“Dopo 5 anni di cassa integrazione non ne possiamo più. Avevamo cominciato a vedere una piccola luce in fondo al tunnel e invece ora, dopo la sentenza del tribunale di Ancona, siamo di nuovo alla situazione di due anni fa. Basta: vogliamo risposte dal governo e dalle istituzioni. L'unica cosa che chiediamo è il lavoro”. E' un film già visto quello dei lavoratori ex Merloni, ancora una volta una piazza per chiedere lo sblocco di una delle vertenze più lunghe e dolorose del centro Italia. La fabbrica di elettrodomestici è al centro di un contenzioso tra la nuova proprietà (la Jp Industries di Giovanni Porcarelli, che ha riattivato parte delle produzioni) e le banche, che ha di nuovo messo in crisi la già stentata ripartenza dell'attività lavorativa per alcune centinaia di operai.
E loro, gli operai, sono tornati in piazza. Stamattina si sono ritrovati davanti ai cancelli della fabbrica, a Nocera Umbra, e con due pullman organizzati da Fiom, Fim e Uilm hanno raggiunto il capoluogo, Perugia. Qui, in piazza Italia, sotto la sede della prefettura, hanno esternato ancora una volta tutta la loro rabbia e frustrazione, scandendo a gran voce e ripetutamente la parola “lavoro”.
Poi, l'incontro con il prefetto, Antonio Reppucci, avvenuto in maniera inusuale in piazza, con tutti i lavoratori presenti, e non, come è di solito, all'interno degli uffici del palazzo del governo. Una disponibilità apprezzata dai lavoratori, ai quali Reppucci ha assicurato il suo massimo impegno nei confronti dell'esecutivo, delle istituzioni locali e dell'Inps per sbloccare la situazione, sia nell'immediato (per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali) sia nel medio periodo, facendo ripartire l'attività industriale e attivando davvero l'accordo di programma per nuove iniziative imprenditoriali.
Per quanto riguarda l'Inps, che dopo la sentenza del tribunale di Ancona ha bloccato l'erogazione della cassa integrazione per tutti gli ex dipendenti Merloni, la situazione – hanno detto i rappresentanti sindacali presenti al presidio – è in evoluzione e si attendono notizie da Roma per una soluzione positiva di questa prima emergenza.
“La nostra mobilitazione non si ferma qui – hanno annunciato chiudendo il presidio i rappresentanti di Fiom, Fim e Uilm, presenti insieme alle confederazioni regionali Cgil, Cisl e Uil – perché è tempo che il governo nazionale riprenda in mano questa partita troppo importante per il futuro di un territorio come la fascia appenninica e dell'intera regione”.
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