La Procura aveva richiesto a giunta regionale ed ex sindaco di Città di Castello di risarcire Comune e Regione con 3,8 milioni (cifra dell'eredità) ma per la Corte dei Conti non ci sono state violazioni né spreco della somma (non ancora utilizzata dal 1984)
Ennesimo capitolo sul Lascito Mariani, 3,8 milioni di euro che le sorelle Olga e Clara lasciarono al Comune di Città di Castello nel lontano 1984 (ancora oggi inutilizzati) per l’ospedale civile tifernate.
La sezione giurisdizionale della Corte dei Conti ha assolto ieri (11 ottobre) tutti i 14 imputati – tra cui vi erano la presidente della Regione Donatella Tesei e l’ex sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta – che la Procura aveva citato in giudizio per la presunta violazione del vincolo di destinazione dell’eredità delle sorelle Mariani (ovvero “alleviare le sofferenze di chi vive nel dolore”) e per non aver utilizzato tali risorse per riqualificare l’ex ospedale con la Casa della Salute (come stato stabilito nel 2020 dal protocollo d’intesa tra Comune e Regione).
L’accusa aveva infatti parlato di “eclatante mala gestio” del Lascito (dirottato nelle casse della Usl Umbria 1 sempre nel 2020), e di danno erariale – dato che le risorse non sono ancora state utilizzate – quantificato proprio in 3,8 milioni di euro (tanto quanto la cifra della donazione).
La sentenza dei magistrati contabili, che non hanno accolto tale ricostruzione, ha però rigettato le richieste delle Procura, secondo la quale i 14 citati in giudizio – oltre a Tesei e Bacchetta c’erano tutta la giunta regionale ed ex vertici dell’Usl – avrebbero dovuto risarcire l’intera cifra del Lascito a Comune e Regione.
“La volontà di destinare i beni legati al Comune di Città di Castello, ente titolare dell’attività di assistenza sanitaria svolta dall’ospedale – si legge nella sentenza – non consente di trarre alcuna conclusione circa il collegamento funzionale tra le somme devolute e l’ipotesi di ricostruzione dell’ospedale, bensì di osservare come l’intenzione perseguita dal testatore fosse quella di destinare il lascito al soddisfacimento di finalità assistenziali proprie di un’istituzione ospedaliera. Il destinatario delle somme era, infatti, l’ospedale di Città di Castello, da intendersi, appunto, quale centro di riferimento dei compiti lato sensu assistenziali, non quale immobile oggetto di risanamento conservativo e sede nosocomiale”.
La Corte dei Conti, infine, ricordando come le sorelle Mariani avessero stabilito esclusivamente che il loro patrimonio dovesse servire “per alleviare le sofferenze e soccorrere quanti si trovino nel bisogno di cure e vivono nel dolore”, giudica “coerente la scelta di trasferire i fondi del lascito dal Comune all’Usl Umbria 1, quale naturale destinataria dell’eredità in ragione della titolarità dei compiti socio-assistenziali”.