La testimonianza e l'appello della 49enne giornalista perugina affetta da una grave forma di sclerosi multipla progressiva
Ha raccontato la sua storia a Le Iene, la trasmissione di Italia Uno, la giornalista perugina Laura Santi, affetta da un grave forma progressiva di sclerosi multipla. “Liberi di scegliere fino alla fine” il servizio che ripercorre la battaglia legale per il riconoscimento del fine vita in Italia. Dal caso di DJ Fabo, morto sette anni fa in una clinica svizzera, al pronunciamento della Corte Costituzionale, che in assenza della decisione del legislatore ha indicato i quattro criteri che possono accordare a un malato terminale la morte assistita. Sino al voto con cui, con l’astensione della maggioranza dei consiglieri, il Consiglio regionale del Veneto ha bloccato respinto l’approvazione della regolamentazione del fine vita.
Oltre alla testimonianza di Marco Cappato dell’Associazione Luca Coscioni, nel servizio è stato dato ampio spazio alla testimonianza di Laura Santi, insieme al merito Stefano. La giornalista perugina, oggi 49enne, ha ripercorso la sua storia. Da quando, 25enne, le era stata diagnosticata la sclerosi multipla. “Ho vissuto una bella vita” ha detto Laura, mentre sullo schermo comparivano le immagini che la ritraevano insieme al marito in momenti felici. Anche quando la malattia ha iniziato a minare il suo corpo, ma non il suo spirito, che ha spingeva ad addentare letteralmente la vita, per gustarne ogni aspetto.
“Quel pezzo di carta si chiama libertà”
Poi, nel 2016, in pochi mesi la malattia è progredita rapidamente. Fino a che, ha raccontato, “la tua vita diventa una quotidianità sempre più spoglia di tutto”. Laura oggi è completamente dipendente dal marito Stefano e da chi si prende cura di lei per qualsiasi gesto, anche il più semplice. “Certo che voglio morire, Giulio – ha detto Laura al suo interlocutore -. Non subito. Ma quel pezzo di carta si chiama ‘libertà'”.
Quel pezzo di carta – la possibilità di poter interrompere la sua vita quando lo vorrà – che ha iniziato a chiedere dall’aprile del 2022, assistita dall’Associazione Luca Coscioni. Un lungo iter, sino al triste verdetto, il mese scorso: Laura non può accedere al fine vita assistito perché le manca il quarto requisito, il fatto di dover dipendere da una macchina per sopravvivere. “A parità di condizioni, perché questa discriminazione?” si chiede Laura. Per la quale l’esito della seduta del Consiglio regionale di Verona ha rappresentato un altro colpo a quella che ritiene essere una battaglia per se stessa e per chi si trova e si troverà a vivere una condizione di sofferenza e impotenza simile alla sua. Per questo, guardando la telecamera, ha voluto mandare un messaggio ai consiglieri veneti che si sono astenuti sulla regolamentazione del fine vita. Laura continua a ripetere di cercare di mettersi nei suoi panni, di comprendere cosa sia diventata la sua vita. Chiedendo: “La tua vita, il tuo corpo, a chi appartiene?”.
Parole che hanno commosso Laura e Stefano. Poi la coraggiosa giornalista perugina ha parlato anche della possibilità di andare anche lei in Svizzera, dove il fine vita assistito è legalizzato. “Credo che Zurigo sia un bellissimo paese, ma non voglio andarci. E’ ingiusto!”. Laura chiede che le venga riconosciuto qui quello che è un suo diritto.
La Consulta chiamata a pronunciarsi ancora
Una nuova speranza, per un esito diverso di una battaglia che finora non ha portato a questo riconoscimento, arriva dalla notizia del rinvio alla Consulta, da parte dei giudici di Firenze, del caso di Massimiliano, affetto da sclerosi multipla come Laura, che due anni fa è stato accompagnato in una clinica svizzera. A Massimiliano, per porre fine alla sua vita in Italia, mancava appunto il quarto criterio. Aspetto sul quale la Corte Costituzionale, in assenza di un intervento del legislatore, dovrà pronunciarsi.
A Laura Santi e a suo marito Stefano, nel frattempo, si stringono attorno ancora una volta i tanti amici e quanti condividono la sua battaglia.