappia che noi giovani, e non solo, siamo di fronte ad ingiustizie simili. Sto per concludere uno stage di sei mesi e nonostante il posto per me ci sia, purtroppo in azienda non ci sono sufficienti soldi e quindi devo ricominciare di nuovo e certamente, se sarò “fortunata”, troverò un altro stage. Stagista, questo dovrò scrivere sulla mia carta di identità; sempre meglio di disoccupata. I più grandi politici ci dicono “cari giovani, non perdete la speranza, l’Italia ce la farà!” certo, facile dirlo per chi guadagna fior fior di mila euro al mese, facile dirlo per chi si sveglia al mattino e il suo unico problema è quale cravatta indossare o quale scarpe calzare. Ma per chi come me e tanti altri si sente dire sono cento euro al mese, allora mi chiedo che fine faremo, che fine faranno le nostre aspirazioni, i sogni, i nostri progetti. Mi sto per sposare ma costruire un progetto di vita su queste basi è alquanto dura se non impossibile, ed è grazie all’aiuto dei nostri genitori che riusciamo ancora a fare qualcosa. E non di certo con cento euro al mese. Immagino che questo call center non sarà l’unico, ma ce ne saranno tantissimi altri ma io vorrei che le istituzioni, il “mio” Sindaco sapesse di quanto accade nella sua città, e di quante poche possibilità ormai ci siano per noi giovani, eterni Peter Pan ma eternamente sognatori”.

Succede in centro – dopo la mail proviamo a contattare la spoletina. Al telefono conferma che l’azienda si trova nel cuore della città del Festival e ci spiega il lavoro che avrebbe dovuto svolgere. “Il mio compito sarebbe stato quello di illustrare la possibilità di frequentare dei corsi di informatica. Se l’interlocutore risultava interessato, avrei dovuto girare il suo contatto al servizio commerciale cosa che mi avrebbe comportato il guadagno di 1 euro. In caso di sottoscrizione di un corso avrei ricevuto ulteriori 9 euro”. I.B. non ha mai saputo il costo dei corsi che avrebbe dovuto vendere. “Non ce l’hanno mai detto. La stessa retribuzione mensile, i 100 euro, ci è stata comunicata solo dopo averci fatto frequentare i 3 giorni di corso a Foligno”.